2020-09-02
Sui piani decide l’eurocrate francese
Céline Gauer (Arno Mikkor)
Céline Gauer guida la task force che esamina i programmi di riforma degli Stati per ricevere gli «aiuti». A conti fatti, per lasciarci commissariare sborseremo 19 miliardi in sette anni.«Nella notte fra il 3 e il 4 agosto i tedeschi fanno saltare i ponti. I boati delle esplosioni delle mine fanno tremare le abitazioni, l'aria si riempie di fumo, i detriti schizzano nelle strade vicine. La stessa mattina del 4 agosto le truppe britanniche con i reparti coloniali entrano a Firenze da Porta Romana» (Matteo Mazzoni, Agosto 1944: la battaglia di Firenze).Dal 2000 al 2019 l'Italia ha versato nelle casse dell'Unione europea 102 miliardi e 378 milioni in più rispetto a quelli riavuti indietro sotto forma di trasferimenti (fonte: Ragioneria generale dello Stato). A essi si aggiungono 57,8 miliardi direttamente prestati ai Paesi che dal 2008 in poi hanno avuto bisogno di assistenza finanziaria, ovvero versati nelle casse di quegli organismi (come il Mes) che hanno a loro volta finanziato quegli stessi Paesi affinché rimborsassero i loro debiti nei confronti delle banche francesi e tedesche. Quegli stessi istituti che dal 2009 al 2014 hanno visto scendere la propria esposizione creditoria verso la Grecia da 124 a 15 miliardi. Sono 22 i milioni che ogni giorno l'Italia ha dato all'Europa in più rispetto a quanto ricevuto in cambio. Se uscissimo dall'Ue oggi per rientrarci lunedì, risparmieremmo quanto qualcuno pensa di racimolare in un anno tagliando il numero dei parlamentari da 945 a 600.Ma ora è Céline Gauer la donna che deciderà per noi. Non l'avete mai votata e mai la voterete. La superburocrate francese con un passato di 25 anni nella tecnocrazia di Bruxelles sta guidando da qualche settimana la Recovery and resilience task force per aiutare gli Stati membri a redigere piani di ripresa e resilienza. Che tradotto significa più o meno questo: se vuoi spendere i soldi che ci darai e che ti restituiremo in parte sotto forma di sussidi o che ti presteremo, dovrai fare quelle cose che piacciono a noi e dovrai pure impegnarti solennemente a realizzarle. Tanto che, se dopo questo governo ne arriverà un altro, quegli impegni dovranno comunque essere mantenuti. Da qui si comprende com'è che Giuseppe Conte non si sia preoccupato di ottenere una riduzione dei trasferimenti effettuati a Bruxelles. Austria, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia hanno complessivamente negoziato nei giorni in cui veniva varata la struttura del Recovery fund un sostanzioso sconto sui contributi che avrebbero dovuto versare al bilancio Ue nei prossimi sette anni, pagato pro quota da tutti gli altri Paesi. All'Italia nei prossimi sette anni toccherà ad esempio versare 11 miliardi per riempire questo vuoto. Alla fine di tutta questa giostra infinita di numeri, secondo la studiosa Silvia Merler, attualmente a libro paga del Fondo Algebris e pure lei con un passato turboeuropeista a Bruxelles, l'Italia riceverà dal Recovery fund nei prossimi sette anni un esborso netto di 19 miliardi. Vale a dire, circa 7,5 milioni al giorno. Quindi, nei prossimi sette anni, il nostro contributo all'Europa scenderà da 22 a 14,5 milioni al giorno. Sempre a patto di convincere la Gauer con piani che saranno in prima battuta approvati ad aprile 2021 e che dovranno essere informalmente sottoposti alla sua attenzione entro il prossimo 15 ottobre. Ha i suoi tempi, la Gauer. Nella mente di un piddino l'Europa non è mai uno strumento ma un fine. Sapendo di essere minoranza nel Paese serve affidarsi ciecamente a questa perché vi possa essere qualcuno su a Bruxelles pronto a impedire che un governo di centrodestra, ancorché legittimato dal voto, possa effettivamente governare domani. A questo serve avere un Paese indebitato con il Mes o con il Recovery fund: impedire o quanto meno rallentare l'avanzata del nemico, cioè Matteo Salvini. Come appunto i tedeschi, che facevano brillare i ponti di Firenze di fronte all'avanzata degli alleati.