2020-08-26
Speranza ha bluffato sul vaccino: non c’è traccia del contratto
Il ministro della Salute aveva annunciato un maxi accordo con Astrazeneca. Ma erano chiacchiere: «Nessuna firma».Cucù, il vaccino non c'è più. Ricordate l'annuncio sbandierato in pompa magna dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nel contesto dorato degli eleganti broccati di Villa Pamphili? «Una bella notizia», dichiarava orgoglioso il 13 giugno scorso il ministro in occasione degli Stati generali, «insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l'alleanza per il vaccino, ho sottoscritto un contratto con Astrazeneca per l'approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea». Notizia confermata da un comunicato ufficiale pubblicato il giorno dopo da Lungotevere Ripa e presto rilanciata da tutti i media nostrani: «Covid-19, ministro Speranza sottoscrive il contratto per produzione e distribuzione vaccino». Le parole del ministro fanno intendere chiaramente che da qualche parte, a tutela degli interessi del nostro Paese, ci sia un pezzo di carta. Trionfale in quell'occasione il commento del premier, Giuseppe Conte. «All'Italia, che è stata la prima in Europa a conoscere da vicino questo virus, oggi è stato riconosciuto di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata», così Giuseppi su Facebook, «e anche con questa notizia oggi dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nell'approvvigionamento di un vaccino, nella ricerca e nelle terapie che allo stato risultano essere più promettenti». Ebbene, ci spiace deludervi, ma era tutta fuffa. In realtà non esiste nessun contratto con la società Astrazeneca per la fornitura del vaccino. La sconcertante rivelazione è emersa a seguito di una richiesta di accesso civico generalizzato (cosiddetta «Foia») inoltrata il 27 giugno scorso dalla Verità e il cui scopo era conoscere per l'appunto il testo del fantomatico contratto sottoscritto dal ministro. Un'istanza impossibile da accogliere «stante l'assenza del documento oggetto della richiesta». «Si segnala che lo scrivente ministero non ha sottoscritto alcun contratto con la società Astrazeneca», scrive nella risposta indirizzata al sottoscritto Mauro Dionisio, membro del Comitato tecnico scientifico e direttore dell'Ufficio di coordinamento degli uffici di sanità marittima-aerea e di frontiera. Trascorso qualche istante per smaltire l'incredulità, la domanda sorge spontanea: e allora di che parlava tutto festante il ministro Speranza appena due mesi e mezzo fa? La spiegazione si trova più avanti nella risposta della richiesta di accesso agli atti: «Nell'ambito delle iniziative volte a consentire all'Italia l'acquisizione delle scorte di vaccino anti Covid, il ministero della Salute ha avviato, insieme a Francia, Germania e Olanda, contatti con la suddetta società senza addivenire alla stipula di un contratto vincolante». Insomma, nulla di concreto. E in effetti, più prudentemente, nel comunicato diramato il 13 giugno dall'azienda svedese-britannica non viene menzionata la firma di alcun contratto: «Astrazeneca ha raggiunto un accordo con la “Inclusive vaccines alliance" europea, guidata da Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi, per una fornitura che arriverà fino a 400 milioni di dosi del vaccino per il Covid-19 dell'università di Oxford e la cui distribuzione inizierà a partire dalla fine del 2020». Possibile che Speranza si sia confuso su un aspetto tanto importante? Eppure, il giorno successivo all'annuncio, in un'intervista al Corriere della Sera il ministro era stato molto chiaro. «Sono felice, una vera soddisfazione, sono ancora emozionato per l'applauso di Villa Pamphili», confessava commosso, «l'accordo con una delle aziende farmaceutiche più grandi del mondo, che ha il vaccino più promettente, è il frutto di un lavoro duro, molto serio». E i costi, si chiede il giornalista? «Il vaccino lo paga lo Stato, verrà distribuito gratis a cominciare dalle classi più a rischio». I toni scivolano nella propaganda: «L'Italia è in prima fila nella grande sfida mondiale per la ricerca del vaccino, esce a testa alta dalla drammatica esperienza di questi mesi e pianifica il proprio futuro». Peccato dopo qualche mese scoprire che tutti questi annunci, in realtà, erano poco più che aria fritta. Vabbè, potrà pensare qualcuno, meno male che c'è la «santa alleanza» per i vaccini formata da Roma, Parigi, Berlino e Amsterdam. E invece no. L'iniziativa adottata da questi Paesi, ci informa il ministero, «ha spinto poi la Commissione europea ad acquisire un ruolo di coordinamento contrattuale in modo da assicurare, attraverso un Advance purchase programme (Apa), un approvvigionamento a livello comunitario con diverse ditte, per sostenere una precoce produzione dei vaccini anti Covid e garantirsi un paniere di vari prodotti in quantità sufficienti per i cittadini della Ue». «Conseguentemente», si legge nella missiva firmata da Dionisio, «stante l'importanza di procedere con un negoziato multiplo (in assenza di sufficienti certezze su efficacia e sicurezza di alcuno dei candidati vaccini) l'Italia, e gli altri Paesi partner, hanno ritenuto opportuno far confluire il negoziato a suo tempo avviato con Astrazeneca con gli altri appena attivati dalla Commissione europea cui è, pertanto, affidata la totale gestione delle interlocuzioni». Se la prima parte della risposta di Lungotevere Ripa ci aveva lasciato senza parole, la seconda lascia perfino scioccati. Speranza dovrebbe spiegare che fine ha fatto il ruolo dell'Italia «nel gruppo di testa», firmataria del «primo contratto in questo pezzo di mondo»? Perché non solo non esiste alcun contratto ma, come candidamente ammesso dal ministero che egli stesso guida, l'intero processo decisionale è stato affidato a Bruxelles senza battere ciglio. Pochi giorni fa un portavoce della Commissione europea ha spiegato alla Verità che il testo del contratto con Astrazeneca - finanziato con 336 milioni di euro «pescati» dal budget Ue, cioè soldi pubblici - sarebbe stato secretato per «questioni di riservatezza». Stavolta, però, niente applausi nei saloni sfavillanti. Per le questioni che contano molto meglio muoversi con il favore delle tenebre.
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