2024-04-08
Spunta l’«usuraio delle cosche». Ecco i legami con i dem e Calciopoli
Nelle carte c’è Antonio Esposito, amico di Luciano Moggi e sodale del boss che infiltrò il primo Comune del Nord sciolto per mafia. Condannato come strozzino, ha ricevuto sostegno economico dall’ex bomber Ciccio Graziani.Sino a che punto i tentacoli della piovra ’ndranghetista sono entrati nelle istituzioni piemontesi? Il rapporto tra Salvatore Gallo, nativo della Provincia di Cosenza, e il figlio Raffaele Gallo, campione delle preferenze del Pd piemontese (che nel frattempo ha deciso di fare un passo indietro in vista della candidatura alle prossime elezioni), con uomini considerati in odore di ’ndrangheta è conclamato, in particolare con quel Roberto Fantini, arrestato nei giorni scorsi per concorso esterno e scelto in quota Pd il 22 novembre 2022 come membro dell’Organismo regionale per il controllo collaborativo, l’ente preposto a controllare la legalità degli appalti regionali. Ma ci sarà anche da verificare se non ci siano stati condizionamenti attraverso i tre consiglieri comunali e i cinque circoscrizionali della scuderia dei Gallo, tutti eletti con il sostegno della famiglia dem di origine calabrese.I legami con certi mondi risalgono negli anni e ci portano allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del primo Comune del Nord Italia, quello di Bardonecchia nel 1995, quando venne arrestato il boss Rocco Lo Presti.Il link è Antonio Esposito, settantottenne pregiudicato di origini foggiane, già noto alle cronache, come vedremo, per la vicenda di Calciopoli. Nell’ordinanza di arresto per nove persone firmata il 29 febbraio dal Gip Luca Fidelio non viene citato come indagato, ma come elemento utile a inquadrare meglio le discutibili frequentazioni di Gallo senior. Esposito conosce bene il ras delle tessere dem, ma anche Fantini, che gli garantiva pagamenti con la Sitalfa (controllata del gruppo Sitaf, la società autostradale del traforo del Frejus), sino a quando per il quasi ottuangenario pugliese non sono ricominciati i problemi giudiziari.Il suo nome spunta nell’ordinanza quando il giudice ci informa che nel 1986 Gallo senior, quando era presidente, in quota socialista, di una Usl dell’hinterland torinese, è stato arrestato per concussione, falso ideologico, interesse privato e truffa. In quel procedimento patteggia una pena a un anno e sei mesi e ha come co-indagati Esposito e Sergio Ioppolo, all’epoca titolari della Pul Torino, ditta di pulizie che sarebbe stata favorita da Gallo nell’aggiudicazione di una commessa.Fidelio ci informa che Esposito, «gravato da precedenti penali per associazione per delinquere, estorsione, usura, truffa, falsi in genere, reati contro la pubblica amministrazione», è stato successivamente coinvolto in un’inchiesta più pesante: è finito alla sbarra «unitamente a numerosi altri appartenenti al “gruppo” attivo a Torino e a Bardonecchia, facente capo a Rocco Lo Presti e ai nipoti Luciano e Giuseppe Ursino», la cosca che aveva infiltrato Bardonecchia. Esposito, nel 2006, viene arrestato e, successivamente, condannato a una pena di 3 anni e 4 mesi con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’usura, reato che avrebbe commesso in concorso con Rocco Lo Presti & C.In tale procedimento emergono i rapporti di Esposito con Teresio Fantini, conosciuto dal gruppo criminale come «il generale», padre di Roberto. L’inchiesta era stata innescata nel 2002 da un tentativo di estorsione ai danni dell’ingegnere Vincenzo Procopio, già direttore dei lavori dell’autostrada Torino-Bardonecchia, e dalle intimidazioni subite dai membri (tra cui Procopio) del Comitato per l’organizzazione dei XX giochi olimpici di Torino 2006 (Toroc), a cui vennero inviati anche buste con proiettili.Procopio, nel 2002, racconta ai carabinieri che «dopo qualche giorno da una telefonata estorsiva aveva ricevuto la visita di Esposito, il quale si era proposto di mediare con gli estorsori, vantando delle conoscenze dell’ambiente malavitoso e affermando in particolare di conoscere i calabresi della Valle di Susa».L’ingegnere sostiene di aver conosciuto Esposito nel 1997 «poiché si era presentato nel suo ufficio per chiedere un contributo di 750 milioni di lire per contribuire a sostenere le spese legali» di un dirigente siciliano della Sitaf, arrestato per corruzione e successivamente assunto dalla Cogefa della famiglia Fantini. Quest’ultima, legata ai Gallo e al Pd, fa da trait d’union tra presunti estorsori ed estorti, tanto che il giudice precisa che Procopio e Teresio Fantini sono stati coimputati in un procedimento per turbativa d’asta per l’assegnazione dei primi appalti per la realizzazione della Tav.Nel 2006, come detto, Esposito viene arrestato per aver «incravattato» con interessi usurari, anche per conto di Lo Presti e nipoti, uno dei personaggi più in vista della politica degli anni ‘80: l’ex assessore socialista ai Trasporti di Torino Beppe Rolando, riciclatosi successivamente come imprenditore nel settore dei servizi integrati. Di lui Esposito dice, intercettato, a un coindagato: «È una miniera quello lì». «Tonino» per conto della ’ndrangheta smista assegni di persone vittime di usura. Un giro milionario.Dopo la condanna, il settantottenne foggiano continua a perseguitare Rolando, colpevole, a suo dire, di avergli rovinato la vita. Per questo il 19 luglio 2019 finisce nuovamente in manette con l’accusa di estorsione continuata commessa in danno dello stesso imprenditore. Così l’uomo considerato vicino alle ’ndrine nel 2020 viene condannato in via definitiva a ulteriori 3 anni 8 mesi di reclusione.Tutte queste vicissitudini giudiziarie avrebbero condotto in disgrazia Esposito. Al punto che la banda di Fantini e Gallo inizia a doversi preoccupare del suo sostentamento come risulta dalla ordinanza di custodia cautelare.Il 16 ottobre del 2020 Roberto Fantini riceve la telefonata di tale Giuseppe Imperato, sedicente commercialista, il quale si presenta come «amico di Tonino Esposito» e afferma di essere impegnato in una raccolta di fondi in favore dell’uomo ai domiciliari. Fantini spiega di aver già dato il proprio obolo, attraverso un versamento effettuato dall’ex calciatore Francesco «Ciccio» Graziani, uno degli eroi del Mundial del 1982 («Avevo detto che volevo rimanere anonimo, che lui non lo sapesse che io avevo contribuito» puntualizza). Alla raccolta partecipano anche altri imprenditori.Il 31 dicembre successivo, intorno alle 20, Esposito racconta a Graziani, di aver ottenuto dal magistrato di sorveglianza il permesso di assentarsi dalla propria abitazione dalle 8:30 alle 18:30 e di voler svolgere l’attività di procacciatore d’affari per una ditta di pulizie del già citato Imperato. Fa riferimento anche alla perdita dei lavori svolti per Sitalfa, ma assicura che Fantini «sin dall'inizio della detenzione domiciliare non gli aveva mal fatto mancare il proprio sostegno promettendogli di aiutarlo quando avesse risolto i propri problemi giudiziari»: «Poi ha detto Roberto di starmene tranquillo che anche lui mi aiuterà... “non ti mollo, non ti preoccupare, io ti voglio bene”, una bella cosa, guarda, una bella cosa... poi... mi mandava i messaggi, mi diceva “tieni duro... dai Tonino tieni duro!” Ogni giorno mi mandava “tieni duro mi raccomando, non mollare, non mollare!” Cioè questo è bello perché io ho sbagliato con lui Ciccio... lo so, ho sbagliato... no, no... ho sbagliato... […] lui ogni mese mi dava 1000, 1500 euro, no? E io gli ho detto “io i soldi me li voglio guadagnare, a me non me li devi dare... me li devo guadagnare!”».Il rapporto con Ciccio Graziani non deve stupire. Infatti, digitando su Internet si scopre come il nome di Antonio Esposito sia finito anche nelle intercettazioni dell’inchiesta Calciopoli. All’epoca questo signore così vicino ai boss delle cosche calabresi è responsabile delle pulizie del vecchio stadio «Delle Alpi», ma fornisce pure le hostess che si occupano dell’accoglienza nella tribuna vip della Juve. Pedinamenti e intercettazioni mostrano l’amicizia che lo lega all’allora direttore generale dei bianconeri Luciano Moggi. Esposito diventa una specie di Mister Wolf, un po’ prezzemolino, sempre presente alle partite. Procura il pesce per la squadra, organizza cene con personaggi eccellenti, magistrati compresi, e, con il dg, frequenta il mondo del calcio ai massimi livelli e non solo quello. I suoi contatti sono bipartisan, come conferma la familiarità con l’ex granata Ciccio Graziani.Tra le amicizie condivise di Moggi ed Esposito c’è il pm Antonio Rinaudo, gran tifoso juventino e gradito ospite della società nelle partite della Vecchia Signora. In un’informativa giudiziaria dell’epoca si legge: «Rinaudo partecipa a cene organizzate da Moggi presso il ristorante dell’albergo Concord (dove la Juventus si riunisce prima delle partite) anche con la presenza delle rispettive mogli e dei comuni amici Tonino Esposito e Andrea Galasso (noto avvocato, ndr)». Una sera il pm chiede ad Esposito di andarlo a prendere a casa e Moggi sbotta al telefono: «È ‘na rottura di palle, Tonino, eh, vabbè, ma non fa niente. Tanto ‘sti magistrati so’ tutti della stessa pasta». Un giudizio perentorio che Esposito, un habitué dei tribunali, non avrà faticato a condividere.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)