2023-04-17
Stasera parte «L'Isola dei Famosi»
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Ilary Blasi, nel riquadro il cast dell'Isola dei Famosi 2023 (Mediaset)
Archiviato il settimo Grande Fratello Vip, Mediaset riparte su Canale 5 nella prima serata di lunedì 17 aprile con la diciassettesima edizione del reality condotto da Ilary Blasi: sarà ancora Alvin a guidare i 16 naufraghi sulle spiagge dell'Honduras.L’ultima edizione del Grande Fratello Vip, la settima, si è conclusa il mese scorso. Duecento giorni, quasi, è durata. Duecento giorni nel corso dei quali ci si è chiesti, a più riprese, se un reality possa restare in onda tanto, se sia legittimo riempire il palinsesto con tanta monotonia, se ancora ci sia un pubblico per certi, eterni programmi. E, alla fine, l’unica risposta che è stato possibile individuare è stata affermativa. Il Grande Fratello Vip ha fatto appena in tempo a finire, portandosi via la Casa, Cinecittà, il nome di un vincitore già dimenticato, e un altro reality è stato preparato. L’Isola dei Famosi, edizione numero diciassette, sarà lanciata su Canale 5 nella prima serata di lunedì 17 aprile. Senza grosse novità, senza promesse ad accompagnarne il debutto. Il format, lo stesso format che la Rai ha portato in Italia nel 2003, è stato mantenuto intatto. Ci sarà un’isola, dunque, l’Honduras e le sue spiagge. Ci sarà uno studio e una conduttrice, Ilary Blasi, che negli anni ha saputo diventare la vera e principale attrattiva dello show. La Blasi, il cui ritorno televisivo, quest’anno, è inevitabilmente segnato dal gossip, dalla fine dell’amore con Francesco Totti, da un divorzio che è diventato presto di dominio pubblico, da una nuova relazione e le sue conseguenze, è stata lo spettacolo nello spettacolo: una presentatrice mossa non da un agire codificato, ma dai sentimenti umanissimi che accomunano ogni spettatore. Noia, rabbia, ironia, cinismo. Ilary Blasi, ex letterina, ha condotto L’Isola secondo il proprio capriccio. E cara grazia, verrebbe da dire, perché altro altrimenti lo show non avrebbe offerto. L’Isola dei Famosi, come il Grande Fratello prima di lei, ha perso il suo potenziale sociale. Non è più un esperimento, da guardare e seguire con genuina curiosità. Le sue dinamiche non sono più cosa nuova. È tutto già visto, già sentito, già digerito. Lo sarà, presumibilmente, anche quest’anno, anno in cui per l’Honduras partiranno tredici nuovi concorrenti, alcuni a coppie. La diciassettesima edizione del programma, nella quale Alvin è stato confermato inviato, ha deciso di introdurre una gara a due. Tre famosi salteranno accompagnati, nelle acque dei Caraibi. Paolo Noise sarà con Marco Mazzoli, Alessandro Cecchi Paone con il fidanzato, Simone Antolini. I Jalisse, Alessandra Drusian e Fabio Ricci, gareggeranno insieme. E, a sfidarli, saranno altri famosi, famosi per meriti propri o altrui. Marco Predolin, Fiore Argento, Andrea Lo Cicero, Corinne Clery, Helena Prestes, Pamela Camassa, Christopher Leoni, Nathaly Caldonazzo, Claudia Motta e Cristina Scuccia, ex suora di The Voice, sono i concorrenti scelti per animare lo show. Uno show che, in studio, saranno Vladimir Luxuria ed Enrico Papi a commentare.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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