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Mattarella segue la teoria di Garofani: attacca la Russia e spiazza il governo
Sergio Mattarella (Ansa)
Sferzata del Colle a chi intende «ridefinire con la forza i confini». Proprio mentre Meloni media per convincere Kiev a cedere terre.

E così il presidente Sergio Mattarella, l’uomo che, da vicepremier e ministro della Difesa del governo D’Alema, 26 anni fa contribuì fattivamente a cambiare con la forza i confini nei Balcani, facendo piovere bombe sulla Serbia al di fuori di ogni regola del diritto internazionale e senza prima informare il Parlamento, ora ci comunica che no, non è bello cambiare i confini con la forza. Anzi, se lo fa Putin si tratta di «un intendimento aberrante». E quando ha pensato bene di farcelo sapere, questo suo convincimento, Re Sergio? Beh, proprio mentre il presidente del Consiglio, cui la Costituzione riconosce la titolarità della politica estera, si accingeva a raggiungere i propri omologhi europei a Berlino, per discutere con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e gli inviati del governo americano esattamente di questo: quali concessioni territoriali Kiev sarà costretta a fare per raggiungere un accordo di pace con la Russia.

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La Kallas pensa di aver vinto e detta le sue condizioni a Mosca
Kaja Kallas (Ansa)
L’Alto rappresentante di Bruxelles prosegue sulla linea dura, smentita persino da Kiev.

«Il problema per la pace è la Russia. Anche se l’Ucraina ricevesse garanzie di sicurezza, ma non ci fossero concessioni da parte russa, avremmo altre guerre, magari non in Ucraina ma altrove». Inizia così l’intervista di ieri al Corriere della sera dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, l’estone Kaja Kallas. La rappresentante della diplomazia di Bruxelles, in pratica, agita ancora lo spauracchio di una Russia pronta ad aggredire l’Europa non appena conclusa in qualche modo la guerra in Ucraina. Del resto, la minaccia russa serve proprio a giustificare una serie di grandi manovre in corso tra Bruxelles e le capitali europee, tra riarmo a tappe forzate, ritorno della leva e tentativi di utilizzo degli asset russi congelati in Europa.

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Il banchiere si ribella: non c’è solo la guerra...
Carlo Messina all'inaugurazione dell'Anno Accademico della Luiss (Ansa)
Messina, numero uno di Intesa, parla agli studenti: «Se il conflitto diventa l’unico tema si perde il contatto con la realtà. Invece in Europa i rischi veri arrivano da povertà e disuguaglianza, non da un evento bellico che è una minaccia solo potenziale».

«Se la guerra diventa l’unico tema si perde il contatto con la realtà». Parla agli studenti e pensa all’Europa, Carlo Messina all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Luiss a Roma. Davanti alla classe dirigente del futuro, il ceo di Banca Intesa decide di abbandonare grafici e coefficienti, di tenersi in tasca proiezioni e citazioni da banker stile Wall Street per mettere il dito nella piaga di un’Unione Europea votata ottusamente al riarmo fine a se stesso. «La difesa è indispensabile, ma è possibile che la priorità di quelli che ci governano sia affrontare tutti i giorni il tema di come reagire alla minaccia di una guerra?».

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Il castello Mackenzie, storia di un maniero nel cuore di Genova
Il Castello Mackenzie di Genova. A destra, il dettaglio della torre (Ansa)

All'inizio del secolo XX il fondatore di Alleanza assicurazioni realizzò una dimora da sogno. Occupata da tedeschi e americani, fu usata anche dai Carabinieri nel dopoguerra. Recuperata negli anni '80 dopo il declino, oggi è tornata agli antichi fasti.

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Gli ucraini sfornano un altro piano di pace. Trump li gela: «State perdendo»
Donald Trump (Ansa)
Nuova bozza in 20 punti. Il tycoon invoca le urne e irride i leader europei. Costa stizzito: «Noi non faremo come voi con gli afgani».

La dote radunata da Volodymyr Zelensky nella sua tournée tra i volenterosi è l’ennesima bozza per un piano di pace, da presentare agli americani. Venti punti: otto in meno rispetto alla prima versione, concordata tra Usa e Russia, uno in più rispetto all’evanescente controproposta europea. Dal testo sono stati rimossi i termini più sfavorevoli a Kiev, ma resta il nodo dei territori: i funzionari statunitensi vogliono da Zelensky una risposta a giorni, lui non vuol cedere perché verrebbe accusato di tradimento.

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