2020-11-18
Sul contratto dei rider Cgil e ministero non stanno dalla parte dei lavoratori
(Pier Marco Tacca/Getty Images)
Oggi ennesimo incontro inutile. Nunzia Catalfo e Maurizio Landini osteggiano l'intesa già siglata con l'Ugl spingendo per un inquadramento da subordinati. E con stipendi più bassi.Si terrà oggi il vertice tra il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, i principali sindacati dei rider e Assodelivery, l'associazione che riunisce Deliveroo, Glovo, Uber Eats e Social Food, per trovare la quadra sul trattamento dei ciclofattorini.Quella di oggi è di fatto la seconda puntata di un incontro che si è già tenuto mercoledì scorso senza successo. Secondo fonti vicine alla questione interpellate dalla Verità, oggi il ministero del Lavoro proporrà l'istituzione di un osservatorio permanente sul mondo dei rider utile a monitorare l'evoluzione del settore della consegna del cibo e agevolare la ricerca di soluzioni contrattuali condivise. Inoltre, verrà proposta l'istituzione di un protocollo sanitario anti Covid che tutte le aziende coinvolte dovranno seguire per garantire la sicurezza dei rider. La situazione appare in effetti piuttosto articolata. Il 3 novembre scorso è partito il primo contratto nazionale dei rider frutto della collaborazione tra Assodelivery e il sindacato Ugl. Si tratta, di fatto, della prima mossa concreta per offrire ai rider un trattamento migliore. L'intesa prevede un compenso minimo pari a 10 euro per ora lavorata, cioè in base al tempo per svolgere ogni consegna; un incentivo minimo orario di 7 euro nelle città di nuova apertura del servizio dove il mercato non riesce da subito a garantire un numero sufficiente di ordini. In più, in queste città, per almeno i primi quattro mesi, i rider riceveranno un compenso anche nel caso di assenze di proposte di consegna. Ci sono poi le indennità per maltempo, festività e lavoro notturno e bonus pari a 600 euro ogni 2.000 consegne effettuate.Ciononostante, la proposta di Ugl continua a non incontrare il favore del governo, che ha preferito non pronunciarsi sul tema, senza però offrire delle alternative. Lo stesso vale per la Cgil che, insieme a Cisl e Uil, da tempo chiede all'esecutivo di rendere illegittimo il contratto voluto da Ugl proponendo un rapporto di lavoro subordinato che segua i dettami del Ccnl Merce-Logistica con un orario minimo garantito da rispettare, di 3,23 euro lordi/ora. Il problema per la soluzione proposta da Cgil, Cisl e Uil, in effetti, sta proprio qui. Il modello da dipendente assunto offre scarsa flessibilità per i lavoratori.Da pochi giorni, però, oltre all'offerta di Cgil, Cisl e Uil, è giunta quella di Just Eat, società che da poco ha scelto di uscire da Assodelivery per proporre un proprio contratto. Per le maggiori sigle sindacali, la mossa di Just Eat (che spera di applicare il suo contratto anche in Italia) appare come una vittoria perché propone un modello di lavoro subordinato. In realtà, dando uno sguardo al contratto che la società propone in Spagna e che La Verità ha potuto visionare, la situazione non appare così rosea. Il contratto di Just Eat, che promette di assumere nel corso dei prossimi anni a tempo indeterminato 3.000 rider in Italia, propone un part time di 60 ore al mese, circa 15 per settimana (fino a un massimo di 90 ore al mese, in media 22,5 ore ogni sette giorni), un mese di prova, 30 giorni di vacanza, 6,56 euro lordi l'ora (5,62 euro lordi per ora aggiuntiva) e un orario di lavoro fisso: dal lunedì alla domenica, dalle 13.00 alle 16.00, dalle 20.00 a 00.00. Gli orari di lavoro sono stabiliti unicamente da Just Eat e le consegne si devono fare con il mezzo di proprietà del ciclofattorino per cui è previsto un rimborso chilometrico. Il problema di questo modello è che non c'è la minima flessibilità e il solo fatto che l'azienda decida autonomamente i turni rende molto complesso per i lavoratori avere un secondo lavoro. In più, il numero di ore è limitato e pertanto la paga sarà sempre esigua (da 393,60 a 562,20 euro lordi al mese). In parole povere, appare come una sorta di precariato a tempo indeterminato: non si può lavorare a tempo pieno e non si può nemmeno crescere a livello professionale. In realtà l'incontro che si terrà nel pomeriggio di oggi dovrebbe interessare tutta la politica e non solo il ministero del Lavoro che, peraltro, ha scelto di entrare nella partita del contratto dei rider molto in ritardo rispetto a quando è partito il dibattito sindacale. Quest'anno, infatti, oltre alla crisi economica ci si è messa anche la pandemia lasciando in seria difficoltà molti italiani. C'è da attendersi dunque che in futuro sempre più italiani sceglieranno di fare i rider (anche vista una potenziale crescita della domanda), una delle poche professioni che permette di arrotondare garantendo un buon grado di flessibilità e soprattutto (almeno fino ad ora) offrendo la possibilità di svolgere in autonomia un secondo lavoro. Per questo il governo, insieme a Cgil, Cisl e Uil, dovrebbe intuire l'importanza di questa professione proprio in un momento storico in cui ci troviamo e soprattutto dovrebbe intuire quanto è importante trovare al più presto una soluzione condivisa che eviti forme di caporalato digitale e che non supporti modelli che offrono una paga al di sotto della soglia di povertà e senza la benché minima elasticità negli orari.
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