2022-11-28
Storie d’eroine europee per crescere vere bambine ribelli
In un libro le imprese delle donne che hanno fatto grande la nostra tradizione. Antidoto all’indottrinamento per bimbi.Qualche settimana fa, una grottesca polemica sul cartone animato Peppa Pig ha tenuto banco sui quotidiani italiani, risolvendosi con il solito scontro mediatico che ha ottenuto soltanto di banalizzare una delle principali questioni dei nostri tempi, ovvero quella dell’educazione. La rivoluzione transumana in corso – economica e ideologica – agisce con più forza sui più piccoli, e non da oggi, proprio perché essi sono più facilmente manipolabili. Occorre «prenderli da piccoli» onde forgiare i nuovi cittadini obbedienti e disponibili, totalmente immersi nella subcultura neoliberale. E non c’è dubbio che all’interno di questo movimento epocale i cartoni animati, le serie televisive, i film e (con minore impatto) i libri rivestano un fodamentale ruolo propagandistico. Non è però attraverso la proibizione o la messa al bando di alcuni contenuti che si può pensare di combattere l’ondata uniformatrice, anche perché di solito tutti questi tentativi non vanno a buon fine, o ottengono l’effetto contrario a quello sperato. Piuttosto, la grande sfida è quella di riuscire a produrre contenuti diversi, che siano qualitativamente in grado di competere con quelli mainstream, e possano offrire una alternativa reale al lavaggio del cervello che va per la maggiore. Due autrici francesi, la scrittrice Audrey Stéphanie e la disegnatrice Aude Benoit, sono riuscite nell’arduo compito di realizzare un libro di grande valore, capace di competere sullo stesso livello delle più influenti produzioni internazionali. Come noto, da qualche anno spopolano nelle librerie italiane ed europee i volumi contenenti le «storie per bambine ribelli». Elena Favilli, l’ideatrice del progetto, ha venduto milioni di copie nel mondo e ha addirittura creato una «factory» in California. In uno dei libri sfornati negli ultimi anni, la Favilli ha spiegato che una «bambina ribelle» è «una persona che cerca di migliorare il mondo per sé e per chi le sta intorno, a qualunque costo». Nel caso specifico, migliorare il mondo significa scolpirlo seguendo i dettami dell’ideologia liberal. Resta un fatto: questi prodotti che offrono una ribellione funzionale al potere hanno successo. Non ha senso limitarsi a criticarli, bisogna saper offrire qualcosa di altrettanto potente ma di segno inverso. Ed è esattamente ciò che fanno Stéphanie e Benoit con il loro libro intitolato Le Audaci. Donne d’Europa di ieri per ragazze di oggi (Ferrogallico). Se alle «bambine ribelli» vengono presentate come modelli varie personalità contemporanee molto politicamente corrette, le Audaci propongono profili del tutto diversi, e anche più entusiasmanti. Il libro racconta le imprese e le vite di Giovanna D’Arco, Cornelia, Livia, Lagertha, Tanaquilla… «Ogni eroina protagonista di Le Audaci», si legge nella presentazione, «che sia regina, figlia del popolo, combattente o studiosa - incarna uno dei fondamenti della costruzione europea: l’eredità dell’antica Grecia, l’esempio dato a Roma, la ricchezza culturale del Medioevo…». Il risultato è una collezione di storie che hanno il ritmo delle narrazioni contemporanee ma si muovono in un orizzonte diverso e antico. «Dalla notte dei tempi, le donne sono state celebrate per il privilegio di cui sono le sole detentrici: quello di donare la vita. Un compito sacro che tende a gettare ombra sul resto... Tant’è che le donne non sono molto spesso citate nei libri di storia, scritti da uomini più interessati alle battaglie e ai potenti del mondo», scrivono le due autrici francesi. «In Europa, però, il passato è prodigo di personalità femminili che hanno lasciato impronte indelebili. […] Attraverso le incredibili avventure di queste eroine, davvero esistite, scopriremo che le donne europee sono sempre state fautrici del proprio destino. Alcuni diranno che hanno saputo imporsi in un mondo di uomini... Ma vedremo che questo mondo fu anche delle donne. Che abbiano governato gli imperi più potenti del mondo, promosso le arti e la cultura, comandato interi eserciti». Niente stereotipi arrugginiti, dunque, e niente bigottismo. Ma storie di grandi donne di ieri per donne di domani. Che potranno pure essere ribelli, ma per la buona causa dell’Europa.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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