2023-07-02
L’«hacker» anti Carroccio che ha portato Musk a Chigi e Unipol nel capitale Twitter
Giorgia Meloni ed Elon Musk a Roma (Ansa)
Dai guai giudiziari con Anonymous alla «Bestiolina social» di Renzi e del Pd. Andrea Stroppa ha sedotto il miliardario Usa e fatto affari «ripulendo» il Web.Gli piace vantarsi delle sue amicizie altolocate. Il giorno del suo ventinovesimo compleanno (era gennaio) ci ha tenuto a far sapere che il primo a fargli gli auguri era stato nientemeno che Elon Musk. Sui social sbandiera le sue conoscenze nel mondo della politica, ma anche in quello dell’intelligence, arrivando a citare «ex veterani della Cia». Non fa nulla per restare dietro le quinte. Andrea Stroppa, originario di Tor Pignattara, quartiere popolare di Roma, è stato per anni la punta di diamante «unofficial» della Bestia social di Matteo Renzi ed è stato anche l’autore delle ricerche anti Lega e Movimento 5 stelle presentate alla Leopolda, analisi che finirono, grazie ai contatti del Giglio magico, sul New York times e sul sito Buzzfeed (lo stesso dell’audio trappola del Metropol). Ma adesso, con il governo Meloni e con Matteo Salvini vicepremier, sembra tutto perdonato e il nostro ha recentemente calcato i tappeti rossi che conducono nelle stanze dei bottoni, le stesse che Stroppa aveva contribuito a liberare quando Renzi aveva fatto gli scatoloni e gli aveva chiesto aiuto per portare via le sue cose. Ma come ha fatto un simile avversario del Carroccio a entrare a Palazzo Chigi? Semplice, era al seguito del suo «amico» Musk. Un amico specialeLa leggenda tramanda che quando l’inventore della Tesla è stato accusato di molestie sessuali ai danni di una hostess della sua compagnia aerospaziale, Stroppa si sarebbe messo a controllare i profili di chi aveva scritto commenti negativi e avrebbe scoperto che in numerosi casi si trattava di bot (da robot), ovvero di profili falsi. Musk avrebbe molto apprezzato la ricerca sull’«Elongate» del giovanotto e per questo l’ha rilanciata. Tra due sarebbe iniziata così un’interazione che ha portato il ragazzo romano a essere uno delle poche decine di follower seguiti da Musk. Stroppa farebbe adesso parte del team italiano di Twitter e per tale motivo i giornalisti non si sono troppo stupiti della sua presenza al seguito del magnate sudafricano, anche durante gli incontri con i nostri governanti, dalla Meloni al ministro degli Esteri Tajani. E per garantirsi buona stampa, Stroppa si sarebbe anche attivato per rendere possibile l’intervista esclusiva di Musk con Quarta Repubblica di Nicola Porro. Ma forse, come vedremo tra poco, Stroppa ha conquistato Musk non solo per le sue conoscenze informatiche, ma anche le sue capacità di fundraiser. Prima di continuare il racconto, conviene, però, fare un passo indietro e ricordare gli esordi sul palcoscenico politico di Stroppa. A fine 2017, a pochi mesi dalle elezioni del marzo successivo, il nerd capitolino presenta un report sui bot (evidentemente la specialità della casa) che propalano presunte fake news contro il Pd, alla Leopolda di Firenze, la kermesse renziana. A introdurlo nel Giglio magico è il suo scopritore, quel Marco Carrai che il fu Rottamatore ha provato a mettere alla guida della agenzia per la cyber sicurezza italiana. Dalla stazione fiorentina Stroppa denuncia che alcuni siti collegati al Movimento 5 stelle e altri riconducibili a Salvini utilizzerebbero gli stessi codici Analytics e Adsense. Significa che grillini e leghisti avrebbero piattaforme comuni per tracciare le visite e calcolare i guadagni collegati a ogni clic. Con conseguente sillogismo dem: alla base della loro comunicazione ci sarebbe una strategia comune, anche per le fake news.Il maglio perforante anti Lega e 5 stelle fa il giro del mondo. Ma oggi, uno dei suoi mentori dell’epoca, ci assicura che i primi importanti lavori di Stroppa, compreso quello presentato alla Leopolda, non sarebbero stati farina del suo sacco o non solo del suo. «Andrea non è un ingegnere, a livello informatico non è niente di che, lui è un divulgatore, la sua notorietà mediatica si deve alla frequentazione di uno dei migliori hacker di Carrai» ci spiega la nostra autorevole fonte. Il successoInfatti gli studi che lo hanno reso famoso sarebbero stati realizzati dai più brillanti informatici ingaggiati dall’ex braccio destro di Renzi, gente poco propensa a stare sotto i riflettori, al contrario di Andreino. «Di cyber security Stroppa capisce poco, mentre è bravo a spulciare nei social network. Di fronte a un attacco hacker a un sito non sa che fare, ma è molto capace nel ripulire il Web da commenti negativi » conclude il nostro interlocutore. Lo stesso Carrai avrebbe presentato Stroppa a Carlo Cimbri, presidente del gruppo Unipol, visto che la holding aveva subìto «attacchi reputazionali» e l’informatico è un ottimo spazzino internettiano. La collaborazione tra Stroppa e diverse controllate del colosso delle assicurazioni è partita nel 2018. Stiamo parlando di consulenze pagate anche più di 170.000 euro l’anno. Tanto che la maggior parte delle entrate ufficiali del ragazzo proviene da Bologna. Tra i suoi datori di lavoro compare anche Fca, che è arrivata a pagarlo 100.000 euro in un anno. Qualcosina ha ottenuto pure dal gruppo editoriale Gedi, dalla Cgil, dalla fondazione renziana Open, dal Pd, da Forza Italia e dalle startup di Lapo Elkann e Gianni Riotta. Ma nei bilanci di Stroppa la parte del leone la fa Unipol. Un solido rapporto, anche economico, che l’esperto di computer avrebbe usato per entrare nel cuore e nelle tasche di Musk. Infatti, quando ha agganciato il multimiliardario sudafricano sui social, Stroppa gli avrebbe fatto sapere di essere in grado di portargli dei finanziatori per la scalata a Twitter. Quindi si sarebbe presentato dal suo contatto in Unipol, uno dei manager che si occupano di comunicazione, e gli avrebbe prefigurato la possibilità di affiancare uno degli uomini più ricchi e famosi al mondo in questa impresa. Che certamente, se non un immediato vantaggio economico, avrebbe garantito un clamoroso ritorno d’immagine sulla scena internazionale.l’investimento socialE così Unipol ha acquistato l’1 per cento del social network ed è entrato, unico investitore italiano, nel club deal di Twitter. Ieri abbiamo chiesto conferma alla holding emiliana delle informazioni che avevamo raccolto sui rapporti con Stroppa e con Musk. Da Bologna hanno replicato in modo laconico: «Grazie per le domande ma non commentiamo». Ma se Stroppa è arrivato dove è ora lo deve anche a un piccolo inciampo. Nel 2013 è stato coinvolto in un’inchiesta per aver preso parte a una campagna degli hacker di Anonymous e a occuparsi di lui è stato il Tribunale per i minorenni (i fatti risalivano a quando aveva 17 anni). Stroppa era accusato di aver bucato insieme ad altri «hacktivisti» alcuni siti istituzionali come quello della Guardia costiera, di un sindacato di polizia, della Banca di Imola e dell’università Luiss. Venne processato a piede libero e, dopo la condanna, ottenne il perdono giudiziale. Con noi uno dei suoi referenti dentro ad Anonymous aveva avuto da ridire sulle capacità tecniche del ragazzo: «La base del nostro lavoro è essere capaci di “anonimizzarci”» ci aveva raccontato l’uomo. «Lui era molto ingenuo. Comprava le vpn (reti private virtuali) con carte di credito intestate ai suoi famigliari, anziché per esempio con i bitcoin o con carte di credito clonate, e la sua preparazione tecnica era quasi nulla». Era, invece, «forte nella social engineering ossia era capace di carpire informazioni interagendo con le vittime. Insomma era un bravo comunicatore e quando veniva bucato un sito istituzionale, lui e un altro hacker emiliano venivano utilizzati per scrivere il comunicato che veniva messo in Rete». Due mesi dopo la retata della Polizia postale, Stroppa, forse anche grazie alla fama di genietto borderline, è già lanciatissimo: pubblica una ricerca sul New York Times e il Corriere della sera lo intervista per farlo pontificare sui giovani italiani debosciati. Quando i giudici lo liberano, un importante editore romano lo introduce alla corte di Carrai, il quale lo valorizza: inizia a portarlo in giro, presentandolo a tutte le sue conoscenze. Sino all’appuntamento annuale di Davos, in Svizzera, dove si riuniscono i potenti della terra. Dall’attività, tutta di relazioni, però, scaturisce ben poco. E nel 2017 le strade di Carrai e Stroppa sembrano dividersi, quando il primo dichiara al Corriere della sera: «Conosco Stroppa e per un periodo ha collaborato con una mia azienda. Chiunque può andare al registro delle Camere di commercio e vedere che non ho mai avuto società con lui». Con altri ha anche aggiunto: «Non è vero che è stato direttore del settore ricerca e sviluppo, né che ha mai lavorato davvero nella mia ditta di sicurezza, la Cys4». In sostanza il suo profilo è più quello del social o del digital media manager. E per questa sua attitudine è stato interrogato dai magistrati di Firenze che indagano sulla fondazione renziana Open. Con essi si è definito un «tecnico informatico» e ha spiegato di essersi occupato di cyber security, «ma non solo». Ha ammesso di aver partecipato alla stesura del cosiddetto «Progetto per ricostruire l’Italia» della Bestiolina social di Renzi. In esso veniva proposta la «realizzazione di siti civetta» destinati, sul modello dei 5 stelle, «al metodico sputtanamento dell’avversario». Il piano ipotizzava anche «una rete fatta di siti fiancheggiatori» e «larealizzazione di un quotidiano on line (stile Dagospia)». Stroppa e i suoi puntavano anche alla «progettazione e costruzione di una rete informale, interna ed esterna, di influencer» a sostegno di Renzi. Adesso Andrea è diventato «amico» di Musk. Resta da capire chi sarà il prossimo a essere sedotto da questo grande promotore di se stesso.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)