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2024-03-04
Spunta un fascicolo sul mondo del calcio. Gravina nel mirino, ascoltato Lotito
Il presidente della Figc Gabriele Gravina (Ansa)
Nel caos dell’enorme giro di accessi abusivi alle banche dati che gira attorno ai nomi del giudice antimafia, Antonio Laudati, e del luogotenente della Guardia di finanza, Pasquale Striano, spunta una storia nella storia, fatta tutta di calcio e di veleni. Come La Verità ha già raccontato ieri uno degli uomini finiti nel mirino è il capo della Figc Gabriele Gravina. Laudati e Striano, secondo l’accusa, avrebbero «attestato falsamente» che l’innesco dell’attività investigativa su Gravina arrivava dalla Procura di Salerno. Striano viene individuato come «l’autore materiale degli accessi abusivi» e come «redattore della bozza» del documento poi inviato a Piazzale Clodio da Giovanni Melillo, mentre il mandante sarebbe Laudati, «ideatore e coordinatore delle operazioni», secondo i magistrati perugini. Per costruire il dossier sarebbero state effettuate ricerche nella banca dati del Sistema informativo valutario, che contiene le segnalazioni di operazioni sospette. Tra le posizioni consultate ci sono quelle di Danilo Iervolino, presidente della Salernitana e proprietario del settimanale L’Espresso, e di Marco Mezzaroma, cognato di Claudio Lotito con cui il patron della Lazio ha diviso l’esperienza alla Salernitana ed ex di Mara Carfagna. Ma al centro delle ricerche ci sono anche la Isg, una società che si occupa di diritti delle trasmissioni sportive e Chiara Faggi, legale della Lega Pro. A dare una mano a Striano anche Michele Punzi, figura chiave nella sicurezza di Telsy, società partecipata da Tim, e leader nel settore delle comunicazioni. Il manager (ora finito indagato) dopo essere stato sollecitato avrebbe ricambiato inviando sull’applicazione Signal un file dedicato proprio a Iervolino che a dicembre del 2021 diviene proprietario della squadra campana da poco in serie A dopo che le normative Figc avevano imposto a Claudio Lotito, patron pure della Lazio, di cedere la proprietà. Le spiate si sono quindi spostate a Sulmona per verificare una raccolta fondi. Un controllo sull’esistenza di precedenti di polizia è stato fatto anche sul compianto Marco Bogarelli, noto come il re dei diritti tv. E su Giovanni Valentini, un pezzo grosso dell’area commerciale della Figc.
Laudati (unico non indagato per rivelazione di segreto d’ufficio) e Striano si sono beccati un’accusa per accesso abusivo a un sistema informatico, ma anche di falso ideologico. Secondo gli inquirenti il documento invece non proveniva da Salerno ma era redatto «in casa» dopo che Striano aveva richiesto incontri con Emanuele Floridi, esperto di calcio e manager che si occupa di crisi aziendali. Insomma, leggendo tra le righe delle carte di Perugia sembrerebbe assistere a una lotta nel mondo del calcio, su cui hanno cercato di vedere chiaro convocando a Perugia oltre che Floridi anche il presidente della Lazio, Lotito, come testimoni. D’altronde che i rapporti tra la squadra bianco celeste e il presidente Gravina siano tutt’altro che idilliaci non è certo una novità. La novità però è che sebbene quel dossier sia nato, come scrivono i pm perugini, in modo non lecito, al suo interno deve esserci qualcosa di concreto, dal momento che da Perugia i verbali raccolti sul filone calcistico sono stati trasmessi alla Procura di Roma dove dal marzo scorso esiste un fascicolo (lo stesso spedito da Melillo in mano al pm Francesco Cascini).
Il contenuto del fascicolo romano nulla ha a che fare con le competenze dell’Antimafia, ma tratterebbe temi inerenti la compravendita di diritti e possibili provviste di extra finanziamenti tramite società londinesi. Una delle ipotesi sarebbe valutare la regolarità di un bando datato 2018 e avviato dalla Lega Pro presieduta da Gravina. In quell’occasione Isg, società specializzata nella gestione delle piattaforme digitali, avrebbe contattato Ginko, altra azienda connessa con la Assist group di Gianni Prandi, manager della comunicazioni il cui nome è finito più volte sui giornali per via di contratti con Ita e l’amicizia con il leader della Cgil Maurizio Landini. Dagli accessi agli atti considerati illeciti sarebbe dunque emerso più di un nodo che ora gli inquirenti vorrebbero sciogliere. Cercando di capire se tra i contratti sui diritti possa esserci un nesso con almeno un paio di compravendite di una serie di libri storici in possesso allo stesso Gravina. Secondo l’ipotesi investigativa i testi di epoca medievale (ve ne sarebbero anche altri dell’Ottocento) sarebbero inizialmente stati oggetto di compravendita con un antiquario, previo anticipo di caparra. A operazioni saltate la caparra sarebbe rimasta nelle mani del presidente Figc. In un caso 350.000 euro e nell’altro 250.000. È chiaro che se sorgessero evidenze si aprirebbe un enorme tema attorno alla gestione dei diritti e di chi li maneggia. Recentemente anche Il Giornale si era occupato di un fatto parallelo, quello della copertura tv del calcio femminile. L’articolo citava Prandi e due ex collaboratori della Infront di Bogarelli, Giovanni Valentini e Giuseppe Ciocchetti. L’indomani la Figc mandò una lettera di rettifica confermando però il ruolo di collaborazione di Prandi su altri progetti.
Tra gli «attenzionati» c’è Procaccini
Nonostante l’enormità degli accessi, l’elenco degli indagati minori nel caso dei presunti dossieraggi aperto dalla procura di Perugia restituisce non tanto l’immagine di una strutturata centrale di dossieraggio, ma piuttosto quella di una sorta di suq artigianale (e gratuito, secondo le attuali ipotesi investigative) degli accessi illeciti. A disposizione non solo dei tre cronisti del Domani Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia finiti sul registro degli indagati, ma anche di giornalisti semisconosciuti e perfino di privati cittadini. È il caso, ad esempio, di Silvio Adami, che avrebbe commissionato al finanziere Pasquale Striano un solo accesso, per verificare se sul nominativo di monsignor Giovanni Ermes Viale, a capo dell’ufficio nella Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli del Vaticano risultavano segnalazioni di operazioni sospette. Oppure quello di Andrea Del Pezzo, indagato insieme a Striano per la verifica sull’esistenza di precedenti penali a carico di un certo R.R. Alla giornalista Roberta Ruscica il finanziere avrebbe invece inviato un file Word intitolato «Segnalazione di operazioni bancarie sospette classificate terrorismo, nei confronti di: Francesco Saverio Fontana […] Presenza di «foreign fighters» italiani nel conflitto in Ucraina». A Roberto Patrignani viene contestata la richiesta di una quindicina di accessi, che spaziano dalla verifica di segnalazioni di operazioni sospette, al controllo di dichiarazioni dei redditi e precedenti di Polizia di vari nominativi, al quello dell’intestazione di un’autovettura Smart attraverso la targa. Per garantire la qualità del servizio, il primo accesso fatto da Striano e poi trasmesso via Whatsapp, è stato proprio sul nominativo di Patrignani.
Sul versante politico, oltre al lungo elenco di accessi su politici di centrodestra sveltati ieri dalla Verità, dalle carte dell’inchiesta ne emergono altri, tra dui due che riguardano un fedelissimo della premier Giorgia Meloni, l’europarlamentare ed ex sindaco di Terracina Nicola Procaccini. Le verifiche nella banca dati sono state effettuate dal finanziere l’8 novembre 2021 e il 21 luglio 2022.
Due giorni prima del secondo controllo era uscita sui giornali la notizia che il capo delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles era indagato (il procedimento è stato in seguito archiviato), per una vicenda di corruzione. Oltre ai due accessi, negli atti della Procura di Perugia risultano anche due invii di file tramite Wetransfer da parte di Striano a Giovanni Tizian, accompagnati dalla parola «Procaccini». Il primo, del 19 febbraio 2021, viene trasmesso insieme a file relativi a un altro nominativo, «Altissimi». Verosimilmente potrebbe trattarsi di Fabio Altissimi, titolare della Rida Ambiente, attiva nel settore dello smaltimento rifiuti nel Lazio. Il secondo invio fa riferimento al solo Procaccini, ed è dell’8 maggio 2022. Tra i «profilati» spontaneamente da Striano c’è anche il candidato a sindaco di Roma Enrico Michetti, poi sconfitto al ballottaggio dal dem Roberto Gualtieri. L’accesso sul nominativo di Michetti risale al 27 maggio 2021, due giorni dopo l’annuncio dell’accordo sulla sua candidatura, messa sul tavolo da Fratelli d’Italia. Dagli atti non risulta che altri candidati a sindaco di Roma siano stati oggetto delle attenzioni di Striano. Il 15 febbraio del 2021 il finanziere indagato ha fatto verifiche anche sull’esistenza di eventuali segnalazioni di operazioni sospette a carico di Giuseppe Chinè, a capo della Procura della federale della Figc.
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I magistrati di Roma studiano le carte sul presidente della Figc. In ballo la gestione dei diritti. E l’acquisto di alcuni libri antichi.Emergono nuovi nomi di politici osservati indebitamente: oltre all’europarlamentare Fdi Nicola Procaccini, il candidato sindaco di Roma Enrico Michetti. Anche gente comune chiedeva controlli.Lo speciale contiene due articoli.Nel caos dell’enorme giro di accessi abusivi alle banche dati che gira attorno ai nomi del giudice antimafia, Antonio Laudati, e del luogotenente della Guardia di finanza, Pasquale Striano, spunta una storia nella storia, fatta tutta di calcio e di veleni. Come La Verità ha già raccontato ieri uno degli uomini finiti nel mirino è il capo della Figc Gabriele Gravina. Laudati e Striano, secondo l’accusa, avrebbero «attestato falsamente» che l’innesco dell’attività investigativa su Gravina arrivava dalla Procura di Salerno. Striano viene individuato come «l’autore materiale degli accessi abusivi» e come «redattore della bozza» del documento poi inviato a Piazzale Clodio da Giovanni Melillo, mentre il mandante sarebbe Laudati, «ideatore e coordinatore delle operazioni», secondo i magistrati perugini. Per costruire il dossier sarebbero state effettuate ricerche nella banca dati del Sistema informativo valutario, che contiene le segnalazioni di operazioni sospette. Tra le posizioni consultate ci sono quelle di Danilo Iervolino, presidente della Salernitana e proprietario del settimanale L’Espresso, e di Marco Mezzaroma, cognato di Claudio Lotito con cui il patron della Lazio ha diviso l’esperienza alla Salernitana ed ex di Mara Carfagna. Ma al centro delle ricerche ci sono anche la Isg, una società che si occupa di diritti delle trasmissioni sportive e Chiara Faggi, legale della Lega Pro. A dare una mano a Striano anche Michele Punzi, figura chiave nella sicurezza di Telsy, società partecipata da Tim, e leader nel settore delle comunicazioni. Il manager (ora finito indagato) dopo essere stato sollecitato avrebbe ricambiato inviando sull’applicazione Signal un file dedicato proprio a Iervolino che a dicembre del 2021 diviene proprietario della squadra campana da poco in serie A dopo che le normative Figc avevano imposto a Claudio Lotito, patron pure della Lazio, di cedere la proprietà. Le spiate si sono quindi spostate a Sulmona per verificare una raccolta fondi. Un controllo sull’esistenza di precedenti di polizia è stato fatto anche sul compianto Marco Bogarelli, noto come il re dei diritti tv. E su Giovanni Valentini, un pezzo grosso dell’area commerciale della Figc. Laudati (unico non indagato per rivelazione di segreto d’ufficio) e Striano si sono beccati un’accusa per accesso abusivo a un sistema informatico, ma anche di falso ideologico. Secondo gli inquirenti il documento invece non proveniva da Salerno ma era redatto «in casa» dopo che Striano aveva richiesto incontri con Emanuele Floridi, esperto di calcio e manager che si occupa di crisi aziendali. Insomma, leggendo tra le righe delle carte di Perugia sembrerebbe assistere a una lotta nel mondo del calcio, su cui hanno cercato di vedere chiaro convocando a Perugia oltre che Floridi anche il presidente della Lazio, Lotito, come testimoni. D’altronde che i rapporti tra la squadra bianco celeste e il presidente Gravina siano tutt’altro che idilliaci non è certo una novità. La novità però è che sebbene quel dossier sia nato, come scrivono i pm perugini, in modo non lecito, al suo interno deve esserci qualcosa di concreto, dal momento che da Perugia i verbali raccolti sul filone calcistico sono stati trasmessi alla Procura di Roma dove dal marzo scorso esiste un fascicolo (lo stesso spedito da Melillo in mano al pm Francesco Cascini). Il contenuto del fascicolo romano nulla ha a che fare con le competenze dell’Antimafia, ma tratterebbe temi inerenti la compravendita di diritti e possibili provviste di extra finanziamenti tramite società londinesi. Una delle ipotesi sarebbe valutare la regolarità di un bando datato 2018 e avviato dalla Lega Pro presieduta da Gravina. In quell’occasione Isg, società specializzata nella gestione delle piattaforme digitali, avrebbe contattato Ginko, altra azienda connessa con la Assist group di Gianni Prandi, manager della comunicazioni il cui nome è finito più volte sui giornali per via di contratti con Ita e l’amicizia con il leader della Cgil Maurizio Landini. Dagli accessi agli atti considerati illeciti sarebbe dunque emerso più di un nodo che ora gli inquirenti vorrebbero sciogliere. Cercando di capire se tra i contratti sui diritti possa esserci un nesso con almeno un paio di compravendite di una serie di libri storici in possesso allo stesso Gravina. Secondo l’ipotesi investigativa i testi di epoca medievale (ve ne sarebbero anche altri dell’Ottocento) sarebbero inizialmente stati oggetto di compravendita con un antiquario, previo anticipo di caparra. A operazioni saltate la caparra sarebbe rimasta nelle mani del presidente Figc. In un caso 350.000 euro e nell’altro 250.000. È chiaro che se sorgessero evidenze si aprirebbe un enorme tema attorno alla gestione dei diritti e di chi li maneggia. Recentemente anche Il Giornale si era occupato di un fatto parallelo, quello della copertura tv del calcio femminile. L’articolo citava Prandi e due ex collaboratori della Infront di Bogarelli, Giovanni Valentini e Giuseppe Ciocchetti. L’indomani la Figc mandò una lettera di rettifica confermando però il ruolo di collaborazione di Prandi su altri progetti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spunta-fascicolo-mondo-calcio-gravina-2667420237.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tra-gli-attenzionati-ce-procaccini" data-post-id="2667420237" data-published-at="1709525985" data-use-pagination="False"> Tra gli «attenzionati» c’è Procaccini Nonostante l’enormità degli accessi, l’elenco degli indagati minori nel caso dei presunti dossieraggi aperto dalla procura di Perugia restituisce non tanto l’immagine di una strutturata centrale di dossieraggio, ma piuttosto quella di una sorta di suq artigianale (e gratuito, secondo le attuali ipotesi investigative) degli accessi illeciti. A disposizione non solo dei tre cronisti del Domani Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia finiti sul registro degli indagati, ma anche di giornalisti semisconosciuti e perfino di privati cittadini. È il caso, ad esempio, di Silvio Adami, che avrebbe commissionato al finanziere Pasquale Striano un solo accesso, per verificare se sul nominativo di monsignor Giovanni Ermes Viale, a capo dell’ufficio nella Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli del Vaticano risultavano segnalazioni di operazioni sospette. Oppure quello di Andrea Del Pezzo, indagato insieme a Striano per la verifica sull’esistenza di precedenti penali a carico di un certo R.R. Alla giornalista Roberta Ruscica il finanziere avrebbe invece inviato un file Word intitolato «Segnalazione di operazioni bancarie sospette classificate terrorismo, nei confronti di: Francesco Saverio Fontana […] Presenza di «foreign fighters» italiani nel conflitto in Ucraina». A Roberto Patrignani viene contestata la richiesta di una quindicina di accessi, che spaziano dalla verifica di segnalazioni di operazioni sospette, al controllo di dichiarazioni dei redditi e precedenti di Polizia di vari nominativi, al quello dell’intestazione di un’autovettura Smart attraverso la targa. Per garantire la qualità del servizio, il primo accesso fatto da Striano e poi trasmesso via Whatsapp, è stato proprio sul nominativo di Patrignani. Sul versante politico, oltre al lungo elenco di accessi su politici di centrodestra sveltati ieri dalla Verità, dalle carte dell’inchiesta ne emergono altri, tra dui due che riguardano un fedelissimo della premier Giorgia Meloni, l’europarlamentare ed ex sindaco di Terracina Nicola Procaccini. Le verifiche nella banca dati sono state effettuate dal finanziere l’8 novembre 2021 e il 21 luglio 2022. Due giorni prima del secondo controllo era uscita sui giornali la notizia che il capo delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles era indagato (il procedimento è stato in seguito archiviato), per una vicenda di corruzione. Oltre ai due accessi, negli atti della Procura di Perugia risultano anche due invii di file tramite Wetransfer da parte di Striano a Giovanni Tizian, accompagnati dalla parola «Procaccini». Il primo, del 19 febbraio 2021, viene trasmesso insieme a file relativi a un altro nominativo, «Altissimi». Verosimilmente potrebbe trattarsi di Fabio Altissimi, titolare della Rida Ambiente, attiva nel settore dello smaltimento rifiuti nel Lazio. Il secondo invio fa riferimento al solo Procaccini, ed è dell’8 maggio 2022. Tra i «profilati» spontaneamente da Striano c’è anche il candidato a sindaco di Roma Enrico Michetti, poi sconfitto al ballottaggio dal dem Roberto Gualtieri. L’accesso sul nominativo di Michetti risale al 27 maggio 2021, due giorni dopo l’annuncio dell’accordo sulla sua candidatura, messa sul tavolo da Fratelli d’Italia. Dagli atti non risulta che altri candidati a sindaco di Roma siano stati oggetto delle attenzioni di Striano. Il 15 febbraio del 2021 il finanziere indagato ha fatto verifiche anche sull’esistenza di eventuali segnalazioni di operazioni sospette a carico di Giuseppe Chinè, a capo della Procura della federale della Figc.
In Toscana un laboratorio a cielo aperto, dove con Enel il calore nascosto della Terra diventa elettricità, teleriscaldamento e turismo.
L’energia geotermica è una fonte rinnovabile tanto antica quanto moderna, perché nasce dal calore naturale generato all’interno della Terra, sotto forma di vapore ad alta temperatura, convogliato attraverso una rete di vapordotti per alimentare le turbine a vapore che girando, azionano gli alternatori degli impianti di generazione. Si tratta di condotte chiuse che trasportano il vapore naturale dal sottosuolo fino alle turbine, permettendo di trasformare il calore terrestre in elettricità senza dispersioni. Questo calore, prodotto dai movimenti geologici naturali e dal gradiente geotermico determinato dalla profondità, può essere utilizzato per produrre elettricità, riscaldare edifici e alimentare processi industriali. La geotermia diventa così una risorsa strategica nella transizione energetica.
L’energia geotermica non dipende da stagionalità o condizioni climatiche: è continua e programmabile, dando un contributo alla stabilità del sistema elettrico.
Oggi la geotermia è riconosciuta globalmente come una delle tecnologie più affidabili e sostenibili: in Cile, Islanda, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Filippine e molti altri Paesi questa filiera sta sviluppandosi vigorosamente. Ma è in Italia – e più precisamente in Toscana – che questa storia ha mosso i suoi primi passi.
La presenza dei soffioni boraciferi nel territorio di Larderello (Pisa), da sempre caratterizzato da manifestazioni naturali come vapori, geyser e acque termali, ha fatto intuire il valore energetico di quella forza invisibile. Già nel Medioevo erano attive piccole attività produttive basate sul contenuto minerale dei fluidi geotermici, ma è nel 1818 – grazie all’ingegnere francese François Jacques de Larderel – che avviene il primo utilizzo industriale. Il passaggio decisivo c’è però nel 1904, quando Piero Ginori Conti, sfruttando il vapore naturale, accende a Larderello le prime cinque lampadine: è la prima produzione elettrica geotermica al mondo, anticipando la nascita nel 1913 della prima centrale geotermoelettrica al mondo. Da allora questa tecnologia non ha mai smesso di evolversi, fino a diventare un laboratorio internazionale di ricerca e innovazione.
Attualmente, la Toscana rappresenta il cuore della geotermia nazionale: tra le province di Pisa, Grosseto e Siena Enel gestisce 34 centrali, per un totale di 37 gruppi di produzione che garantiscono una potenza installata di quasi 1.000 MW. Questi impianti generano ogni anno tra i 5,5 e i quasi 6 miliardi di kWh, pari a oltre un terzo del fabbisogno elettrico regionale e al 70% della produzione rinnovabile della Toscana.
Si tratta anche di uno dei più avanzati siti produttivi dal punto di vista tecnologico, che punta non allo sfruttamento ma alla coltivazione di questi giacimenti di energia. Nelle moderne centrali geotermiche, il vapore che ha già azionato le turbine – chiamato tecnicamente «vapore esausto» – non viene disperso nell'atmosfera, ma viene convogliato nelle torri refrigeranti, che con un processo di condensazione ritrasformano il vapore in acqua e lo reimmettono nei serbatoi naturali sotterranei attraverso pozzi di reiniezione.
Accanto alla dimensione produttiva, la geotermia toscana si distingue per la sua capacità di integrarsi nel tessuto sociale ed economico locale. Il calore geotermico residuo – dopo aver alimentato le turbine dell’impianto di generazione - è ceduto gratuitamente o a costi agevolati per alimentare reti di teleriscaldamento che raggiungono oltre 13.000 utenze, scuole, palazzetti, piscine e edifici pubblici, riducendo le emissioni e i consumi di combustibili fossili. Lo stesso calore sostiene attività agricole e artigianali, come serre per la coltivazione di fiori e ortaggi e aziende alimentari, che utilizzano questo calore «di scarto» invece di bruciare gas o gasolio. Persino la produzione di birra artigianale può beneficiare di questa fonte termica sostenibile!
Ma c’è dell’altro, perché questa integrazione tra energia e territorio si riflette anche sul turismo. Le zone geotermiche della cosiddetta «Valle del Diavolo», tra Larderello, Sasso Pisano e Monterotondo Marittimo, attirano ogni anno migliaia di visitatori. Musei, percorsi guidati e la possibilità di osservare da vicino fenomeni naturali e impianti di produzione, rendono il distretto un caso unico al mondo, dove la tecnologia convive con una geografia dominata da vapori e sorgenti naturali che affascinano da secoli viaggiatori e studiosi, creandoun’offerta turistica che vive grazie alla sinergia tra Enel, soggetti istituzionali, imprese, tessuto associativo e consorzi turistici.
Così, oltre un secolo dopo le prime lampadine illuminate dal vapore di Larderello, la geotermia continua ad essere una storia italiana che unisce ingegneria e paesaggio, sostenibilità e comunità. Una storia che prosegue guardando al futuro della transizione energetica, con una risorsa che scorre sotto ai nostri piedi e che il Paese ha imparato per primo a trasformare in energia e opportunità.
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Ecco #DimmiLaVerità del 18 dicembre 2025. Con il nostro Stefano Piazza facciamo il punto sul terrorismo islamico dopo la strage in Australia.
A Bruxelles c’è nervosismo: l’Italia ha smesso di dire sempre sì. Su Ucraina, fondi russi e accordo Mercosur, Roma alza la voce e rimette al centro interessi nazionali, imprese e agricoltori. Mentre l’UE spinge, l’Italia frena e negozia. Risultato? L’Italia è tornata a contare. E in Europa se ne sono accorti.