2023-01-05
Tutti pazzi per ChatGPT, il bot che sembra poter davvero sostituire l’uomo (o quasi)
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Il software di intelligenza artificiale presentato a fine novembre da OpenAI è diventato virale. Risponde come un umano ed è capace di improvvisare. Ma le incognite non mancano. L'hanno già sperimentato in milioni di persone. E i suoi risultati sono già diventati virali. Parliamo dell'ultimo programma di intelligenza artificiale a scopo «ludico», si fa per dire: ChatGPT, ovvero il nuovo chatbot presentato a fine novembre da OpenAI. I chatbot sono programmi che simulano le conversazioni umane e sono alla base, per esempio, degli assistenti virtuali che troviamo in certi siti o, a un livello molto superiore, di strumenti come Alexa o Siri. ChatGPT, tuttavia, è decisamente a un altro livello. Si tratta, per darla breve, di un sito testabile anche gratuitamente, in grado di rispondere alle domande più impensate, grazie al fatto di aver immagazzinato i dati relativi a un'enorme mole di testi. Il software è in grado non solo di fornire informazioni su un dato argomento, ma sa anche argomentare in modo piuttosto convincente e persino imitare con successo stili, generi, slang, modi di parlare e di esprimersi. Può parlare come un personaggio della televisione, scrivere una canzone rap, ricreare un'atmosfera da noir americano e così via. Va detto che, in alcuni casi, la «competenza» espressa nelle risposte è solo apparente, dovuta anche al fatto cheChatGPT si esprime sempre in una lingua fluida e per nulla meccanica, per di più con una certa sicurezza di sé. Ma basta poco per cogliere il programma in fallo. Ad esempio il Corriere della Sera ha provato a chiedere al software quali erano i 10 migliori libri usciti di recente. Ebbene, solo un titolo tra i 10 proposti è effettivamente un libro che non solo esiste ma è anche accoppiato all’autore giusto. In molti altri casi la chat ha fatto riferimento a romanzi che esistono davvero ma lo scrittore segnalato è sbagliato. Un errore materiale a dire il vero piuttosto marchiano, per una macchina così sofisticata. In molti altri casi, tuttavia, il programma dà risultati stupefacenti.Per essere così efficace e dare risposte così realistiche,ChatGPT deve avere una grande potenza computazionale. È stato calcolato che OpenAI brucerebbe tre milioni di dollari al giorno per rispondere alle richieste degli utenti. Non è poco, per essere un sito che per lo più finisce a scrivere barzellette o rispondere a quesiti assurdi. Ma è evidente che il lancio del portale, con tanto di prove gratuite, è solo un assaggio delle infinite potenzialità di questo nuovo algoritmo. La prima e più innocua frontiera di sviluppo è quella che vede i chatbot sostituire Google. Il motore di ricerca che ha sbaragliato la concorrenza potrebbe presto rivelarsi obsoleto di fronte a un software in grado di capire con estrema precisione le nostre domande. Il tipo di risposta meccanica, spesso dispersiva dei motori di ricerca, appare già come un relitto del passato di fronte a un sito che risponde a qualsiasi domanda come farebbe un interlocutore umano. Un interlocutore umano con la banca dati di Google, ovviamente. Usi quotidiani già più problematici, ma ancora a un livello pressoché inoffensivo, possono essere quelli di qualche studente pigro che, dovendo fare una ricerca sulla scoperta dell'America, deleghi il compito all'intelligenza artificiale. Qualche perplessità di maggior conto riguarda invece la possibilità che simili programmi possano sostituire il giornalismo tradizionale, per esempio. Certo non nella redazione di un articolo di fondo, tanto più se scritto da qualche firma autorevole con un suo peculiare stile di scrittura, ma con i testi più compilativi il discorso si fa diverso. Prendiamo la morte di Joseph Ratzinger: certo sui giornali abbiamo letto analisi raffinate e punti di vista articolati, ma le pagine vanno anche riempite con articoli riepilogativi della vita e del pensiero dello scomparso. Davvero non avremmo potuto delegare aChatGPT un simile compito? Ovviamente siamo in una fase in cui questa cosa è pensabile solo sotto supervisione umana, perché il programma compie ancora degli errori. Quindi, di fatto, il fattore umano resta al momento insostituibile. Ma non sarà sempre così. Al momento ChatGPT ha qualche difficoltà quando deve argomentare una tesi particolarmente originale, o ad esempio quando gli si chiedono informazioni su autori distanti dal mondo mainstream. I programmatori hanno inoltre inserito una serie di paletti «morali». Ad esempio pare impossibile fargli esprimere un’opinione di estrema destra (molti programmi di intelligenza artificiale, proprio perché si allenano su contenuti pescati a strascico nella Rete, spesso replicano anche punti di vista radicali o pregiudizi radicati) o ottenere informazioni su come commettere reati. Ma già quest'ultimo parametro è aggirabile, per esempio chiedendo al chatbot di inserire queste istruzioni in un contesto di fiction. ChatGPT non ti dirà quindi come costruire una bomba, ma potrebbe farlo dire a un personaggio di un dramma che gli hai chiesto di scrivere. Insomma, le incognite non mancano, anche se, come al solito, ogni risposta reazionaria e anti tecnologica mostra il fiato corto. Di sicuro c'è che i chatbot trovano terreno fertile nel conformismo umano, che tanto più è stereotipato, tanto più è imitabile. Se l'uomo non vuole farsi sostituire, è meglio che ricominci a produrre pensiero originale e non così scontato.