2023-03-10
Speranza si vantava della task force. Ma per i pm era illegittima e inutile
Nel gennaio 2020 il ministro annunciò la creazione di un gruppo «attivo 24 ore su 24» pronto a fronteggiare l’emergenza. Balle: il team non prese alcun provvedimento e la sua istituzione violò le regole del dicastero.Ormai il ritornello lo conosciamo fin troppo bene. È quello che Roberto Speranza, nel 2021, ha ripetuto di fronte ai pm di Bergamo che indagavano sulla gestione dell’emergenza Covid: «L’Italia ha rappresentato un modello per il mondo per come ha affrontato la pandemia», disse. E ancora: «La bussola l’abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone ciò che ci mancava era il manuale di istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto». Non potrebbe esserci nulla di più falso, eppure questa versione posticcia e auto assolutoria viene ribadita anche oggi, persino di fronte all’evidenza, e viene presa per buona da troppi commentatori e politici interessati a nascondere la verità sul disastro sanitario.Come sappiamo, un manuale di istruzioni esisteva, e si chiamava piano pandemico. Il governo giallorosso non lo attivò, i dirigenti del ministero della Salute in larga parte fecero finta di non conoscerlo (o non lo conoscevano proprio) e l’allora ministro cercò di apparire pronto e operativo inventandosi un sacco di bugie. Lo confermano le carte degli investigatori bergamaschi: esaminandole troviamo il racconto dettagliato di una vicenda clamorosa, estremamente emblematica dei danni e delle beffe di cui i governanti si sono resi responsabili.Per capire di che si tratti dobbiamo tornare al 22 gennaio del 2020. Già da parecchi giorni (dal 5 gennaio, per l’esattezza), l’Organizzazione mondiale della sanità aveva diffuso - pur con colpevole ritardo - un’allerta sulle polmoniti molto sospette che si verificano in Cina. Invece di attivare il piano pandemico e di operare secondo le fasi e le modalità da esso indicate, che cosa fece Speranza? Beh, per mostrarsi un vero super eroe sanitario dichiarò alla nazione di aver creato una formidabile task force con il compito di fronteggiare la nuova minaccia virale. La costituzione del fenomenale organismo fu annunciata con un pomposo comunicato stampa: «La task-force a cui ha partecipato il ministro della Salute, Roberto Speranza, sarà attiva 24 ore su 24», si leggeva nel testo. «Essa è composta dalla Direzione generale per la prevenzione, dalle altre direzioni competenti, dai carabinieri dei Nas, dall’Istituto superiore di sanità, dall’Istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, dall’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), dall’Agenzia italiana del farmaco, dall’Agenas e dal Consigliere diplomatico. Nella prima riunione», proseguiva il comunicato, «è stato verificato che le strutture sanitarie competenti sono adeguatamente allertate a fronteggiare la situazione in strettissimo contatto con l’Organizzazione mondiale della sanità e il Centro europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie. È già attivo uno specifico canale sanitario per tutti i viaggiatori provenienti dalla città cinese di Wuhan. Si è convenuto, inoltre, di diramare ad istituzioni, enti e organizzazioni professionali interessati, una circolare predisposta dalla Direzione generale della prevenzione contenente indicazioni operative. A conclusione dei lavori il ministro Speranza ha dichiarato: “Il Servizio sanitario nazionale è dotato di professionalità, competenze ed esperienze adeguate ad affrontare ogni evenienza. Stiamo seguendo con la massima attenzione, in stretto raccordo con le istituzioni internazionali, l’evolversi della situazione”». menzogneCapito? Dicevano di essere pronti a ogni evenienza, operativi 24 ore al giorno, sempre sul pezzo, ardimentosi e preparati. Peccato fosse tutto clamorosamente falso. I pm di Bergamo lo scrivono con brutale chiarezza: «In merito alla task force, si evidenzia che, dai documenti esaminati: non risponde a verità, così come indicato nel comunicato n. 6, che era attiva 24 ore su 24; dalla lettura dei resoconti si evince chiaramente che era una riunione nel corso della quale si condividevano i dati sull’andamento della pandemia in Cina e nel resto del mondo, nonché venivano espresse le opinioni dei presenti, i quali, in taluni casi, proponevano anche delle azioni. Non risulta che, a seguito di tali riunioni, siano stati poi adottati provvedimenti».Altro che task force sempre al lavoro: si trattava di una normalissima riunione in cui i partecipanti condividevano documenti, esprimevano qualche opinione e facevano qualche proposta. Non hanno preso alcun provvedimento: hanno parlato e basta, e di sicuro non avevano la situazione sotto controllo. Quindi era tutto finto: non c’era task force, non c’era preparazione.Se ben ricordate, a un certo punto, il nostro giornale riuscì a dimostrare che si trasse di una farsa. L’allora deputato di FdI Galeazzo Bignami aveva chiesto al ministero i verbali delle riunioni della task force. Gli fu risposto che i verbali non esistevano perché si trattava di riunioni informali, come se Speranza e i suoi amici si fossero trovati a prendere un té. Saltò fuori poi - perché Bignami si impuntò e alla fine le istituzioni furono obbligate a fornire i documenti - che esistevano delle trascrizioni delle riunioni. Gli investigatori di Bergamo specificano ora di che cosa si trattasse: «Non risultano nemmeno redatti appositi ed analitici verbali ma semplici resoconti, peraltro, non firmati». Pensate: anche la verbalizzazione era fatta alla carlona.E non è tutto. Non solo la task force era finta, non solo non ha prodotto mezzo risultato, ma era persino illegale. «La sua istituzione, come pure le modalità di gestione, sono in netto contrasto con quanto previsto dalle norme pubblicate sul sito dello stesso ministero», scrivono i pm.Gli investigatori di Bergamo spiegano che, in casi di emergenza, esistono degli obblighi precisi: «Il ministro della Salute ha istituito presso l’Ufficio di gabinetto del ministero l’Unità di crisi permanente con il compito di: […] individuare procedure e strumenti idonei a gestire le emergenze sanitarie in materia di malattie infettive. Il funzionamento dell’Unità di crisi è disciplinato da apposite regole di funzionamento. L’Unità di crisi, per l’espletamento delle verifiche «on site» nel luogo dove si è verificato l’evento avverso, può avvalersi di un gruppo di funzionari ed esperti (task force) designati di volta in volta, in base alle specifiche esigenze di accertamento e verifica. I componenti della task force operano secondo uno specifico Protocollo operativo approvato dall’Unità di crisi». regole disatteseNon una di queste indicazioni è stata rispettata: nemmeno mezza. Per gestire la pandemia andava attivata la apposita Unità di crisi, la quale poi avrebbe potuto avvalersi di consulenti. E tutto avrebbe dovuto essere gestito con i crismi dell’ufficialità, non informalmente e in maniera opaca come fecero Speranza e i suoi.Risulta dalle carte che, in quei giorni di gennaio del 2020, i dirigenti del ministero si fossero resi conto che qualcosa non andasse. Francesco Maraglino, direttore dell’Ufficio 5 del ministero della Salute, scriveva al dirigente Claudio D’Amario che la task force era illegittima: «Caro Direttore, mi sono meravigliato, come avrai capito, della convocazione della Task force di cui mi hai parlato... Per regolamento ministeriale, infatti, per situazioni sanitarie di emergenza, comprese espressamente le emergenze infettive, è convocata la Unità di crisi di cui fa parte il Dg Prevenzione e pure io con decreto del ministro che mi individua nominativamente come direttore ufficio 5». Risposta di D’Amario: «Lo avevo già fatto presente ... Il capo di gabinetto ha deciso…». Il capo di gabinetto in questione è l’ormai celebre Goffredo Zaccardi, primo collaboratore di Speranza. Il quale, sentito dai pm, ha fatto il vago a proposito della Unità di crisi che lui avrebbe dovuto rendere operativa: «Mi risulta ci sia una Unità di crisi permanente nell’ambito del gabinetto, ne ho vaga memoria; tuttavia non sono in grado di fornirvi i componenti e non mi risulta da quando svolgo le funzioni di capo di gabinetto abbia mai operato. Ritengo che questa Unità di crisi di fatto sia non funzionante».Le conclusioni dei magistrati di Bergamo sono devastanti: «Dalla lettura dei resoconti di tali riunioni emerge che la task force è stata un organismo superfluo sotto l’aspetto organizzativo, che non ha avuto un impatto concreto sulla gestione epidemica, in quanto non ha adottato, né probabilmente poteva farlo, alcun provvedimento, limitandosi ad uno scambio di opinioni e informazioni. Peraltro, proprio la sua istituzione in violazione delle stesse regole previste dal ministero (e pubblicate sul sito), l’hanno resa di fatto non funzionale e priva di quella autorevolezza che un organo del genere dovrebbe avere, specialmente nell’ipotesi in cui la pandemia fosse poi arrivata in Italia, cosa peraltro verificatasi già a fine gennaio, senza che questo organo abbia adottato alcun provvedimento».Speranza andava in tv e appariva sui giornali dichiarando che eravamo prontissimi, preparati e operativi giorno e notte. Invece il nostro destino era nelle mani di un organismo inesistente, inutile, dannoso e illegittimo. Ecco come è cominciato il delirio sanitario: con una balla clamorosa. E così è proseguito fino a oggi, a colpi di balle.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)