2021-01-21
La stampella di Conte curerebbe il Covid usando la marijuana
Il governo tira avanti grazie al no mask che non crede neanche alla Xylella. Si chiama Lello Ciampolillo ed è stato cacciato dal M5s.Alfonso Ciampolillo, detto Lello.Chi era costui? Fino a pochi giorni fa, un Carneade della politica. Più che un senatore - per caso - della Repubblica, eletto nelle liste del M5s alle politiche del 2013 e del 2018 (oggi transfuga nel gruppo Misto causa espulsione, di cui tra poco vi dirò), un turista di Palazzo Madama. O un miracolato da Beppe Grillo, e non da San Nicola, patrono della sua città natale, Bari. Il riferimento non è peregrino: nel capoluogo pugliese il M5s lo candidò alla carica di sindaco nel 2009, e in quella occasione - su 210.000 voti espressi - Ciampolillo se ne aggiudicò la bellezza di 767, lo 0,37%. Poi - d'improvviso, martedì scorso - una star mediatica per quel voto last minute da «volonteroso» (in quella che un tempo, in ambito anche extracalcistico, si sarebbe definita «zona Cesarini», da oggi ribattezzata «zona Ciampolillo»), quell'entrata in corsa nell'emiciclo che ha richiesto l'intervento del Var per l'opportuna verifica dei tempi. «Sono andata a controllare, l'ingresso è alle 22.14 e io ho dichiarato chiusa la votazione alle 22.15», ha specificato con puntiglio la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo che per ben due volte il senatore era risultato assente - per improvviso bisogno fisiologico? Per distrazione? Perché si doveva mettere d'accordo con qualche emissario della maggioranza?- alla cosiddetta «chiama».Certo, la sua fama repentina con tale «mossa del cavallo», altro che quella di Matteo Renzi, ha rischiato tuttavia di essere oscurata in anticipo dall'intervento del senatore grillino Andrea Cioffi, che ha motivato la rinnovata fiducia a Giuseppi con la meraviglia del «ciclo del glucosio», testualmente: ossigeno, azoto, potassio, carbonio, le ali dei gabbiani, il sangue dei lombrichi, gli artigli dei leoni. Un discorso lisergico che ha generato in molti ascoltatori, me compreso, l'impressione di essere potenzialmente sotto l'effetto di cannabis. Sostanza psicotropa che ci rimanda a bomba, o a bamba? A Ciampo-Lillo & Greg (in fondo, un duo comico racchiuso in una persona sola).Perché proprio lui ha promosso la citata «erba spinella» come antidoto nientepopodimeno che al Covid. Allo scoppiare della pandemia, lo scorso febbraio, Ciampolillo prese infatti mouse e tastiera per scrivere una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, magnificando le proprietà terapeutiche del «fiore di cannabis»: «È noto che la sua vaporizzazione, con gli oltre 800 principi attivi in esso contenuti, rafforzano in modo significativo le difese immunitarie. Penso in particolare agli anziani», e qui non infierisco oltre con il sarcasmo perché memore di quante morti ci siano state tra di loro, dentro e fuori le case di riposo. Non solo: in seguito ha assunto anche posizioni negazioniste no mask, sulle mascherine che «servono solo a fermare l'influenza, ma non vi sentite presi in giro?». I supporter grillonzi avevano comunque già avuto modo di apprezzarne le gesta sempre in tema di contenimento, ma di un'altra pandemia: il contagio da Xylella. Nel dicembre 2018 si era fatto fotografare avvinto come l'edera a un ulivo della sua regione.L'incolpevole albero era stato eletto, a sua insaputa, a «residenza parlamentare» da Ciampolillo.La provocatoria iniziativa era volta a evitare l'eradicazione della pianta, «uno scempio che deve essere fermato immediatamente». «Ma quale batterio! Ma quale malattia!», tuonò il Ciampolillo per giustificare l'inciampo(lillo): «È un'emergenza che non c'è». Gli alberi potevano essere salvati, e non tagliati, ricorrendo a cure di cui Ciampolillo si faceva garante per contrastare il dilagare dell'infezione: il sapone e le onde elettromagnetiche. Non sapremo mai se la panacea avrebbe funzionato, dal momento che il povero arbusto alla fine è stato comunque abbattuto. Tornando al coronavirus, la missiva a Speranza Ciampolillo la scrisse quando già era passato al gruppo Misto, causa espulsione dalla sgangherata combriccola pentastellata a opera dei probiviri del Movimento per la mancata restituzione di parte dell'indennità percepita, anche se in verità erà già nel loro mirino per -attenzione - non aver votato, in chiave anti Pd, la fiducia al governo Conte bis! Già questo basterebbe a inficiare qualsiasi pseudomotivazione politica per quella preferenza data in extremis per assicurare la cadaverica sopravvivenza dell'esecutivo.Legittimando il sospetto che, nelle more della doppia «chiama» e la sua fulminante epifania in Aula quasi fuori tempo massimo, ci sia stata una qualche forma di mercanteggiamento. Ipotesi che il Nostro neppure smentisce, come si fa in maniera rituale (e quasi sempre ipocrita) in questi casi: «Certamente mi farebbe piacere un ruolo da sottosegretario o addirittura da ministro dell'Agricoltura, una materia che mi piace tanto». Avallando così la sensazione che più d'uno, di certo in maniera abrasiva, ha maturato alla fine di tutta questa esemplare vicenda. E cioè che in fondo le sue siano altre braccia sottratte alla cura dei campi.