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Censis: «Quasi mezzo Paese ripudia le armi»
Soldati (iStock)
Secondo l’ultimo rapporto, il 43% degli italiani è contrario a qualunque intervento. Mentre la Cei condanna gli investimenti militari: «No alla forza, sì all’obiezione di coscienza e al servizio civile». Federcontribuenti: «Basta aiuti bellici all’Ucraina».


Sarà interessante ascoltare gli autorevoli commentatori che difendono la Costituzione «nata dall’antifascismo», ma hanno una gran voglia di menare le mani per farla pagare a Vladimir Putin e indirettamente a Donald Trump. Solo che gli italiani mandano a memoria l’articolo 11 e si adeguano: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». A dare manforte arrivano i contribuenti che intimano «basta soldi all’Ucraina» e i vescovi che in una nota della Cei riprendono don Milani, per dire: «La difesa della patria non si assicura solo con il ricorso alle armi, ma passa per la cura della civitas, attraverso l’obiezione di coscienza e il servizio civile».

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Trump guarda al Sudan
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)

Donald Trump torna a guardare all’Africa. Il presidente americano si è infatti impegnato ad agire per cercare di portare a termine il sanguinoso conflitto civile che agita il Sudan da oltre due anni.

«Pensavo fosse solo una cosa folle e fuori controllo. Ma ora capisco quanto sia importante per te e per molti dei tuoi amici qui presenti il Sudan. E inizieremo a lavorare sul Sudan», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, rivolgendosi al principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Ricordiamo che la guerra civile in corso è esplosa nell’aprile del 2023 tra le Forze armate sudanesi e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces. Secondo The Hill, «più di 150.000 persone sono morte nel conflitto, circa 14 milioni sono state sfollate e si prevede che circa metà della popolazione di 50 milioni di persone soffrirà la fame quest'anno».

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Golpe in Guinea Bissau, il presidente fugge in Senegal mentre i militari prendono il potere
Una vista della Piazza Imperiale a Bissau dove il capo dell'ufficio militare presidenziale della Guinea-Bissau, Denis N'Canha, ha annunciato che il pieno controllo del Paese era stato assunto presso il quartier generale dello Stato maggiore (Getty Images)
Umaro Sissoco Embaló è fuggito dopo il colpo di stato che ha consegnato il Paese alla giunta guidata dal generale Horta N’Tam. Elezioni sospese, opposizione arrestata e traffici di droga che continuano a condizionare uno degli stati più instabili dell’Africa occidentale.
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Bruxelles ha stanziato 11 miliardi ai Paesi sub-sahariani: fondi finiti a chi non aveva bisogno. Corte dei Conti: «Zero controlli».
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(Totaleu)

Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri a margine del consiglio Affari esteri in corso a Bruxelles.

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