
Per raggiungere il target più ampio possibile si scelgono toni sempre più alti, senza verifiche sui contenuti e le argomentazioni. Emblematico il caso di Armando Siri: con il passaparola si è veicolata un'intercettazione fantasma.In risposta a una realtà sempre più veloce e iperconnessa, anche gli strumenti di comunicazione si sono evoluti, provocando un necessario cambiamento dei paradigmi comunicativi e degli scenari all'interno dei quali è possibile esprimersi: oggi infatti non siamo più fruitori passivi delle idee o dei processi messi in atto dalle grandi corporazioni o dai governi, ma ci ritroviamo a diventare protagonisti di questi scenari, interpretando gli spazi sociali su Internet come dei luoghi da popolare con le nostre idee.Il Web ha dato spazio a una miriade di punti di vista differenti, spesso disgregati tra loro: ma in un contesto dove la quantità di informazioni è talmente grande da non poter essere gestita, come è possibile farsi ascoltare? Mentre una volta nella selezione delle notizie e dei dati a fare la differenza era la qualità del contenuto, per poi diventare la ricerca formale dell'espressione, oggi l'ago della bilancia si è spostato verso un altro parametro: il volume.I social network infatti sono il nido in cui si insedia il pericoloso meccanismo per cui il volume di contenuti pubblicati sovrasta per importanza sia il messaggio veicolato, che la forma: al fine di raggiungere il target più ampio possibile, infatti, si rende necessario far sentire la propria voce, eclissando qualsiasi confronto, non necessariamente con argomentazioni qualitative, ma semplicemente «alzando la voce», urlando. E quando stai urlando qualcosa, quanto conta che questa sia effettivamente vera? Non è forse più importante che il maggior numero di persone possano sentirla prima che ci sia spazio per controbattere? Per assurdo: se un albero cade nella foresta e non c'è nessuno ad ascoltarlo… l'albero è davvero caduto? Questo processo solleva la questione dell'importanza che la verità ha nei contesti comunicativi e pare evidente che sia ormai passata in secondo piano: è infatti tristemente noto il caso in cui una notizia ha la possibilità di diventare «vera» senza passare sotto un'analisi attenta e critica della ragione, basta che abbia un numero sufficiente di condivisioni. Un esempio concreto? Parliamo della famosa intercettazione fantasma sul caso Siri: dal momento che tutti i principali quotidiani affermano che l'intercettazione esiste, riportandola tutti allo stesso modo, qualsiasi lettore finisce per convincersi della sua esistenza, anche se effettivamente questa non è presente nel fascicolo. Un caso che ancora una volta pone l'accento su quanto sia potente la diffusione di una notizia, rispetto alla sua reale esistenza, e di come sia ormai semplice influenzare l'opinione pubblica, con tutti i risvolti politici del caso, che non stiamo qui ad approfondire.Chi si occupa di marketing e comunicazione, questi meccanismi, rubricabili alla voce «passaparola», li conosce bene, e li sfrutta quanto più possibile: non è un caso che anche il dibattito politico abbia risentito molto di questa nuova impostazione. Si pensi ad esempio a un candidato che utilizza i canali social per diffondere il proprio programma all'opinione pubblica: vi dice niente «vinci Salvini»? Una straordinaria mossa di marketing a basso costo, senza dubbio, che testimonia la capacità di leggere il proprio tempo e i mezzi che questo mette a disposizione: mettendo in piedi un concorso che premia l'attività meccanica del «fan» di mettere like e condividere i post, si premia indirettamente la capacità degli utenti di poter dare risonanza ai contributi condivisi e raggiungere un pubblico sempre più ampio.All'aumentare del numero di like, aumenta necessariamente anche la probabilità che il «signor Rossi» venga intercettato, nei momenti liberi spesi sui social, dall'interazione tra un amico digitale e quanto espresso dal candidato. A questo punto entra in gioco un fenomeno psicologico, chiamato social proof, per cui il singolo, in assenza di informazioni più dettagliate, tende a uniformare le proprie opinioni a quelle dei conoscenti ritenuti più competenti in materia. E gli amici, si sa, hanno maggior peso rispetto agli sconosciuti. Il passaparola si configura, quindi, come una tra le più potenti armi per diffondere e veicolare il messaggio, senza che esso venga vagliato dalla ragione, che ne analizza la fonte, la credibilità e i contenuti stessi. Diventa credibile quindi, sebbene manchi una sua ragion d'essere.È chiaro che non stiamo dicendo nulla di nuovo: da che mondo è mondo il «passaparola» ha sempre influito sulle opinioni della massa; il fatto è che mai come adesso ci troviamo a doverci fare i conti a questa velocità e costanza, quotidianamente bombardati da notizie di cui non si ha tempo (o voglia?) di verificare. Appare evidente che l'unico modo per poter salvare il nostro senso critico, sia nel mondo digitale che fuori, sia di tentare di abbassare il volume: non spegnere tutte le voci, ma quantomeno selezionarle accuratamente.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
iStock
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





