2020-06-24
«Repubblica» pagata per diffondere il verbo Ue
David Sassoli (Getty Images)
Ieri il giornale progressista ha lanciato la rubrica «TrUE» in collaborazione con il Parlamento europeo. L'obiettivo è quello di «combattere le fake news di Russia e Cina» e, soprattutto, di dare spazio alle iniziative di Bruxelles. Sul piatto 70.000 euro.Poveri illusi: pensavate che il Coronavirus fosse il peggio disponibile su piazza, e invece vi sbagliavate di grosso. Si aggira per l'Europa una malattia forse ancora più terribile, che i sommi esperti dell'Ue, il 10 giugno scorso, hanno ribattezzato «infodemia». Si tratta, in buona sostanza, di una epidemia di false notizie - le famigerate fake news - che può portare addirittura alla morte. Davvero, non stiamo scherzando. Lo ha detto l'Alto rappresentante della politica estera europea, Josep Borrell: «La disinformazione può uccidere le persone».Come agire per fermare lo scempio? Semplice. Bisogna fare in modo che i cittadini europei non contraggano il pericoloso morbo. Bisogna tenerli al riparo dalle fake news con ogni mezzo. E, in aggiunta, diffondere il più possibile «l'informazione corretta». Il problema è: come distinguere tra bufale e «vera informazione»? Di nuovo, niente di più facile: ci pensa il Parlamento europeo. Il quale ha deciso di sostenere - in collaborazione con alcune testate di vari Stati membri dell'Unione - un programma chiamato TrUE. In Italia, il favoloso progetto ha preso corpo grazie a Repubblica, che ieri, sul sito e sulla prima pagina sull'edizione cartacea ha presentato la «rubrica online realizzata in collaborazione con il Parlamento europeo» chiamata appunto «TrUE», al fine di «fare luce sulle operazioni di manipolazione contro l'Europa». Il quotidiano progressista spiega che, sulla Rete, ci sono dei manigoldi che diffondono apposta notizie false contro l'Ue. «Costoro sono solo il tramite - più o meno consapevole - di operazioni governative ordite altrove, al di fuori dell'Unione, per danneggiare la risposta sanitaria da parte delle autorità nazionali ed europee, per aggravare la pandemia e minare la coesione sociale nei nostri Paesi, la tenuta democratica interna e la stessa Ue», scrive il corrispondente Alberto D'Argenio. E aggiunge: «Destabilizzare e creare sfiducia: le fake news hanno conseguenze dirette sulle nostre nazioni. Un pericolo serio». Repubblica cita le istituzioni di Bruxelles, secondo cui «alcune potenze straniere mirano a compromettere le nostre democrazie». E quali sono queste potenze? Russia e Cina, manco a dirlo.Repubblica, dunque, con la collaborazione del Parlamento Ue, ha approntato «una serie di approfondimenti per capire da dove partono le fake news, per smentirle, per evidenziare quale sia il loro scopo, come Russia e Cina abbiano usato la loro propaganda per far credere agli italiani che il nostro Paese - abbandonato dall'Europa - sia stato salvato da Putin e Xi Jinping. Per raccontare ciò che invece l'Unione ha fatto». Sempre grazie al quotidiano diretto da Maurizio Molinari scopriremo «chi sono i soggetti che diffondono in Europa le bugie di Stato elaborate da Mosca e Pechino per indebolire l'Europa e trarne vantaggi geopolitici ed economici. E infine, come gli esponenti dei partiti populisti in Europa flirtano con la retorica della propaganda russa e cinese per strizzare l'occhio a milioni di persone - e guadagnarne il consenso - già vittime delle fake news». Quest'ultimo passaggio è particolarmente interessante, perché sembra che il progetto TrUE prenda di mira anche i «partiti populisti», ed è facile immaginare quali siano. Ovviamente, un giornale è libero di attaccare chi gli pare e piace, e di certo Repubblica non ha mai risparmiato attacchi ai «populisti». Tra l'altro, in alcune occasioni - pur di colpire gli avversari politici - i colleghi progressisti sono arrivati a pubblicare qualche gustosa bufala (citiamo a caso: la storia, falsa, del bambino di Cantù che faceva il saluto romano a scuola). Questa volta, però, c'è qualcosa di ancora più sgradevole. Il fatto che il Parlamento Ue sia direttamente coinvolto nella realizzazione di articoli fa venire in mente l'orwelliano ministero della Verità, e ciò non suscita belle sensazioni. In pratica, l'Europarlamento sta comprando degli spazi sui giornali per tirare acqua al proprio mulino. Certo, Repubblica ci tiene a specificare di essere «responsabile dei contenuti e delle scelte editoriali del progetto TrUE», e le fonti Ue confermano: la libertà dei giornalisti viene salvaguardata. Gli articoli concordati dovrebbero essere 11, e saranno pubblicati da qui alla fine di luglio, con un possibile prolungamento fino al prossimo settembre. A quanto risulta, è previsto pure un finanziamento. Per gli articoli propagandistici l' istituzione europea dovrebbe corrispondere 70.000 euro, non si capisce bene se alla sola Repubblica o a tutti i giornali coinvolti (dall'Europarlamento ci hanno prima fornito a voce una versione, poi un'altra). Sulle prime, sembra che fosse stato proposto anche al Corriere della Sera di partecipare a TrUE, ma poi la cosa non è andata in porto. Non è escluso, invece, che presto anche Fanpage si aggiunga all'iniziativa, perché il Parlamento Ue lo ritiene il sito più influente sui lettori tra i 18 e i 39 anni. Comunque sia, per Bruxelles quelli destinati ai giornali amici sono soldi ben spesi, poiché la lotta alle fake news cinesi e russe è fondamentale. Infatti, denunciano le istituzioni Ue tramite Repubblica, «le teorie cospirazioniste mettono in pericolo vite, danneggiano la coesione delle società e possono portare a violenza pubblica». Inoltre, chiosa il giornale, «hanno aumentato gli attacchi in Rete di stampo razzista o antisemita». Vogliamo fare un esempio di fake news? Eccolo qui. Dice Repubblica: «ll 23 marzo la versione tedesca di Sputnik scrive che “lavarsi le mani non serve contro il virus"». Già, che brutta disinformazione, questa. Così brutta che vogliamo anche noi contribuire alla causa, e lo facciamo gratis, pensate un po'. Segnaliamo un altro esempio analogo alla bufala di Sputnik, risalente al 4 aprile. Ecco il titolo: «Mascherine? Non necessarie se si rispettano norme sulla distanza». Sapete chi ha diffuso la fake? Angelo Borrelli, capo della Protezione civile.