2021-08-13
In Spagna il certificato... non pass: bocciato dai giudici anche in Galizia
Dopo Canarie, Cantabria e Andalusia, stroncato in tutte le Comunità che ne avevano previsto l'obbligo. Per motivi di privacy, perché va contro il regolamento Ue e pure perché «non tutela dal rischio contagio».Mentre tutta Italia è alle prese con i cortocircuiti del green pass obbligatorio, nella vicina Spagna anche il tribunale della Galizia ha messo una pietra sopra il lasciapassare verde. I giudici galiziani hanno dichiarato infatti illegittimo il requisito del possesso del certificato per poter accedere a bar, ristoranti e locali notturni. La Comunità è la quarta, e ultima, in cui veniva imposto il pass, ad aver bocciato il provvedimento.La limitazione all'accesso nei luoghi pubblici, infatti, non è mai stata resa obbligatoria dal governo centrale di Madrid, tuttavia alcune regioni avevano optato per la linea rigorista. Che ieri è stata definitivamente sconfitta. La prima ad esprimersi è stata la Camera contenziosa amministrativa del Tribunal superior de justicia delle Canarie (Tsjc), che il 29 luglio ha sospeso l'ordinanza del governo canario che decretava la chiusura dei locali dalla mezzanotte alle sei del mattino e imponeva il green pass per accedere alle sale interne di ristoranti, cinema, teatri, discoteche e palestre. Per la Corte superiore di giustizia, con sede a Santa Cruz de Tenerife, i ristoratori non hanno il titolo per chiedere documenti personali ai loro clienti «invadendone la sfera dei diritti e della privacy», in quanto la vaccinazione contro il Covid non è obbligatoria, e che dati sensibili come quelli che riguardano la salute del singolo cittadino devono essere protetti, non esibiti per poter accedere a un servizio a pagamento. Un dibattito particolarmente attuale anche in Italia, dove però si tira dritto in nome del dogma vaccinale. Il 5 agosto è stato invece il turno dei giudici della Cantabria, che hanno bloccato i provvedimenti del governo autonomo varati due giorni prima che vietava l'accesso a tutti gli esercizi commerciali alla clientela sprovvista di pass. Un «sicuro danno personale ed economico», che la Corte ha scongiurato. Il terzo tribunale a pensionare il «Pasaporte Covid» è stato quello dell'Andalusia, dove il certificato era richiesto per discoteche e ristoranti. Anche i giudici di Granada hanno sottolineato la violazione della privacy, oltre a evidenziare il contrasto con il regolamento della Commissione europea che stabilisce di vietare «ogni discriminazione diretta e indiretta delle persone non vaccinate». I giudici andalusi hanno posto l'attenzione anche su una questione centrale, in Italia completamente ignorata. La Corte, infatti, sottolineando che anche i vaccinati «possono essere potenziali trasmettitori», osserva che «non si riesce a capire come sarà possibile evitare il contagio» grazie all'introduzione di un certificato obbligatorio che, anzi, potrebbe spingere le persone a ignorare le elementari norme di igiene e distanziamento utili per evitare l'infezione. La sentenza si applica anche a Ceuta e Melilla, le due enclavi spagnole nel territorio del Marocco, integrate nella circoscrizione della Corte superiore di giustizia dell'Andalusia. E ieri, a liberarsi del lasciapassare, è stata infine la Galizia, Regione a Nord Est del Paese, meta anche dei pellegrinaggi a Santiago de Compostela. I giudici hanno fatto leva sul fatto che il governo regionale di Alberto Núñez Feijóo ha sottoposto correttamente alla valutazione dell'autorità giudiziaria solo l'ordinanza del 21 luglio, concernente i limiti al diritto di assembramento, ma non l'ordinanza del 22 luglio con cui si introduceva il green pass obbligatorio. Una procedura definita «anomala» dalle toghe. Il via libera del tribunale era inoltre requisito indispensabile, trattandosi di una misura limitativa di diritti individuali, dichiarata pertanto «non vigente». La notizia, che non è ancora stata commentata dal governo galiziano, è stata subito invece accolta con sollievo dal settore alberghiero e della ristorazione, come scrivono i quotidiani locali, sfiancati come i colleghi italiani dai continui apri e chiudi e dalle limitazioni agli ingressi dell'ultimo anno e mezzo. Il pass galiziano era stato previsto per entrare nei locali (che possono tenere aperto solo nei Comuni di bassa e media allerta) e nelle strutture alberghiere dei Comuni di livello alto o massimo (attualmente 55, comprese le città di Coruña, Vigo, Lugo, Ferrol e Pontevedra). E proprio da parte dei gestori erano stati presentati due ricorsi contro l'obbligo di green pass in cui si chiedeva di sospenderne l'applicazione. E, stavolta fortunatamente, i giudici hanno respinto le richieste: l'obbligo che si chiede di eliminare non infatti è nemmeno in vigore. Prevedibilmente, in seguito alle stroncature del green pass in tutte le Comunità che ne avevano previsto l'obbligo, il governo centrale di Pedro Sánchez non seguirà l'esempio italiano di un obbligo esteso a tutto il territorio nazionale. La politica vaccinale iberica è difatti del tutto differente da quella nostrana, anche per quanto riguarda la scuola. Il ministro dell'Istruzione, Pilar Alegría, ha infatti deciso di non introdurre l'obbligo di immunizzazione per il personale scolastico, prevedendo di raggiungere a fine agosto il 70% della copertura vaccinale della popolazione. Attualmente, i cittadini spagnoli ad aver ricevuto entrambe le dosi sono 29 milioni, quasi il 62%.