2024-04-22
Speranza confessa il pressing sui pm: non sequestrate i vaccini dopo i danni
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
L’uomo dei lockdown: in seguito alla morte di un militare trattato con Astrazeneca, lui e Magrini (Aifa) concordarono la necessità di «interloquire» con la magistratura pur di non fermare la macchina delle inoculazioni. Ecco, parola per parola, cos’ha riferito.L’11 marzo 2021 alla 1:23 del mattino, Nicola Magrini - all’epoca direttore generale dell’agenzia italiana del farmaco (Aifa) era ancora seduto al computer a mandare email. Una di queste, forse la più rilevante, era diretta a un magistrato. Precisamente a Gaetano Bono, cioè il pubblico ministero della Procura di Siracusa che in quel momento si stava occupando del vaccino Astrazeneca. Bono aveva appena provveduto (il 10 marzo) a stabilire il blocco di un lotto di AstraZeneca in seguito all’indagine sulla morte del militare Stefano Paternò avvenuta il 9 marzo 2021. Bono, lo abbiamo appreso proprio in quei giorni da un articolo del Foglio, non era affatto un pericoloso no vax, anzi tutto il contrario. «Credo nel progresso scientifico. Non si dovrebberoneppure mettere in discussione i benefici del vaccino», disse al giornalista Carmelo Caruso. E aggiunse: «Io credo che in Italia ci sia una minoranza, che è davvero una minoranza, che fa molto rumore e una maggioranza che non vede l’ora di vaccinarsi. Dico di più. Vaccinarsi per me è un dovere civico e sono sicuro che lo è per la gran parte». Insomma, quel magistrato non appariva detto come un nemico della campagna vaccinale gonfio di chissà quali pregiudizi. Tuttavia, Magrini gli scrisse a notte inoltrata «chiedendogli», dopo un «colloquio» preliminare avuto con l’allora ministro Roberto Speranza (destinatario in copia della mail), di sospendere la sua «richiesta di sequestro» del vaccino Astrazeneca. Che questa mail sia stata mandata lo sappiamo grazie all’ottimo lavoro svolto da Fuori dal coro sui cosiddetti Aifa leaks, cioè sugli scambi di mail interni all’agenzia del farmaco.Ma con quali motivazioni Magrini chiedeva via mail a un magistrato il ritiro di una richiesta di sequestro di un farmaco sospettato di aver causato la morte di una persona? L’obiettivo dichiarato era quello di «acquisire nelle prossime ore ulteriori informazioni al fine di definire meglio il nesso causale». Una richiesta piuttosto singolare. Come noto, non servono «poche ore» per stabilire il nesso causale tra un effetto avverso e un farmaco, ma parecchio tempo e un procedimento parecchio complicato. Tant’è che - come viene notato nella denuncia presentata contro Magrini e Speranza dal comitato Ascoltami e da altre associazioni - «lo stesso procuratore inquirente di Siracusa sottolineava, nel rispondere all’ex dg Magrini, che l’accertamento del nesso causale richiede settimane per fornire i risultati dopo l’analisi sui campioni del lotto sequestrato, e che il farmaco aveva già cagionato altri due decessi di persone di giovane età e appartenenti alle forze dell’ordine».In ogni caso, si può pensare che di fronte a un decesso anomalo l’interesse di una autorità sanitaria dovrebbe essere quello di evitare altri danni e non di muoversi affinché la vaccinazione prosegua indisturbata.Tutto questo, dicevamo, è storia nota grazie ai colleghi di Fuori dal coro. Ora però siamo in grado di fornire qualche tassello in più grazie alle carte dell’inchiesta che ha coinvolto Roberto Speranza presso il tribunale dei ministri di Roma. È noto che il procedimento si sia concluso con l’archiviazione. Per nulla noti sono i dettagli di questa archiviazione. Abbiamo scoperto infatti che Speranza è stato sentito dai giudici, i quali gli hanno posto alcune domande anche sulla vicenda del sequestro di Astrazeneca. Le risposte dell’ex ministro suggeriscono non poche riflessioni.A un certo punto, il presidente del tribunale domanda a Speranza: «Ha deciso dopo un colloquio con il direttore di Aifa, di chiedere al pubblico ministero di Siracusa, di sospendere la richiesta di sequestro del vaccino Astrazeneca, a seguito della morte del militare Stefano Paternò? E se sì, per quale ragione?».Risposta dell’ex ministro: «No, ricordo questa... ho letto, quindi ricordo questa vicenda, la ricordo. No, allora, ogni giorno noi facevamo un numero altissimo di vaccinazioni, e quindi c’era una delicatezza anche sul numero di dosi a disposizione. Noi siamo arrivati in Italia a fare 700.000 vaccinazioni al giorno. Quando la magistratura, in via cautelativa, nella sua autonomia, sospendeva l’utilizzo di un lotto, io ricordo che il numero di dosi che facevano parte di questo lotto era molto, molto largo. Molto significativo. Ora, anche questo sarebbe da andare a verificarlo nel..., per essere puntuali, ma stiamo parlando di decine, un lotto è fatto da decine di migliaia di dosi. Quindi era un evento che aveva una ricaduta di natura organizzativa, sulla campagna di vaccinazione. Ricordo che il direttore di Aifa mi parlò di questo fenomeno, che alcuni magistrati di fronte a casi di incertezza, perché per verificare poi il nesso, c’è un algoritmo dell’Oms, serve anche un tempo di verifica, sospendevano lotti enormi, e questo provocava delle conseguenze. Perché il commissario Figliuolo, che gestiva la logistica, gestiva in maniera molto puntuale il numero di dosi che ogni giorno andavano su ciascun territorio. E quindi la sospensione bloccava delle dosi, e quindi aveva una ripercussione. Ricordo di aver parlato con il direttore Magrini, e il direttore Magrini era preoccupato che un numero alto di sospensioni potesse, diciamo, compromettere la campagna di vaccinazione in quei giorni. E sulla base di questo valutò se fosse possibile interloquire con l’autorità giudiziaria nel rispetto della piena autonomia. Quindi io fui informato...».In poche parole, nell’interrogatorio al tribunale dei ministri Speranza conferma quel che Magrini scrisse nella mail al pm mostrata da Fuori dal coro. Sapeva che il capo di Aifa voleva scrivere al pm per chiedere di fermare il sequestro dei vaccini. Anzi, non solo sapeva, ma qualcosa di più. «Io sono stato informato di quello che stava avvenendo, che ci preoccupava perché se fosse stato fatto da dieci... Se ci fossero stati dieci interventi del genere, noi avremmo probabilmente avuto una ripercussione molto negativa sulle agende vaccinali che erano state definite», dice Speranza.Il presidente del tribunale, giustamente, vuole approfondire e domanda: «Ma in questo colloquio avete deciso insieme di chiedere di sospendere la richiesta di sequestro?».Risposta di Speranza: «No, deciso insieme, non saprei valutare. lo ho semplicemente... Deciso insieme, io ricordo che c’era questa preoccupazione, e che rispetto a questa preoccupazione fu valutato utile un momento di interlocuzione con la magistratura, nella correttezza dei rapporti e nel rispetto totale dell’autonomia, per provare a capire se ci fosse un modo per verificare nel più breve tempo possibile, per non immobilizzare un numero enorme di dosi di vaccino. Cioè questo era l’obiettivo». Ecco: fu «valutato utile» (anche dall’ex ministro quindi) un «momento di interlocuzione» con i magistrati.Il che, ci scuserete, ma a noi profani risulta sorprendente: è normale che il capo di Aifa scriva a un pm in apparente accordo con il ministro della Salute per chiedere che l’autorità giudiziaria cambi idea sul proprio lavoro? Secondo gli avvocati del comitato Ascoltami e delle altre associazioni che hanno denunciato Speranza e Magrini si trattava di interferenza illecita nel lavoro della Procura. Per altro, nell’interrogatorio Speranza mostra di conoscere molto bene i meccanismi che portano alla verifica degli effetti avversi: serve molto tempo, altro che le poche ore di cui parla Magrini nella sua mail.Tutto questo deve essere suonato strano anche alle orecchie del tribunale dei ministri di Roma il quale infatti - archiviando Speranza - nota che la condotta dell’ex ministro e dell’ex dg di Aifa potrebbe essere astrattamente sussunta nel delitto di istigazione alla commissione del delitto di omissione di atti di ufficio. I giudici, tuttavia, hanno concluso che il delitto non c’è stato perché il pm siciliano, nonostante le pressioni via mail, ha comunque provveduto al sequestro del lotto di Astrazeneca.Il punto, tuttavia, non è giudiziario ma politico. Che sia stato commesso il delitto o meno, risulta evidente e confermato che sia Magrini sia Speranza avessero una sola preoccupazione: non intralciare la campagna vaccinale. A prescindere da tutto.