- Da lunedì ripartono i lavori parlamentari. Tra i dossier in calendario anche il Piano Mattei, il rinnovo degli aiuti all’Ucraina, il premierato, l’accordo con l’Albania, il Giurì d’onore e il Milleproroghe. Il 17 Giorgia Meloni risponderà alle interrogazioni a Montecitorio.
- Le prossime elezioni faranno da stress test per la maggioranza, divisa all’Europarlamento. Frizioni Fdi-Lega sulla Sardegna.
Da lunedì ripartono i lavori parlamentari. Tra i dossier in calendario anche il Piano Mattei, il rinnovo degli aiuti all’Ucraina, il premierato, l’accordo con l’Albania, il Giurì d’onore e il Milleproroghe. Il 17 Giorgia Meloni risponderà alle interrogazioni a Montecitorio.Le prossime elezioni faranno da stress test per la maggioranza, divisa all’Europarlamento. Frizioni Fdi-Lega sulla Sardegna.Lo speciale contiene due articoli.«Sarà un anno impegnativo» è stato lo stesso presidente del Consiglio a dirlo e lo ha fatto a ragion veduta, perché se l’anno passato è stato ricco di sfide, quello che è appena iniziato promette di essere ancora più tosto, con appuntamenti importanti già fissati. Si riparte subito con i lavori parlamentari: molto atteso il discorso che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, terrà mercoledì 10 gennaio, alla Camera dei Deputati al mattino, e al Senato nel pomeriggio circa il sostegno militare all’Ucraina. Atteso non per quello che dirà, ma per gli effetti che il tema sortirà tra i banchi dei parlamentari. Specialmente in quelli delle opposizioni che sul tema, si sa, restano ancora fortemente divise. Il Partito democratico, seppur con qualche mal di pancia interno, si è sempre schierato a favore degli aiuti, mentre il Movimento 5 stelle ha fatto del pacifismo e dell’interruzione delle forniture militari una delle sue bandiere. Si prevede quindi un dibattito acceso in Aula, in un momento in cui il leader pentastellato già si sente messo all’angolo dopo l’annuncio di un imminente faccia a faccia tra Meloni e il segretario del Pd Elly Schlein. Dibattito che probabilmente si terrà in televisione e al quale non è stato invitato a partecipare. Eppure resta il Parlamento l’arena politica per eccellenza e sono molte le occasioni di confronto in arrivo, perché molti i decreti in scadenza da convertite in Aula. A cominciare dal Piano Mattei, il primo a esser discusso e votato perché in scadenza il 14 gennaio e sarà quindi il primo all’ordine del giorno alla riapertura dell’Aula di Montecitorio, martedì 9. Domani invece le porte della Camera dei Deputati apriranno ai lavori della Commissione Affari costituzionali che lavorerà insieme a quella degli Affari esteri per cominciare le audizioni per l’esame del ddl di ratifica dell’accordo tra il governo Meloni e quello albanese guidato da Edi Rama. Il governo per questo ddl ha chiesto e ottenuto la procedura d’urgenza e il testo dovrebbe arrivare in Aula per fine gennaio.Sempre a Montecitorio, si lavora sul decreto legge Energia: il provvedimento è all’esame della commissione Attività produttive, che ha fissato per lunedì 8 gennaio alle 10 il termine per gli emendamenti. Ma mancano in calendario ancora molti appuntamenti perché deve ancora svolgersi la capigruppo che fisserà le date dei lavori. Riunione che salvo imprevisti dovrebbe tenersi il 10 gennaio e che avrà in agenda alcune tappe obbligate. In arrivo volenti o non, il decreto Milleproroghe e quello sul Superbonus. Due provvedimenti varati dal governo a fine dicembre per i quali non si attende un iter sereno e tranquillo. Per quanto riguarda il Milleproroghe il rischio è sempre quello che si inseriscano emendamenti che c’entrano poco e nulla, mentre il Superbonus, resta un provvedimento che accende fortemente il dibattito, perché anche questo, bandiera del governo Conte. La ripresa dei lavori d’Aula al Senato vedrà protagonista il disegno di legge Calderoli in tema di autonomia differenziata previsto per il 16 gennaio. Riforma fortemente combattuta dalle opposizioni. L’attesa è forte anche per la battaglia in commissione sulla riforma che punta ad introdurre il premierato, osteggiata anche questa dalla sinistra. Martedì 9 in commissione Affari istituzionali cominceranno le prime audizioni informali. Sempre a Palazzo Madama si discuterà la cosiddetta «legge bavaglio». Il disegno di legge di delegazione europea, già approvato dalla Camera, che contiene le norme contestate dai giornalisti sulla divulgazione delle ordinanze di custodia cautelare. Il ddl è stato chiamato in causa anche in occasione della conferenza stampa di inizio anno di Giorgia Meloni, quando il sindacato dei giornalisti, il Fnsi, ha disertato l’appuntamento proprio in contestazione della legge. Anche se, come ha ricordato il premier, la protesta sarebbe dovuta essere indirizzata a Montecitorio, lì dove la legge è stata approvata. Salvo cambiamenti, proprio il presidente del Consiglio Meloni si recherà il 17 gennaio alla Camera per un question time, il primo del 2024, dove dovrà rispondere alle interrogazioni a risposta immediata dei rappresentanti dei gruppi parlamentari. E, dopo le comunicazioni di Crosetto, nello stesso mese ci saranno anche quelle del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sullo stato dell’amministrazione della Giustizia.L’agenda politica tuttavia non si esaurisce in Aula, anzi. Ci sarà molto da fare per il governo anche sul fronte internazionali, tra conflitti e fronti che continuano a nascere in tutto il mondo. La sfida più importante per Meloni resta però la presidenza del G7 iniziata il primo dell’anno. Fissati anche qui i primi appuntamenti più importanti: il primo è previsto a Capri dove si svolgerà la riunione dei ministri degli Esteri dal 17 al 19 aprile. I ministri dell’economia si incontreranno invece a maggio, il 23 e il 26 in Puglia nella Valle d’Itria, a Borgo Egnazia, stesso luogo scelto da Giorgia Meloni per il vertice dei capi di Stato e di governo dal 13 al 15 giugno.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sprint-aula-riforme-premier-time-2666888209.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="europee-terzo-mandato-e-candidati-regionali-le-divergenze-tra-gli-alleati" data-post-id="2666888209" data-published-at="1704612540" data-use-pagination="False"> Europee, terzo mandato e candidati regionali: le divergenze tra gli alleati Europa e Italia. Quest’anno si vota in Europa ma anche in cinque Regioni del nostro Paese (Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria), e in oltre 3.700 Comuni, di cui 27 capoluoghi di provincia e sei capoluoghi di Regione (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza). Voti che vedranno tre sistemi elettorali diversi, proporzionale alle europee, maggioritario secco alle regionali e doppio turno alle comunali. Elezioni che significano molto politicamente, soprattutto perché sapranno raccontare lo stato di salute dei partiti e delle coalizioni di governo e di opposizione. Un test insomma. In Europa ancora di più perché i partiti si potranno contare e pesare l’un l’altro. Per l’Europarlamento si voterà tra il 6 e il 9 giugno, questa la finestra fissata e in Italia si punta a domenica 9 giugno, che potrebbe diventare un election day anche per molti Comuni prossimi al voto. L’obiettivo di Fratelli d’Italia è chiaramente quello di confermare il primato a livello nazionale, ma ancora non è stato sciolto il nodo della possibile candidatura di Giorgia Meloni, leader del partito ma anche presidente del Consiglio, che fin qui si è sempre messa come capolista con lo scopo di trainare il voto. Problema simile anche per il segretario dem Elly Schlein che subisce le invidie delle altre candidate del partito democratico. Le potenziali candidate donne, secondo alcune fonti parlamentari, potrebbero non vedere bene una candidatura di Shlein in due o più collegi che tolga chance a quante aspirano a fare tandem con esponenti di spicco del Pd, come Dario Nardella e Nicola Zingaretti. Giuseppe Conte invece, ha già chiarito di non volersi candidare e una probabile vittoria schiacciante del Pd potrebbe incenerire quel che rimane del mai partito campo largo. Nel nostro Paese le amministrative saranno un banco di prova per trovare la sintesi nelle coalizioni per la scelta di candidati unitari, specialmente nelle grandi città e nelle Regioni. Meloni, proprio per questo, durante la conferenza stampa ha lanciato un appello agli alleati chiedendo appunto di non arrivare troppo a ridosso del voto per riunirsi e scegliere i nomi. Sarà interessante capire che peso avrà Forza Italia, ora che il suo carismatico fondatore, Silvio Berlusconi, non c’è più. La prima regione al voto, il 25 febbraio, è la Sardegna, che spacca gli alleati di governo. Fdi spinge per candidare il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, ma in ballo resta anche l’attuale governatore Christian Solinas, spinto dalla Lega. Il secondo test ci sarà con il voto in Abruzzo il 10 marzo. L’attuale governatore è Marco Marsilio di Fratelli d’Italia che ha già ufficializzato la sua ricandidatura e, salvo sorprese, dovrebbe essere supportato da tutto il centrodestra. Il principale sfidante dovrebbe essere Luciano D’Amico: l’ex rettore dell’Università di Teramo è il nome schierato dalla coalizione «Abruzzo Insieme», che vede insieme il campo larghissimo formato da centrosinistra, M5S, Iv, Azione, civici. Per Basilicata, Piemonte e Umbria ancora non esistono date ufficiali, anche se si parla di primavera per la prima, 9 giugno per la seconda e ottobre per la terza. Il presidente della Basilicata Vito Bardi, Forza Italia, dovrebbe essere portato dal centrodestra unito, mentre Angelo Chiorazzo ha ottenuto il sostegno del Pd ma non ancora quello del Movimento 5 Stelle. In Piemonte il presidente uscente Alberto Cirio sarà sostenuto dal centrodestra, mentre Pd e 5 stelle non si sarebbe ancora accordati. Alla governatrice dell’Umbria Donatella Tesei, Lega, manca ancora un annuncio ufficiale del centrodestra. Certo invece Riccardo Corridori, Alternativa Popolare, il partito del sindaco di Terni Stefano Bandecchi. A sinistra, anche qui, ancora non si sa cosa succederà. Sulle amministrative la vicenda più spinosa resta quella del terzo mandato per sindaci e governatori, fortemente voluto dalla Lega e che permetterebbe un futuro rinnovo in Veneto di Luca Zaia. Giorgia Meloni non si è espressa e in conferenza stampa, rimandando la decisione al Parlamento.
Darmanin (Giustizia): «Abbiamo fallito». Rachida Dati (Cultura) parla di pista straniera. Le Pen all’attacco: «Paese ferito nell’anima».
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Lo si trova nei semi oleosi e nelle noci, così come in salmone, tonno e acciughe. Però oggi molti tendono ad assumerne quantità eccessive.
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Il nuovo direttore del laboratorio. Restauro dipinti e materiali lignei del Vaticano: «Opereremo sul “Giudizio universale” e sulla Loggia del Sanzio nel cortile di San Damaso. Quest’ultimo intervento durerà cinque anni».
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Il dossier del nucleare iraniano sta tornando al centro dell’attenzione. Sabato, Teheran ha dichiarato decadute tutte le restrizioni previste dall’accordo sull’energia atomica, che era stato firmato nel 2015.