
L'intesa tra Santa Sede e Pechino resta segreta: ci si può solo augurare che essa preservi la storia di chi ha dato il sangue per Cristo. E non riduca i pastori in funzionari di Stato.Sabato scorso la Santa Sede ha pubblicato nel bollettino della sala stampa, un comunicato nel quale si rendeva noto che è stato firmato un accordo provvisorio tra il Vaticano e la Repubblica popolare cinese circa la nomina dei vescovi. Questa comunicazione, proprio perché diffusa ufficialmente e pubblicamente, ci interpella come popolo di Dio. Siamo però costretti a prendere in considerazione un documento che in pochi conoscono - visto che non è stato reso pubblico il testo - ma che al tempo stesso molti esaltano. Eppure, per quello che si conosce, le informazioni sembrano non sufficienti a emettere qualsiasi tipo di giudizio. Pertanto preferisco intervenire - anziché su un documento che la gente comune come me non ha ancora potuto leggere - individuando alcuni fattori che mi auguro vengano salvaguardati sia in questo accordo provvisorio che in eventuali accordi futuri.Ritengo che non sia nemmeno ipotizzabile che questo accordo provvisorio cancelli di colpo la gloriosa tradizione cattolica del popolo cinese che ha dato luogo, soprattutto negli ultimi decenni, a un florilegio di martiri la cui presenza e dalla cui compagnia il popolo cattolico di ogni parte del mondo si sente confortato. Il loro martirio per la fedeltà a Cristo e alla Chiesa è un tesoro inestimabile per tutti noi, come ebbi già modo di affermare nel febbraio scorso (bit.ly/2R0u1iT).Inoltre, al di là di qualsiasi approccio storicistico o di valutazione delle circostanze, il Magistero straordinario della Chiesa cattolica ritiene impensabile una dipendenza o addirittura qualche tipo di collaborazione tra Chiesa e Stato circa la nomina e la costituzione dei vescovi, che è e deve essere competenza propria ed esclusiva della Sede apostolica. Se così non fosse i vescovi verrebbero trasformati in funzionari di Stato (Cic 285 §3: «È fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all'esercizio del potere civile»). Il Concilio ecumenico Vaticano II, nel decreto Christus Dominus sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa, al n. 20 ha richiamato infatti, con grandissima chiarezza: «Poiché il ministero apostolico dei vescovi è stato istituito da Cristo Signore e mira ad un fine spirituale e soprannaturale, questo santo Sinodo ecumenico dichiara che il diritto di nominare e di costituire i vescovi è proprio, peculiare e di per sé esclusivo della competente autorità ecclesiastica». Sempre al n. 20 poi, con altrettanta chiarezza, esclude che per il futuro vi fosse la possibilità, da quel momento in avanti, di concedere in tale materia eccezioni alla procedura stabilita, proprio per non trovarsi più nelle condizioni di limitare la libertà della Chiesa e per favorire il bene delle anime: «Questo santo Concilio fa voti che, per l'avvenire, alle autorità civili non siano più concessi diritti o privilegi di elezione, nomina, presentazione o designazione all'ufficio episcopale». A conclusione poi dello stesso numero, la Christus Dominus affronta quei casi in cui tali privilegi fossero stati concessi prima del Concilio e auspica che le autorità civili che, in virtù di qualche accordo o consuetudine, godessero di simili diritti o privilegi, vogliano rinunziarvi.Non conoscendo i dettagli dell'accordo, quindi, e pur considerando il carattere evolutivo delle intese tra parti, credo che debba essere garantita la totale autonomia della Chiesa da qualsiasi istituzione sociale, civile o politica, perché altrimenti ne andrebbe inficiato innanzitutto il bene delle anime. La Chiesa per perpetuare nella storia la salvezza di Cristo, deve essere libera di vivere la sua funzione di evangelizzazione e di educazione del popolo in modo totalmente autonomo anche andando contro corrente «opportune et importune» (2Tm 4).
Matteo Salvini (Ansa)
Il ministro: «Le toghe politicizzate sono una minoranza pericolosa da isolare per il bene della democrazia». L’ex membro Csm: «Le opinioni dell’Anm si riverberano sulle inchieste». Ambrogio Cartosio: «Ricostruzioni fantasiose».
La verità fa male: lo scoop di ieri del nostro giornale, con l’intervista del vicedirettore Giacomo Amadori al giudice Anna Gallucci, fa tornare indietro di anni le lancette del rapporto tra politica e magistratura e scatena la inevitabile indignazione di Matteo Salvini. La Gallucci ha rivelato, tra le altre cose, un episodio inquietante accaduto a Termini Imerese e risalente al 2018: «ll procuratore (Ambrogio Cartosio, ndr), titolare per legge dei rapporti con i cronisti», ha raccontato tra l’altro la Gallucci, «mi autorizzò a partecipare con lui a una conferenza stampa, all’indomani delle elezioni politiche del 2018.
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
La presunta frode elettorale travolse i leghisti. Ma a processo è finito solo un «big» delle preferenze del centrosinistra. Il pm di allora conferma tutto. E va al contrattacco.
L’intervista a questo giornale della pm di Pesaro Anna Gallucci ha scosso il mondo politico e quello giudiziario. La toga ha denunciato il presunto indirizzo «politico» dato alla maxi inchiesta Voto connection della Procura di Termini Imerese, dove la donna lavorava, un’indagine che riguardava voto di scambio (riqualificato dal gip in attentato contro i diritti politici dei cittadini), favoritismi e promesse di lavoro in vista delle elezioni comunali e regionali del 2017. La pm ci ha rivelato che l’allora procuratore Ambrogio Cartosio (che ha definito la ricostruzione della ex collega come «falsa» e «fantasiosa») la avrebbe spronata a far arrestare due esponenti della lista «Noi con Salvini», specificando che «era un’iniziativa condivisa con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato» e l’avrebbe, invece, invitata a chiedere l’archiviazione per altri soggetti legati al centro-sinistra. Ma la Gallucci non avrebbe obbedito. Un’«insubordinazione» che la donna collega ad alcune sue successive valutazioni negative da parte dei superiori e a una pratica davanti al Csm.
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Performance a tripla cifra per Byd, Lynk&Co e Omoda/Jaecoo grazie agli incentivi.
Byd +535,3%, Lynk&Co +292,3%, Omoda/Jaecoo +386,5%, «altre» +419,2% e fra queste c’è Leapmotor, ovvero il partner cinese di Stellantis che raggiunge l’1,8% della quota di mercato solo a novembre. Lo scorso mese le immatricolazioni auto sono rimaste stabili nei confronti dello stesso periodo di un anno fa, tuttavia c’è stato un +131% circa delle vetture elettriche, grazie agli incentivi che hanno fatto felici i principali produttori di veicoli a batteria: i cinesi. Come emerge appunto dalle performance a tripla cifra messe a segno dai marchi dell’ex celeste impero. La quota di mercato delle auto elettriche è volata così nel mese al 12,2%, rispetto al 5,3% del novembre 2024.
«La spinta degli incentivi ha temporaneamente mitigato l’anomalia del mercato italiano, riavvicinandolo agli standard europei», sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi. «Appurato l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica, strumenti di supporto alla domanda programmatici e prevedibili conseguirebbero anche da noi risultati paragonabili a quelli degli altri grandi mercati Ue», osserva ancora Pressi, citando a titolo d’esempio «l’ormai improcrastinabile revisione della fiscalità sulle flotte aziendali».
Friedrich Merz e Ursula von der Leyen (Ansa)
Pure Merz chiede a Bruxelles di cambiare il regolamento che tra un decennio vieterà i motori endotermici: «Settore in condizioni precarie». Stellantis: «Fate presto». Ma lobby green e socialisti europei non arretrano.
Il cancelliere Friedrich Merz ha annunciato che la Germania chiederà alla Commissione europea di modificare il regolamento europeo sul bando dei motori endotermici al 2035. Il dietrofront tedesco sul bando ai motori a combustione interna, storico e tardivo, prende forma in un grigio fine settimana di novembre, con l’accordo raggiunto fra Cdu/Csu e Spd in una riunione notturna della coalizione a Berlino.
I partiti di governo capiscono «quanto sia precaria la situazione nel settore automobilistico», ha detto Merz in una conferenza stampa, annunciando una lettera in questo senso diretta a Ursula von der Leyen. La lettera chiede che, oltre ai veicoli elettrici, dopo il 2035 siano ammessi i veicoli plug-in hybrid, quelli con range extender (auto elettriche con motore a scoppio di riserva che aiuta la batteria) e anche, attenzione, «motori a combustione altamente efficienti», secondo le richieste dei presidenti dei Länder tedeschi. «Il nostro obiettivo dovrebbe essere una regolamentazione della CO2 neutrale dal punto di vista tecnologico, flessibile e realistica», ha scritto Merz nella lettera.






