2021-03-10
Sputnik prova a sbarcare in Italia con una minima produzione. Obiettivo: irritare l’Ue
(Michele Lapini/Getty Images)
Firmato l'accordo tra il fondo di Mosca e la brianzola Adienne Pharma&Biotech (con sede in Svizzera). La Regione Lombardia: «Patto tra privati». La Commissione: «Farmaco estraneo alla nostra strategia».Lo Sputnik «sarà prodotto in Brianza». L'annuncio è arrivato ieri dalla Camera di commercio italo-russa riportando la firma di un accordo - il primo in Europa - tra il fondo governativo russo Rdif (che ha finanziato la scoperta del vaccino sviluppato dall'istituto Gamaleya) e la società Adienne Pharma&Biotech di Lugano che controlla la Adienne srl di Caponago, in provincia di Monza e Brianza. La partnership permetterà di avviare la produzione «già dal mese di luglio 2021» con l'obiettivo di arrivare a «10 milioni di dosi entro la fine dell'anno».In una nota si legge che a ottobre 2020, con il supporto dell'Ambasciata italiana a Mosca, sono stati promossi incontri tra imprese italiane ed europee con le controparti istituzionali russe per verificare le opportunità in termini di cooperazione relative alla produzione del vaccino russo Sputnik V in Italia. «Abbiamo fatto una staffetta senza casacche o bandiere politiche», ha spiegato il presidente della Camera di commercio italo-russa, Vincenzo Trani, precisando che la produzione in Italia inizierà anche se l'Ema non concederà l'autorizzazione al suo impiego nell'Unione europea. «Un conto è la produzione, un altro la distribuzione, dunque l'acquisto del prodotto in sé. Ci sono altre aziende a livello europeo che si stanno muovendo nella stessa direzione, i tedeschi erano a un passo, noi siamo stati bravi perché siamo arrivati per primi», ha aggiunto. La R-Pharm Germany GmbH (che opera già in joint venture con i russi), infatti, lo scorso 4 marzo ha attivato la cosiddetta rolling review necessaria per consentire all'Agenzia europea del farmaco di valutare i dati non appena saranno disponibili per decidere se i benefici superano i rischi. La Adienne Pharma&Biotech ha sede a Lugano, in Svizzera, ma lo stabilimento produttivo è a Caponago, a ridosso dell'Autostrada A4. Nata nel 2004 e presieduta da Antonio Di Naro, manager bergamasco con una laurea in chimica e un passato da ricercatore, si è specializzata nella produzione di farmaci di nicchia, spesso trascurati dalle grandi produzioni, per curare le cosiddette malattie rare. La srl italiana ha chiuso il bilancio 2019 con 51 dipendenti, un fatturato di 15,7 milioni e un utile di 3,5 milioni. Nel settembre 2016 la capogruppo svizzera aveva preparato lo sbarco sulla Borsa di Zurigo per poi fare marcia indietro dopo qualche settimana, «a causa delle avverse condizioni del mercato». Una curiosità: all'inizio dello stesso anno la società aveva cambiato nome, quello precedente era Rodina, che in russo significa «patria». Intanto, dalla Regione Lombardia viene evidenziata la propria «estraneità rispetto all'accordo citato, di cui è venuta a conoscenza solo in via indiretta tramite i media. Tale accordo risulta infatti esclusivamente di profilo di diritto privato tra i contraenti», si legge in una nota. Quanto al Mise, la produzione di Sputnik V in Italia viene definita una «operazione legittima che rientra nelle logiche di mercato» e in quanto tale «non può essere attribuita al ministero dello Sviluppo economico», precisano fonti del ministero guidato da Giancarlo Giorgetti, che giovedì incontrerà nuovamente i rappresentanti di Farmindustria, insieme al commissario Francesco Paolo Figliuolo, e al consulente economico per i vaccini, Giovanni Tria. Ma non è solo la Brianza a essere al centro delle danze russe sullo Sputnik. Ci sono, infatti, altre due società ai blocchi di partenza per la produzione in Italia dello Sputnik. Lo ha detto all'agenzia Ansa il presidente di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico: «Sono due aziende molto note nel campo e sono nella fase finale delle trattative con il fondo Rdif», ha spiegato senza però fare nomi. Nei giorni scorsi si era scommesso sulla Gsk in provincia di Siena, ma i bioreattori sono già dedicati alla produzione del vaccino contro la meningite. Una possibile candidata è la laziale Patheon, controllata dalla multinazionale Thermo Fisher (già impegnata nella supply chain del vaccino Astrazeneca), che nel Ferentino produce strumenti e materiali per l'industria farmaceutica ed è dotata di bioreattori.«Credo che la documentazione complessiva analitica, riparametrata sugli standard europei, sarà consegnata all'Ema entro fine mese e dunque per maggio potrà arrivare la registrazione», ha aggiunto Fallico. Proprio ieri l'Agenzia europea ha confermato che sta proseguendo la sua valutazione «in modalità di revisione continua» per accertare la sua conformità «ai consueti standard Ue. Qualsiasi raccomandazione si baserà sulla forza delle prove scientifiche su sicurezza, qualità ed efficacia del vaccino e nient'altro». L'esame dei dati continuerà «fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per la domanda formale di autorizzazione all'immissione in commercio». Per quanto riguarda un eventuale processo di approvazione nazionale, Ema rimanda alla dichiarazione del novembre scorso firmata dal network delle agenzie del farmaco nazionali. Una dichiarazione con cui si «incoraggiano i titolari delle autorizzazioni all'immissione in commercio a presentare le loro domande tramite una procedura centralizzata» Ema, «per garantire che tali vaccini raggiungano tutti gli Stati membri contemporaneamente». Nel frattempo, però, a Bruxelles alzano il primo muro: «Attualmente non sono in corso colloqui per integrare lo Sputnik V nella strategia Ue sui vaccini», ha commentato un portavoce della Commissione Ue. Gli Stati membri, ha ricordato, possono sempre «concedere l'approvazione del vaccino Sputnik» nell'ambito dell'autorizzazione per uso di emergenza, ma «in questo caso la responsabilità spetterà allo Stato membro e non all'azienda, come sarebbe se il vaccino ottenesse l'autorizzazione all'immissione in commercio dell'Ue».