2024-10-21
Sale la tensione tra Taiwan e il Sudafrica
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Il presidente sudafricano Matamela Cyril Ramaphosa durante una recente visita in Cina (Getty Images)
Tira significativamente aria di tempesta tra Taiwan e il Sudafrica. E, dietro la turbolenza, spunta lo zampino di Pechino.Il ministero degli Esteri sudafricano ha ingiunto a Taipei di spostare entro sei mesi la propria rappresentanza diplomatica informale dalla capitale amministrativa Pretoria a Johannesburg. La mossa del Sudafrica ha, neanche a dirlo, riscosso l’apprezzamento della Repubblica popolare cinese. «Apprezziamo la corretta decisione del Sudafrica di trasferire l'ufficio di collegamento di Taipei in Sudafrica dalla sua capitale amministrativa, Pretoria. L'indipendenza di Taiwan è impopolare e destinata al fallimento», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning. Taiwan, dal canto suo, ha affermato che la mossa del Sudafrica nascerebbe da pressioni indebite effettuate dalla Repubblica popolare cinese. «Ci è stato chiesto di spostare il nostro ufficio di rappresentanza fuori dalla capitale», ha detto un funzionario del ministero degli Esteri di Taipei. «La nostra conclusione ragionevole è che questa richiesta fa parte di una serie di azioni della Cina per reprimere Taiwan», ha proseguito, per poi aggiungere: «Stiamo ancora negoziando con il Sudafrica nella speranza che ci sia spazio per un cambiamento». Come che sia, secondo il Taipei Times, il governo taiwanese sarebbe pronto a ingiungere al Sudafrica di spostare a sua volta il proprio ufficio di rappresentanza fuori Taipei. Ricordiamo che il Sudafrica ha interrotto le relazioni diplomatiche con Taiwan nel 1997 e che, nel 2010, è entrato a far parte dei Brics: specialmente da allora, Pretoria ha progressivamente rafforzato i propri rapporti sia con Pechino che con Mosca. Non solo. Le attuali turbolenze tra Taipei e il Sudafrica sono scoppiate pochi giorni dopo che Pechino aveva avviato nuove esercitazioni militari attorno a Taiwan, mettendo sotto pressione l’isola con 34 navi e oltre un centinaio di caccia. Un atto, quello della Repubblica popolare, che era stato prontamente condannato dal governo di Taipei. Di avviso opposto, neanche a dirlo, si era invece mostrato il ministero della Difesa di Pechino, dichiarando: «Ci impegniamo sinceramente per la prospettiva di una riunificazione pacifica, ma non prometteremo mai di rinunciare all'uso della forza e non lasceremo spazio all'indipendenza di Taiwan».Insomma, è abbastanza chiaro che il Dragone sta cercando di mettere sotto pressione Taipei, seguendo una duplice strategia. Da una parte, ha ripreso le esercitazioni militari; dall’altra, sta tentando di incrementare il suo isolamento diplomatico. Un elemento indubbiamente significativo risiede nel fatto che Pechino sta implementando tale strategia fondamentalmente a ridosso del voto presidenziale statunitense, mentre la Casa Bianca è guidata da un presidente che è de facto un'anatra zoppa. Dobbiamo aspettarci qualche inquietante svolta nelle prossime due settimane?
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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