2021-08-26
Sport e distopia: dal «rollerball» di Jewison ai racconti di Stephen King
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Una scena del film «Rollerball» di Norman Jewison (Getty Images)
La capacità dello sport di catalizzare l'aggressività della società e attirare l'attenzione (o di distrarla, secondo i critici) ha da sempre attirato l'attenzione di scrittori e registi di fantascienza. L'idea, non originale ma declinata in modi molto differenti fra loro, è quella di uno spettacolo, il più delle volte feroce, che serva a tenere eccitati, mobilitati e distratti i cittadini, mentre governi più o meno autoritari fanno i propri comodi. Il caso di scuola, qui è Rollerball, film del 1975 diretto da Norman Jewison (ne esiste anche un remake del 2002 diretto da John McTiernan). La pellicola è ambientata in un futuro distopico - che si svolge nell'anno... 2018! - in cui non esiste più violenza, guerra o povertà. Per tenere eccitate e divertite le masse esiste però il rollerball, violentissimo sport globale in cui due squadre composte da corridori in pattini a rotelle e in motocicletta si affrontano all'interno di una pista circolare, cercando di infilare una sfera di acciaio in una buca magnetica. Il protagonista, interpretato da James Caan, è un veterano della pista che si trova ad avere a che fare con i meccanismi spietati dello show business che fanno e disfanno le esistenze dei beniamini delle folle, ben al di là della loro attività sportiva. A sport sanguinari ambientati in un futuro tenebroso ha dedicato due libri anche Stephen King, entrambi però usciti con lo pseudonimo di Richard Bachman con cui il re del terrore pubblicò qualche romanzo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta (poco dopo svelò comunque la sua identità). Il primo è La lunga marcia, e il contesto distopico è appena accennato. Si sa solo che a capo degli Stati Uniti c'è un individuo chiamato semplicemente il Maggiore, probabilmente un leader militare. Il contesto dittatoriale si intuisce, senza che nulla venga però spiegato. La marcia in questione è una competizione annuale in cui cento ragazzi sorteggiati devono mantenere un'andatura di almeno 4 miglia l'ora, subendo in caso contrario un'ammonizione. Dopo tre ammonizioni si viene fucilati sul posto. La gara è l'evento dell'anno e il sogno di ogni ragazzo in un mondo senza scopi. Di fatto si tratta solo di una feroce competizione in cui, uno a uno, tutti i corridori vengono eliminati.Analogo, ma più articolato, è il contesto di L'uomo in fuga, da cui verrà tratto – con notevoli semplificazioni – il film L'implacabile, con Arnold Schwarzenegger. Al centro del racconto di King/Bachman c'è una sorta di reality, chiamato appunto The running man, in cui il protagonista, braccato dai sanguinari Cacciatori, guadagna 100 dollari per ogni ora cui rimane in vita, 500 per ogni pubblico ufficiale ucciso e, se dopo 30 giorni è ancora vivo, la cifra di 1 miliardo di dollari. Anche in questo caso, come ne La lunga marcia, i premi sono poco più che simbolici. Nessuno, infatti, sopravvive mai alla gara. Qualcosa di analogo lo abbiamo visto anche più recentemente con la saga di Hunger Games, i film tratti dai romanzi di fantascienza di Suzanne Collins. Qui la storia è ambientata nella nazione di Panem (tributo alla famosa frase latina «panem et circenses»?), in cui ogni anno vengono prelevati un ragazzo e una ragazza, di età compresa tra i dodici e i diciotto anni, per partecipare agli Hunger Games, una competizione nella quale i concorrenti combattono a sangue in un perimetro chiamato «arena». Merita poi una menzione un film misconosciuto, Giochi di morte, con Rutger Hauer, che, di nuovo, racconta di uno sport violentissimo che spopola in un mondo post apocalittico e deserto, che nelle atmosfere ricorda molto i personaggi e l'ambientazione di Mad Max (nel cui terzo capitolo, peraltro, è presente una specie di combattimento all'ultimo sangue all'interno della Thunderdome, la «sfera del tuono», in cui gli spettatori si arrampicano sulla cupola per assistere dall'alto ai duelli). Interamente dedicata a dei giochi futuribili è anche un'antologia del 1985, uscita per Urania, dal titolo Le Olimpiadi della Follia, curata da Asimov, Greenberg e Waugh (la versione originale era uscita in America poche settimane prima dell'inizio delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984). Sempre per Urania, occorre ricordare il romanzo. Boston 2010: XXI Supercoppa di Gary K. Wolf, incentrato sul football americano, trasformatosi in uno sport violento per gladiatori pronti a tutto.
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