2022-01-28
Speranza vuole i turisti ma li tratta da paria
Per chi arriva in Italia dai Paesi Ue il ministero della Salute revoca la richiesta di tampone più green pass, per la quale Bruxelles si irritò molto. Peccato che molti stranieri non abbiano la certificazione rafforzata e quindi, una volta qui, saranno dei reietti.Dati confortanti anche dalle terapie intensive, il tasso di positività resta stabile.Lo speciale contiene due articoliTroppo poco, troppo tardi, e comunque sempre male. Anche quando Roberto Speranza e il governo italiano si decidono ad alleggerire un quadro normativo ultrarigido che ormai contrasta in modo stridente con le regole light di convivenza col virus adottate nella maggioranza dei Paesi occidentali, lo fanno di mala voglia, con il freno a mano tirato, e sempre con una sorta di riserva mentale.Ricapitoliamo una delle scelte più contestate dell’esecutivo. Il 14 dicembre scorso, un’ordinanza aveva stabilito che, per arrivare in Italia da un Paese Ue, non sarebbe più bastato il green pass, ma sarebbe servito pure il risultato negativo di un tampone. E si ricorderà che, non essendo stata concordata con gli altri Paesi, la misura suscitò significative proteste in sede europea. L’altro ieri, Speranza si è finalmente deciso al contrordine, almeno a prima vista. In base alla nuova ordinanza, infatti, dal 1º febbraio al 15 marzo, per arrivare da noi partendo da un altro Paese Ue, il green pass sarà sufficiente, senza più la necessità di un tampone antigenico o molecolare. A onor del vero, la virata fa seguito a un’ulteriore sollecitazione europea ad alleggerire la gabbia normativa. All’inizio di questa settimana, il Consiglio dell’Unione europea, con una raccomandazione, ha chiesto ai Paesi membri di non affidarsi al criterio geografico-collettivo delle aree di rischio epidemiologico, ma di basarsi sulla condizione sanitaria delle singole persone. Ecco un passaggio della raccomandazione: «Il fattore determinante dovrebbe essere la vaccinazione, il test o la guarigione di un viaggiatore in relazione al Covid, attestati da un certificato digitale dell’Unione europea valido». Tutto ciò, sempre a parere del Consiglio, per semplificare «considerevolmente le norme applicabili» e fornire «ai viaggiatori ulteriore chiarezza e prevedibilità». A cascata, dunque, è venuto il primo passo del governo italiano: finalmente un atto volto ad aiutare - anziché ostacolare - la circolazione dei cittadini degli Stati Ue (e del resto era proprio questa la ratio iniziale del green pass Ue, clamorosamente tradita è rovesciata dal green pass italiano). Tutto bene, quindi? Purtroppo no, per almeno tre ragioni tutt’altro che trascurabili.La prima. La decisione avviene soltanto adesso. Si potrebbe dire: meglio tardi che mai. Ma intanto il danno è stato devastante rispetto alle vacanze di Natale e di fine anno, contribuendo in modo determinante alla crisi di turismo, ristorazione, hotellerie. La seconda. Per green pass (quello che ora consentirebbe di arrivare in Italia senza un ulteriore tampone) si intende la carta che certifica la vaccinazione o la guarigione o l’avvenuta effettuazione di un test molecolare o antigenico. Quindi anche un «tamponato» non vaccinato potrà entrare: bene. Ma poi che potrà fare? Delle due l’una. O, una volta entrato, se sprovvisto di vaccinazione o di booster, sarà praticamente messo ai margini della vita civile qui in Italia; oppure, se fosse accreditata un’interpretazione più flessibile, si avallerebbe un trattamento peggiorativo ai danni degli italiani. Nell’uno e nell’altro caso, un pasticciaccio. La terza. Come sempre, la norma è scritta con un linguaggio tecnico incomprensibile, fatto di continui rimandi normativi. Roba da impazzire, per chiunque non sia un esperto di questioni giuridiche: e la cosa risulta a maggior ragione paradossale se indirizzata a un pubblico di stranieri, ai quali si dovrebbe garantire massima comprensibilità (se vogliamo attrarre turisti, o almeno smettere di scoraggiarli). Un esempio? Ecco l’articolo 2 dell’ordinanza: «A decorrere dal 1° febbraio 2022, le misure di cui all’articolo 2 dell’ordinanza del ministro della Salute 14 dicembre 2021 cessano di applicarsi. A decorrere dalla medesima data e fino al termine di cui al comma 2, si applica l’articolo 3 dell’ordinanza del ministro della Salute 22 ottobre 2021 nel testo pubblicato nella Gazzetta ufficiale - Serie Generale n. 254 del 23 ottobre 2021». E ancora: «Ferma restando, per le sole finalità di cui al presente articolo, la durata della validità dei certificati Covid digitali dell’Ue, nei termini di cui ai Regolamenti vigenti in materia, agli spostamenti in entrata e in uscita da Stati o territori esteri continuano ad applicarsi, fino alla data del 15 marzo 2022, le restanti misure di cui all’ordinanza del ministro della salute 22 ottobre 2021 e all’ordinanza del ministro della Salute 14 dicembre 2021, fatto salvo quanto disposto dall’ordinanza del ministro della Salute 14 gennaio 2022». Un autentico sudoku. L’ultima questione da segnalare è l’ennesima protesta nei nostri confronti da parte di governanti di altri Paesi. Il ministro fiammingo Jan Jambon ha annunciato che chiederà all’Austria e all’Italia di accogliere nel loro territorio i giovani dai 12 ai 18 anni che non abbiano ancora ricevuto la dose di richiamo del vaccino contro il Covid 19. Come dire: ai ragazzi il booster non serve, e dunque non alzate muri incomprensibili. Roma ascolterà o farà finta di nulla?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speranza-vuole-i-turisti-ma-li-tratta-da-paria-2656496425.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-calo-sia-gli-infetti-che-i-ricoverati-la-curva-dei-contagi-si-sta-piegando" data-post-id="2656496425" data-published-at="1643324935" data-use-pagination="False"> In calo sia gli infetti che i ricoverati. La curva dei contagi si sta piegando Positivi e ricoveri in discesa e tasso di positività stabile secondo il bollettino quotidiano del ministero della Salute e della Protezione civile. Calano infatti dai 167.206 di mercoledì a 155.697 i contagi, questa volta con un numero di tamponi praticamente uguale al giorno precedente. Sale così ad almeno 10.539.601 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. Un dato che mostra come ormai si sia piegata la curva dei nuovi casi: due settimane fa erano 703.133, la scorsa 676.524 e questa settimana sono 591.113. I 155.697 casi delle scorse 24 ore sono stati rintracciati grazie a 1.039.756 tamponi processati, di cui 805.655 test antigenici rapidi. Il tasso di positività è al 14,97% (approssimato al 15%), stabile rispetto al 15,2% di mercoledì, mentre quella dei soli molecolari è al 22,1%. Scendono da 426 a 389 anche i decessi, e, come dice Graziano Onder, medico geriatra dell’Iss, «la curva dei decessi segue sempre quella dei contagi», mentre per il secondo giorno consecutivo si riduce il numero di ricoverati: 20 in meno nelle terapie intensive, e 148 in meno nei reparti ordinari, che tornano così sotto quota 20.000. A ieri quindi sono 19.853 i ricoverati con sintomi e altri 1.645 pazienti Covid vengono assistiti in intensiva: l’andamento degli ultimi giorni segna un sostanziale arresto della crescita. Da lunedì, infatti, i posti letto occupati in più nei reparti sono 226, negli stessi quattro giorni della scorsa settimana il saldo era di fu +940. In calo anche gli ingressi in rianimazione, passati da 561 a 480. Degli attuali 2.706.453 positivi totali nel nostro Paese, restano in isolamento domiciliare 2.684.955 pazienti mentre sono 165.779 le persone dimesse o guarite. Ancora alto il numero di decessi: 389, di cui 43 relativi ai giorni precedenti ma comunicati solo ieri in larga parte dalla Sicilia per un totale di 145.159 vittime da febbraio 2020. Nelle ultime tre settimane, le vittime sono passate da 1.486 a 1.636. A livello territoriale, la Regione con il maggior incremento di contagi resta la Lombardia: 25.098 i nuovi positivi registrati ieri e 123 i decessi, portando così a 36.881 il totale di morti dall’inizio della pandemia. A fronte di 179.834 tamponi effettuati il rapporto tamponi-positivi si attesta al 13,9%. Calano i ricoveri in terapia intensiva: sono 254 (-5) e i ricoveri in medicina: sono 3.264 (-141). Seguono il Veneto con 18.998 casi e l’Emilia-Romagna con 16.142. E mentre l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nella mappa di ieri lascia in rosso scuro l’Italia e il resto d’Europa, tranne 4 piccole aree ancora in rosso chiaro, due in Polonia e altre 2 in Romania, ritenendo il continente al livello massimo di rischio epidemiologico per Covid-19, secondo il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, «c’è la volontà di superare il sistema a colori, potrebbe restare la sola zona rossa come livello di attenzione per gli ospedali, ma senza le restrizioni, che oggi sono previste, per tutti i vaccinati o guariti». I dati sui contagi sono incoraggianti, l’80% degli italiani ha concluso il ciclo vaccinale e il governo, una volta archiviata la parentesi Quirinale, è dunque pronto ad allentare la stretta delle misure anti-Covid, analogamente a quanto deciso da altri Paesi. «Verrà così accolta anche la richiesta inviata al premier dal presidente della Conferenza del Regioni, Massimiliano Fedriga, di un «un percorso di normalizzazione della vita dei cittadini e dell’intero Paese».
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)