2024-09-11
Stefano Buono: «Nucleare sul mare pronto in tre anni. Vale 200 pale eoliche»
Il ceo di Newcleo: «Con Saipem lavoriamo sul progetto. Siamo in vantaggio con la tecnologia ma ci servono le autorizzazioni».Il nucleare verrà dal mare. Potrebbe essere questa la soluzione per superare i veti sulla presenza delle centrali vicino alle città e per dare una risposta, in tempi brevi e a costi non esorbitanti, al fabbisogno energetico del Paese. Stiamo parlando di piattaforme marine, collegate alla rete elettrica a terra, sulle quali sono posizionati piccoli reattori nucleari in grado di fornire 400 Mwe (megawatt elettrici) di elettricità, superiore a quella di 200 pale eoliche, delle più grandi. Il progetto è made in Italy e nasce dalla partnership tra Newcleo, startup nata per sviluppare una nuova tecnologia di energia nucleare pulita e sicura e Saipem, leader nell’engineering del settore petrolifero. L’Italia è avanti a livello mondiale in questa tecnologia. «Solo la Russia ha un prototipo già funzionante che dal mare fornisce energia a terra ma è di vecchia generazione. Altri stanno studiando questo progetto, in primis la Corea e anche Bill Gates. Se siamo veloci, riusciamo a conquistarci un vantaggio internazionale unico». A parlare è il ceo e fondatore di Newcleo, Stefano Buono.Quali sono i contenuti i questo accordo? «È una partnership tecnologica. Saipem ha il know how nella progettazione delle piattaforme e Newcleo la tecnologia del nucleare. L’obiettivo è produrre elettricità a emissioni zero attraverso unità nucleari galleggianti, collegate alla rete elettrica a terra o ad altri utenti. Insieme faremo un’analisi di fattibilità sul possibile sviluppo di prototipi. L’integrazione delle reciproche esperienze ci pone in una situazione di vantaggio a livello internazionale».La produzione di energia elettrica da nucleare su una piattaforma in mare consente di aggirare il divieto alle centrali deciso dal referendum? «La nostra tecnologia è nuova, non intercettata dal referendum e se il governo fornisse il quadro giuridico, potremmo realizzare impianti anche a terra. La piattaforma marina è sottoposta alla normativa in materia di nucleare delle acque territoriali in cui si trova. Quindi, se è in acque italiane, è sottoposta alla legislazione italiana e non si può fornire energia da nucleare all’Italia. Ma confidiamo nella caduta di queste limitazioni. I tempi sono maturi. Il contesto internazionale è cambiato dal referendum e c’è l’esigenza di nuove fonti energetiche non inquinanti. Questa sarebbe la soluzione ottimale. La piattaforma, pur avendo la bandiera di uno Stato, può fornire energia a chiunque se resta in acque internazionali».Quali sono i vantaggi rispetto a una centrale nucleare? «Innanzitutto i tempi di realizzazione. Superata la fase del primo modello e, quindi, l’iter delle autorizzazioni, per completare una piattaforma e avviare l’attività ci si impiegano circa tre anni. C’è poi l’interesse a che sia il più economica possibile. Il primo reattore da commercializzare lo realizzeremo in Francia nel 2033, preceduto da un prototipo nel 2031, ma non si tratta di piattaforme marine. Un altro punto di vantaggio rispetto alle centrali a terra è che queste richiedono una valutazione delle caratteristiche geologiche del suolo, considerando la resistenza dell’impianto a eventuali rischi sismici. Per le piattaforme, invece, una volta definito il progetto, si possono trasportare ovunque. C’è il vantaggio della portabilità, che è unico, invece di cambiare modello ogni volta. Ci sono altri Paesi che stanno studiando la possibilità di mettere reattori sulle piattaforme. La Russia ha già un reattore che funziona così e lo vorrebbe rivendere ad altri Paesi».L’Italia si troverebbe a gareggiare in un mercato che ha pochi competitor. «Il mercato è enorme ma, al momento, pochi Paesi stanno studiando questa soluzione. Si richiedono competenze complesse e la capacità di portare questo progetto sul mercato è importante. La partnership con Saipem, con la sua esperienza nell’engineering del settore petrolifero, è strategica. Il nostro prodotto sarebbe assolutamente innovativo. L’unica applicazione di oggi è quella in Russia: in base alla loro esperienza petrolifera marina, hanno fatto una piattaforma che fornisce elettricità a terra ma si servono di una tecnologia molto vecchia. È un modello di business che vorrebbero esportare in Asia e Africa. I coreani sono avanti nella progettazione, noi dobbiamo fare in modo di essere più veloci di loro, così da conquistare la supremazia sul mercato. Anche Bill Gates sta studiando una applicazione di reattore marino. Ci sono pochi innovatori nel mondo che hanno cominciato a fare questo tipo di sviluppo. Nel 2023 avevamo già concluso un accordo con Fincantieri e con Rina (azienda di consulenza ingegneristica, ndr) per lo studio dell’utilizzo dell’energia nucleare nell’ambito della propulsione marittima civile ad emissioni zero».Questo settore così nuovo è regolamentato? «Non esistono regolamentazioni per l’uso civile di queste applicazioni a livello internazionale. L’Imo, l’International maritime organization, sta studiando un quadro normativo. Ci sono, però, già 160 reattori perlopiù militari che circolano per i mari».Quali sono i tempi di applicazione del progetto? «Dipenderà dal quadro regolatorio internazionale».Le piattaforme marine potrebbero sostituire le centrali nucleari? «Sono centrali nucleari a tutti gli effetti solo posizionate sul mare, come se fossero un parco eolico galleggiante. Hanno il vantaggio della portabilità. Due piattaforme marine potrebbero dare elettricità a tutta Roma e ai Comuni della costa e senza essere disturbate dalla variabilità del vento o del sole. La turbina eolica funziona solo per il 25% del tempo, quindi bisogna metterne quattro volte in più, mentre la piattaforma dà energia tutto il giorno, tutti i giorni. Un impianto marino da 400 Mwe vuole dire 1.600 pale da 1 Mwe o meno pale ma molto più grosse e con la difficoltà di avere energia solo quando c’è il vento, ferma restando la necessità di ricorrere a una fonte fossile come il gas quando non funzionano».Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato la creazione di una newco per produrre reattori. Voi vi candiderete? «Noi siamo pronti».