La Casa Bianca è stufa dei tagli negli Usa: «Stellantis mantenga le promesse fatte ai sindacati». In una lettera al «Sole 24 Ore» Jaki ciancia dello spirito di «libera impresa e progresso» in Fiat mentre annuncia altri «fermi» anche a Pomigliano e Termoli.
La Casa Bianca è stufa dei tagli negli Usa: «Stellantis mantenga le promesse fatte ai sindacati». In una lettera al «Sole 24 Ore» Jaki ciancia dello spirito di «libera impresa e progresso» in Fiat mentre annuncia altri «fermi» anche a Pomigliano e Termoli.Bisogna riconoscergli del talento fuori dal comune. Riuscire nell’impresa di unire maggioranza e opposizioni in Italia e al tempo stesso di scomodare la Casa Bianca negli Stati Uniti non è cosa da tutti. Ma a John Elkann probabilmente viene naturale. Coagulare critiche e attacchi da tutti i ceti politici e sociali è nel suo Dna. Destra o sinistra, operai o imprenditori, Washington o Roma poco importa. Le strategie e la comunicazione di Stellantis sono talmente fallimentari e incomprensibili che è impossibile non dargli contro. Deve averlo pensato anche la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre quando ieri ha risposto ad una domanda sugli impegni produttivi della casa automobilistica negli Stati Uniti chiedendo a Stellantis di rispettare quelli presi con «l’Uaw (il sindacato di settore) che comprendeva la promessa di riaprire ed espandere la produzione nelle comunite che erano state devastate dalle precedenti chiusure». Va ricordato che il braccio di ferro tra Stellantis e i rappresentanti dei lavoratori a stelle e strisce va avanti da mesi con minacce di scioperi di questi ultimi a cui sono seguite azioni legali dei primi. E se negli Usa Jaki non se la passa bene, non è che in Italia le cose vadano meglio. Solo ieri, andando in ordine sparso, il solitamente nutrito cahier de doléances della casa automobilistica registrava: la decisione di una delle principali agenzie di rating (Moody’s) di portare da stabili a negative le previsioni finanziarie (l’outlook) della multinazionale, la comunicazione di una riduzione del 20% delle consegne consolidate, cioè dei veicoli consegnati alla rete vendita che alla fine determinano i veri ricavi del gruppo, nel terzo trimestre, e l’annuncio dell’azienda ai sindacati che a novembre ci sarebbero stati altri 9 giorni di stop alla produzione negli stabilimenti italiani di Pomigliano d’Arco, Pratola Serra e Termoli. Nulla di nuovo sotto il diluvio, verrebbe da dire, nel senso che bastava il profit warning del 30 settembre per capire che la situazione finanziaria era critica. Così come il problema del calo di vendite e produzioni è sotto gli occhi di tutti da mesi. Recentemente i sindacati italiani hanno reso noto un report che parlava di un crollo della produzione del 30% rispetto allo scorso anno e di situazioni drammatiche soprattutto negli stabilimenti di Melfi, Cassino e Torino. Ecco, forse la vera notizia ferale di ieri è che anche nei siti che sulla carta se la passano meglio, soprattutto Pomigliano, la situazione è in fase di deterioramento. Quel che certo è che il quadro era e resta drammatico. Eppure davanti a questa tempesta perfetta, il presidente di Stellantis e principale referente del gruppo per l’Italia, John Elkann, ha trovato il tempo per scrivere una cordiale e ossequiosa lettera al Sole 24 Ore in occasione dell’anniversario per i 50 anni del Gruppo dirigenti Fiat. «Un’associazione nata nell’alveo della Fiat», evidenzia l’erede degli Agnelli, «che ha scelto di guardare oltre i confini aziendali per promuovere in tutta Italia i valori della libera impresa e del progresso». Cioè? «L’orientamento costante verso l’innovazione», ha continuato il presidente, «è stata la vera matrice che ha accomunato generazioni di dirigenti Fiat, dalla fondazione a oggi, alla loro capacità ingegneristica si deve ad esempio lo sviluppo di tecnologie di frontiera come il Pendolino, prototipo del treno ad assetto variabile che aprì la strada all’Alta Velocità europea o delle valvole cardiache sviluppate sin dagli anni 60 dalla divisione Biomedica della già citata Sorin [...] Questo orgoglio nel costruire il futuro non è mai venuto meno in tutti questi anni e ha permesso di portare i nostri prodotti e le nostre tecnologie in tutto il mondo [...], Ora, nessuno pretendeva un mea culpa o che sulle pagine del principale giornale economico del Paese l’erede degli Agnelli rivelasse numeri e piano industriale, che peraltro sono stati negati al Parlamento italiano, ma un accenno alla situazione attuale quella sì. Qualche forma di rassicurazione per impianti e occupazione, pure. E invece niente. Solo una sequenza di ricordi celebrativi che risultano però paradossali se messi a confronto con il quadro attuale. Basti ricordare che Stellantis nel 2023 ha raggiunto il record di brevetti depositati in Francia, a quota 1.542, mentre all’Italia sono state riservate le briciole, appena 166 nuove «invenzioni» tecnologiche. Oppure, evidenziare che la decisione di rinunciare alla costruzione di uno dei siti per batterie per l’auto elettrica più grandi in Europa, a Termoli, è stata praticamente presa ma è difficile da annunciare. Anche perché in Francia la gigafactory è già attiva, mentre in Spagna il progetto è stato confermato. «Se siamo stati in grado di festeggiare il traguardo dei 125 anni di storia aziendale», ha concluso Jaki, «è innanzitutto grazie alle moltissime persone che hanno lavorato e tuttora lavorano con noi. E poi perché sappiamo dove sta la nostra forza: coraggio, forza pionieristica nel costruire il futuro, responsabilità sociale, insieme alla volontà di mantenere un dialogo aperto e costruttivo con tutti, nel rispetto della propria indipendenza. Sono questi gli elementi dello «spirito Fiat». Tutto surreale se si pensa al costante ricorso agli ammortizzatori sociali in tutti i siti italiani del gruppo e alla perdita di 12.000 posti di lavoro negli ultimi tre anni. Come del resto surreale era stata la recente audizione dell’ad Carlos Tavares in Parlamento che di fronte alle critiche e agli attacchi bipartisan aveva avuto il coraggio di chiedere altri incentivi, mica per l’azienda quanto per i cittadini che devono comprare l’auto. A pensarci bene, però, la lettera del presidente ieri ha toccato vette inarrivabili. John Elkann ha infatti chiesto ospitalità al giornale di Confindustria. Quella stessa Confindustria che pochi giorni fa, per bocca del presidente Emanuele Orsini, aveva definito folli le richieste di ulteriori sussidi avanzata dalla multinazionale franco-italiana. Ma su questo e sugli altri miliardi di aiuti pubblici ricevuti nella sua storia dalla Fiat, Jaki ha preferito soprassedere.
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