2022-09-18
«Superata la pandemia Tagliatore festeggia il suo 50° compleanno»
Pino Lerario, il direttore creativo del gruppo, che celebrerà con un evento alla fashion week di Milano: «Hoffman mi voleva sul set per sistemargli la giacca».Il bello e il ben fatto, la definizione per eccellenza del made in Italy, stanno anche in una giacca dal rever di 11 centimetri, una pala abbondante la cui punta va quasi a toccare la spalla. «Specialmente nel doppio petto», precisa Pino Lerario, direttore creativo di Tagliatore, uno dei marchi che tiene alta la bandiera italiana nel mondo. Il bello e il ben fatto, d’altronde, non nascono per caso: la storia unita al sentimento riesce a travalicare ogni latitudine. «Ci vuole amore e passione», conferma il designer che dell’alta qualità sartoriale ne fa un vanto da 50 anni. L’azienda di Martina Franca, infatti, spegne le candeline con un evento organizzato durante la fashion week milanese, la consacrazione di un successo partito con il nonno Vito che non si occupava di abiti, ma tagliava le tomaie delle scarpe. Il nome del marchio Tagliatore vien da lì. «È mio padre Francesco che ha iniziato la produzione di vestiti, fino al 1998 per conto terzi».E poi?«Siamo passati a produrre esclusivamente per il nostro marchio, Tagliatore. Ci siamo sempre più specializzati nel capospalla e, in particolare, nella giacca. Dalla giacca si è aggiunto il cappotto e tutto quello che rappresenta l’abbigliamento da uomo classico. Una evoluzione continua al punto che, negli ultimi cinque anni, abbiamo sempre più allargato la gamma di prodotti, dalla scarpa alla sneaker, alla maglia alla cravatta, un total look».Avete la capacità di dare alla giacca sempre un aspetto nuovo.«La giacca non è mai la stessa. Se la si guarda da lontano può apparire uguale, ma se si osservano i dettagli si possono vedere tante differenze: può essere la spalla, un rever, una tasca, l’altezza dei bottoni. Chi è del settore e chi è attento ai particolari sa riconoscere una giacca Tagliatore rispetto alle altre».Da dove vengono le idee?«La creatività arriva da ogni cosa, mi basta vedere un signore, anche anziano, con una giacca di 30 o 40 anni fa per cogliere l’ispirazione per un dettaglio. Bisogna avere la sensibilità di riconoscere in un capo vecchio, datato, quelle particolarità uniche che fanno la differenza dello stile. E mi accade sia guardando un uomo sia guardando una donna. È un dono, probabilmente. Non è frutto dello studio ma ce l’hai dentro di te. La conferma è che i miei fratelli si occupano di altro, non siamo tutti uguali: ognuno ha il suo compito, chi si occupa della produzione, chi dell’amministrazione, chi della sala taglio, io lavoro sullo stile e metto insieme tutto il resto conoscendo ogni passo del processo produttivo, dal tessuto al capo finito». Quanti dipendenti avete?«Siamo circa 200 persone. Ognuno ha il un suo compito e compie la sua fase. Perché la giacca è frutto di mille passaggi. I nostri dipendenti sono dei veri specialisti, alcuni sono qui da oltre 20 anni. Produciamo tra 80.000 e 90.000 capi all’anno. E tutto proseguirà: ho due figli che seguono le mie orme, la terza generazione è in arrivo».Mercati?«L’Italia resta il mercato più forte, rappresenta oltre il 50%. Il resto è suddiviso tra Giappone, America, Francia, Germania, Turchia. L’espansione è un po’ ovunque». Fatturato?«Nel 2021 è stato di 21 milioni di euro e quello che andremo a presentare ora arriverà a 25/26 milioni di euro, una crescita tra il 20 e il 25%».Siete stati colpiti dalla pandemia?«Ha fatto un bel danno ma abbiamo ripreso velocemente. Si sono creati modi diversi di vestire. Abbiamo dovuto inventarci qualcosa di diverso alla svelta, guardando alle esigenze del mercato. I nostri clienti sono passati dall’abito elegante a maglie e felpe, e riprendersi quel mercato dopo un anno e mezzo di smart working non è stato facile. Quando si collegavano per le riunioni erano vestiti solo dalla vita in su, giacca e cravatta sopra e sotto la tuta. Riprendere a vestire le persone è stato duro». Come vi siete adeguati?«Le nostre giacche erano già molto svuotate e leggere, ma siamo andati alla ricerca di materiali ancora più confortevoli ed è iniziata una nuova storia».E le vendite online?«Possiamo dire che sono andate bene senza avere un nostro sito. Sono i rivenditori nostri clienti ad avere le loro piattaforme e hanno venduto molti nostri capi».È una vostra scelta ben precisa? «Sì, magari una scelta non redditizia perché potremmo avere dei risultati interessanti ma pensiamo che andremmo a intaccare il lavoro dei nostri clienti nel mondo. Ognuno deve fare il proprio. Questo è il motivo per cui non abbiamo creato ancora un nostro sito di vendita online». Avete aperto a Milano la House of Tagliatore, lo straordinario showroom a Palazzo Meroni con vista sulla Madonnina che racchiude tutto il mondo Tagliatore. Quali altri progetti futuri sono in cantiere?«La nostra location dà valore al prodotto. E ci ha aiutato tanto anche nelle vendite, con fatturati incrementati. Questo fa capire che i clienti hanno apprezzato molto questo luogo e questo nuovo modo di vendere. E ora stiamo cercando lo spazio giusto per aprire un negozio che possa ospitare sia le collezioni uomo sia quella donna, nata nel 2007».Come procede il vostro rapporto con le star del mondo del cinema?«Tutto è iniziato con Bob Ringwood, celebre costumista hollywoodiano, che ha visto i nostri completi sartoriali scegliendoli per i protagonisti del film di Batman diretto da Tim Burton. Era il 1989 e ci siamo trovati a vestire personaggi come Jack Nicholson e Michael Keaton. Abbiamo vestito Toni Servillo e Dustin Hoffman ne L’uomo del labirinto, un film di Donato Carrisi che ha vinto premi per i costumi. Servillo, che non aveva mai indossato un doppiopetto, s’innamorò del nostro cappotto e ci chiese di tenerlo. Dustin Hoffman mi ha voluto sul set, insisteva che non voleva che nessun altro gli sistemasse la giacca. Sono queste le soddisfazioni che cerchiamo. La sua giacca, come tutti i capi che produciamo in azienda, ha “vissuto” 150 passaggi di lavorazione. Una cura infinita che fa delle nostre giacche e dei nostri smoking capi dal valore unico».
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