2025-05-24
Alla fine dell’arcobaleno Guadagnino c’è la pentola d’oro dei sussidi statali
Il regista di «Queer» con Daniel Craig (costato 52 milioni, ne ha avuti 17 di aiuti pubblici) è stato osannato da riviste patinate e critica ma al botteghino ha racimolato appena 901.000 euro. Marco Tullio Giordana e Gabriele Muccino da incubo.«È anticonformista, astratto, irregolare nell’umore e nel ritmo, un film cattivo e sconcertante anche se una parte della nostra repulsione nasce dall’orrore dell’auto-riconoscimento» (Vanity fair); «È visionario, articolato, complesso, non perfetto come altri, ma in fondo onesto, semplice, possiamo dire, anche da comprendere in alcuni passaggi, e toccante in altrettanti momenti e scorci», (Vogue Italia); «Luca Guadagnino è fuggito dal sistema del cinema italiano, se per sistema del cinema italiano s’intende l’industria romana. È stato per questo osteggiato, accolto altrove restando però apolide e da qualche tempo è stato riaccolto in patria come l’autore che è sempre stato, che è oggi più che mai. Queer è il progetto della vita, anche per lui» (Rolling stone).I protagonisti, dalle recensioni qui sopra, sono ben chiari: il film Queer, con Daniel Craig, e il suo regista, Luca Guadagnino. Anzi, l’apolide Guadagnino visto che è rientrato da poco in Italia per realizzare il suo lavoro (Rolling stone docet). Saranno anche i 17,8 milioni di aiuti statali ad averlo convinto a ritornare sulla strada di casa? Vallo a sapere. Il suo Queer è stato salutato come un dono dal cielo a tutte le latitudini: all’ultima Mostra del cinema di Venezia (dove è stato candidato al Leone d’oro e anche al Queer lion, il premio nato nel 2007 riservato «al miglior film con tematiche omossessuali & queer culture»), al Toronto international film festival e al New York film festival. Indimenticabile pure l’intervista di un adorante Fabio Fazio a uno stralunato Daniel Craig a Che tempo che fa. Insomma, osannato dalla critica e dai vari Fazi italici. Ma snobbato dal pubblico: Queer, costato 52,6 milioni in totale, al box office italiano non ha raggiunto neanche un milione di euro d’incasso. Si è fermato a 901.000 euro.È senza dubbio la pellicola con l’ex James Bond la protagonista indiscussa della penultima puntata di The flop, la serie horror immaginaria di dieci puntate che elenca il migliaio di film prodotto in Italia negli ultimi anni. Tabelle che riportano costi, contributi statali e incassi al botteghino. Queer è costato un patrimonio, dallo Stato ha avuto tutte le sovvenzioni possibili e immaginabili. Ma al pubblico non è piaciuto, resse a vederlo non ci sono state.Ed è sicuramente un esempio di come sia necessaria, per il governo, la riforma del tax credit al cinema. «Andava fatta, c’erano delle sperequazioni. La riforma aiuta anche il cinema indipendente e i nuovi talenti. È stato avviato un tavolo al ministero con il mondo del cinema: c’è la volontà, della maggioranza e del governo, di dialogare. La polemica con attori è nata da toni inaccettabili, per dialogare bisogna essere in due»: così, ieri, il presidente della commissione Cultura alla Camera, Federico Mollicone. Che ha proseguito: «Michele Morrone? Ha criticato il circoletto di cinema autoreferenziale». Buoni risultati in termini assoluti, ma insufficienti per coprire le spese, sono stati quelli raggiunti dall’alto grande titolo degli ultimi mesi, Parthenope di Paolo Sorrentino. Costato 32 milioni di euro, dalle casse pubbliche sono arrivati 11,2 milioni di aiuti. Al botteghino è anche andata discretamente bene, si diceva: 7,5 i milioni racimolati. Ben diversamente è andata a Michele Placido e al suo Eterno visionario. Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio e Aurora Giovinazzo sono riusciti a far staccare biglietti per appena 718.000 euro, a fronte di 12,2 milioni di euro spesi, 4,7 dei quali ripianati da Pantalone.Paolo Virzì con Un altro Ferragosto torna nuovamente a occupare la classifica dei lungometraggi flop: la pellicola con Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica e Laura Morante (costata 10,8 milioni, quattro dei quali coperti da fondi pubblici) ha incassato 1,7 milioni di euro. Numeri simili per Campo di battaglia di Gianni Amelio, con Alessandro Borghi: è costato 12,7 milioni, 4,1 dei quali ce li ha messi lo Stato, mentre dal box office ne sono arrivati 1,2.Sonia Bergamasco è la protagonista di La vita accanto, di Marco Tullio Giordana: è costato meno delle pellicole precedenti (5,6 milioni), ha ricevuto meno soldi dallo Stato (2,2) ma ne ha incassati pochini: appena 521.000 euro. Nel club dei flop entra anche Gabriele Muccino: il suo Fino alla fine non è andato oltre ai 730.000 euro al botteghino. Lontani anni luce dai 13 milioni spesi per realizzare la pellicola, 4,6 dei quali finanziati dai sussidi. Domani il «finale di stagione» della nostra serie. Piccolo spoiler: ci saranno pornostar e garibaldini.
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