2025-06-25
Facciamo come la Spagna: niente 5% in armi
Il premier spagnolo Pedro Sánchez (Ansa)
Madrid sta prendendo per i fondelli l’Alleanza atlantica: l’idea è quella di impegnarsi a raggiungere gli obiettivi del riarmo in modo del tutto generico, lasciando il cerino della promessa non mantenuta al prossimo governo. E se Roma la imitasse?Non ho alcuna passione per le armi, ma ancor meno ne ho per i furbi. Dunque, il gioco che Mark Rutte e Pedro Sánchez stanno facendo, fingendo che la Spagna si prepari ad armarsi fino ai denti, così da rispettare l’impegno di investire il 5 per cento del Pil in spese militari, lo trovo una colossale presa per i fondelli. Non tanto dell’Alleanza atlantica o di Donald Trump, che insiste per scaricare i costi della Difesa occidentale sui Paesi della Ue, ma di tutti coloro che, a cominciare dagli italiani, stanno con fatica tentando di tener fede a una promessa, ovvero quella di contribuire con maggiori fondi alla Difesa comune.Tutto ha origine con l’invasione dell’Ucraina da parte dei carri armati di Putin. All’improvviso, ciò che da tempo gli Stati Uniti lamentavano, ovvero gli alti costi della Nato sulle spalle principalmente dei contribuenti americani, diventa argomento di discussione. La Casa Bianca, prima tiepidamente con Biden, poi molto meno tiepidamente con Trump, chiede che gli europei paghino di più per la loro Difesa. Il nuovo presidente addirittura minaccia di lasciarci soli contro la Russia e, di fronte al pericolo di dover affrontare Putin e le sue truppe senza lo scudo a stelle e strisce, l’Unione apre la porta a maggiori spese militari. Inizialmente si parla del 2 per cento del Pil, che però si rivela insufficiente a coprire i costi e dunque la Ue accetta l’idea del 5 per cento che, a prescindere da quale sia il livello del Prodotto interno lordo, sono comunque un sacco di soldi. Nessuno li spende volentieri per comprare aerei da guerra, carri armati e sistemi antimissili, ma se si vuole evitare che le armate di Putin brindino in piazza San Pietro, dicono, serve mettere mano al portafogli. Vale per noi italiani, che pure abbiamo già tanti debiti e non vorremmo farne altri per comprare cannoni, ma dovrebbe valere anche per tedeschi, francesi, spagnoli e così via. Ho usato il condizionale perché l’altro ieri abbiamo scoperto che la regola del 5 per cento del Pil è uguale per tutti, ma qualcuno la può aggirare. È il caso della Spagna.A Madrid il premier è un furbacchione socialista, che resta in sella per miracolo, barcamenandosi nonostante non abbia i voti. Gli scandali e le divisioni tra i partiti finora non lo hanno costretto alla resa, ma la maggioranza di Pedro Sánchez è appesa a un filo che si potrebbe rompere da un momento all’altro. Basterebbe, ad esempio, che la sinistra pacifista s’innervosisse per l’indigestione di armi e il governo sarebbe costretto a gettare la spugna. Risultato, Madrid non può impegnarsi a spendere il 5 per cento del Pil perché il Parlamento non approverebbe e si andrebbe dritti alle elezioni. Dunque, che si fa? Ci si inventa un gioco di prestigio, che fa apparire e poi sparire il famoso 5 per cento. Vale a dire? Semplice: la Spagna dichiara che riuscirà a raggiungere gli obiettivi di riarmo anche senza impegnare la somma richiesta dalla Nato. E l’Alleanza atlantica prende per buono l’impegno di Madrid, riservandosi di tirare le somme nel 2029. In pratica, Mark Rutte, segretario dell’organismo di Difesa, verificherà il rispetto del piano di acquisto di armamenti fra quattro anni. Così, con una semplice dichiarazione che non prevede né accantonamenti né investimenti, il gioco è fatto e la questione del 2 o del 5 per cento è rinviata a data da destinarsi, quando quasi certamente l’attuale governo non ci sarà più e sarà stato sostituito da uno di centrodestra, su cui ricadranno le conseguenze del gioco di prestigio. Insomma, l’esecutivo di quel piacione di Pedro Sánchez è salvo, perché i suoi alleati di sinistra estrema sanno che l’impegno è scritto sulla sabbia.Ovviamente, se alla Nato fa piacere essere presa in giro sono affari suoi. Però, siccome i soldi da spendere per il riarmo sono anche affari nostri, la furbata spagnola apre una possibilità pure a noi. Infatti, se Madrid può permettersi di rinviare tutto al 2029, perché l’Italia non può fare altrettanto? Un 3 per cento di denaro da destinare a investimenti che non siano missili e carri armati non è poco. Si tratta pur sempre di una cinquantina di miliardi, che di questi tempi farebbero un gran comodo. Magari, invece di sfilare per le vie del centro storico, Schlein, Conte e compagni potrebbero fare propria la proposta. Per una volta, invece di protestare, farebbero una cosa utile che potrebbe piacere anche a Meloni.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.