Giorgia Meloni ed Elon Musk a Roma (Ansa)
Dai guai giudiziari con Anonymous alla «Bestiolina social» di Renzi e del Pd. Andrea Stroppa ha sedotto il miliardario Usa e fatto affari «ripulendo» il Web.
Il software di intelligenza artificiale presentato a fine novembre da OpenAI è diventato virale. Risponde come un umano ed è capace di improvvisare. Ma le incognite non mancano.
Nelle ultime 48 ore il profilo Twitter del nostro quotidiano ha subito un repentino e alquanto sospetto aumento di followers. Cento, mille, cinquemila, diecimila, ventimila. Nell’arco di poche ore il nostro contatore è arrivato a superare i 190.000 followers. Campagna elettorale e crescita esponenziale data da un cinguettio in più particolarmente chiacchierato? No.
Non è stato il caso della Verità. Sebbene infatti i nostri profili social possano contare su una community affiatata di lettori (e detrattori), quello con cui ci siamo ritrovati a fare i conti è stato un piccolo ma mirato attacco informatico. I nostri nuovi seguaci sono infatti tutti accomunati da quattro dettagli per nulla trascurabili.
Il primo: sono tutti senza volto. Al posto della classica foto profilo, l’avatar di tutti questi “nuovi lettori” raffigura l’omino grigio su sfondo azzurrino tipico del social.
Secondo: i profili sono tutti nuovi. Cinguettii inviati? Zero. Followers? Zero.
Terzo: il loro contatore di profili seguiti si aggira tra i 12 e i 20 e, guarda caso, sono sempre i soliti nomi a comparire nell’elenco. Oltre alla nostra testata ci sono infatti altre note agenzie di stampa, qualche giornalista, e per non farsi mancare nulla, anche qualche politico.
Quarto, e non meno importante: hanno tutti nomi simili, o nel cognome o nel nome di battesimo e di provenienza indicativamente turca. Nel mucchio abbiamo individuato ben dieci diverse Fatma Aybar, alcuni Omar Aybar (con il nome e il cognome scritti senza spazi o con le lettere minuscole), altri Aybar - alcuni con nome, altri solo con un’iniziale - e poi altri cognomi come Yesil, Ozkok, Erez, riproposti in tutte le salse.
Immediatamente, qualche mal pensante, ha quindi puntato il dito contro il nostro giornale: «chi compra bot turchi per aumentare i followers? Sempre lei, @laveritaweb». La redazione, tuttavia, già consapevole di questo aumento ingiustificato e di questi dettagli sospetti, si era già attivata e messa in contatto con il supporto tecnico del social network che ha provveduto tempestivamente a inoltrare la richiesta di controllo sulla provenienza di questi account sospetti e a chiederne la rimozione.
Dopo qualche telefonata e qualche controllo in più il quadro della situazione è apparso chiaramente. Quello che è successo è molto semplice: qualche buontempone deve aver deciso di investire qualche decina di euro, ma sembrerebbe anche molto meno vista la struttura dei profili, per avviare un bot di aumento di followers su alcuni profili… chiamiamoli “scomodi”. Con le virgolette che piacciono tanto ai leoni da tastiera che si annidano nei social. Tradotto, per i meno esperti: qualcuno ha versato dei soldi a un dubbio sistema informatico turco perché sembrasse che La Verità avesse molti più seguaci di quelli realmente ottenuti dall’apertura del nostro profilo a circa 48 ore fa, quando il contatore superava di poco le 170.000.
La questione è ancora al vaglio di Twitter che, tuttavia, già nella giornata di ieri ci ha assicurato che provvederà a effettuare una pulizia totale di questi account, come si dice in gergo tecnico, fake e a riportare i profilo al suo stato “pre attacco”. Se scorrete tra i profili noterete che come noi anche testate come Adnkronos, politici come Mariastella Gelmini, Carlo Calenda e Silvio Berlusconi sono finiti nel mirino dello stesso bot.
E a chi, per diletto o volutamente, ha pensato di buttare qualche euro in un bot, un consiglio: leggete i nostri articoli e investite i vostri soldi diversamente. Oppure, semplicemente, metteteli da parte nel vostro salvadanaio. Siamo certi ci serviranno. Le bollette, dopotutto, non si pagano da sole o a colpi di bot.