2025-07-14
Strategie, bluff e contratti fittizi per collocare Marella in Svizzera
Marella Caracciolo (Getty Images)
L’indagine è partita da una disputa per il ricco lascito su impulso di Margherita.Nonostante l’accordo fiscale chiuso dai fratelli Elkann, prosegue l’inchiesta penale della procura di Torino sui presunti reati di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato per alcuni versamenti fatti da Margherita Agnelli - figlia di Gianni - alla madre Marella Caracciolo di Castagneto tra il 2018 e il 2019, sui quali non sarebbero state pagate correttamente le tasse in Italia. In particolare, viene contestata la fittizia residenza svizzera di Marella Caracciolo, deceduta nel 2019, sfruttata per evadere il fisco italiano. Secondo gli inquirenti sarebbe stato orchestrato un balletto di manovre fiscali che oggi grava sui tre nipoti, John, Ginevra e Lapo. È solo uno dei quattro filoni di indagine legati all’eredità di Gianni Agnelli e parte da una denuncia della stessa Margherita che dal 2004, dopo aver firmato un accordo in cui rinunciava all’eredità del padre in cambio di 1 miliardo e 200 milioni di euro, tenta di rientrare nell’asse di successione per ottenere il 50% dell’eredità quale unica figlia sopravvissuta della coppia Agnelli-Caracciolo. Con quell’accordo rinunciava infatti anche a qualsiasi diritto sulla Dicembre, la cassaforte di famiglia, la società che controlla tutte le altre proprietà della famiglia Agnelli. La donna dal 2007 sostiene che non le fosse stato rivelato l’intero patrimonio dai legali del padre, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti. L’unico modo per invalidare l’accordo del 2004 (firmato in Svizzera e quindi valido in quello Stato) è dimostrare che la madre, Marella, non vivesse realmente in Svizzera, ma che passasse la maggior parte del tempo in Italia. Nel nostro Paese, infatti, non si può rinunciare all’eredità finché il parente da cui si deve ereditare è ancora in vita e non si prevede di poter rinunciare a una futura successione.L’inchiesta penale di Torino potrebbe essere quella che sblocca tutte le altre, perché se un tribunale confermasse che Marella Caracciolo era effettivamente residente in Italia, potenzialmente si potrebbe invalidare l’accordo del 2004. Ciò che interessa, oltre alla saga familiare, è capire se sono stati realmente sottratti dei soldi alle casse dello Stato italiano. L’evasione fiscale ammonterebbe a 3 milioni di euro di Irpef per il 2016, 2,5 milioni per il 2017, 3,5 milioni per il 2018 e oltre 30 milioni per il 2019. Tutto denaro legato alla rendita vitalizia corrispostale da Margherita Agnelli dal 2004 in avanti.I pm contestano ai fratelli Elkann e ai loro consulenti anche la truffa. Come già scritto su queste colonne, avrebbero orchestrato una «strategia» per «difendere» l’apparente residenza svizzera della Caracciolo, quando in realtà la donna viveva stabilmente a Torino. Si parla di «contratti simulati», attraverso i quali sarebbero stati concessi in locazione o comodato d’uso immobili di cui Marella deteneva formalmente l’usufrutto, ma nei quali, secondo la Procura, «abitualmente dimorava». Si fa riferimento anche all’assunzione, da parte di John Elkann, di assistenti e collaboratori che in realtà lavoravano per Marella, ma venivano pagati da Fca security e Stellantis Europa per evitare l’instaurazione di rapporti di lavoro in Italia. Per la casa in Svizzera, invece, sarebbe stato assunto del personale per simulare una residenza attiva. Secondo l’accusa emerge chiaramente che, almeno dal 2014, la Caracciolo aveva soggiornato in Svizzera per non più di due mesi l’anno. Come dimostrato dagli appunti della sua assistente personale, Marella avrebbe trascorso in Italia più della metà dell’anno. Anche nel 2017, unico anno nel quale Caracciolo avrebbe soggiornato in Italia per meno di 183 giorni - la soglia prevista dalla legge per pagare le tasse in un’altra giurisdizione - «in realtà trascorse in Svizzera solo il consueto bimestre (in estate, ndr), mentre una fetta ben maggiore la trascorse in Marocco per evidenti e dichiarati motivi climatici».A conti fatti, si tratterebbe di un «ingiusto profitto» da 32 milioni di euro sottratti all’erario. Non solo perché Margherita, nell’accordo firmato nel 2004, aveva ceduto alla madre la sua partecipazione nella Dicembre. Quelle quote, secondo Margherita, «garantiscono un’influenza dominante su Exor» e le sue partecipazioni in Stellantis, Ferrari, Cnh e Iveco. Dimostrare in sede penale che la residenza di Marella in Svizzera era solo fittizia, riaprirebbe in sede civile il tema della successione che potrebbe avere anche risvolti aziendali: se quelle partecipazioni dovessero tornare a Margherita, in via ipotetica potrebbe riacquisire il controllo della cassaforte di famiglia e, con essa, di Exor.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)