2025-06-11
Spacciatore ai domiciliari, 94enne in cella
Ennesimo cortocircuito nelle decisioni delle toghe: un albanese beccato con 25 chili di cocaina viene rimandato a casa dal gip. Invece, un anziano condannato per una bancarotta di 15 anni fa è stato rinchiuso nel carcere di Sollicciano, a Firenze.Viene da domandarsi se gli extracomunitari abbiano convenienza a ottenere la cittadinanza italiana come proponeva, con altri, per referendum Magistratura democratica. La questione si pone proprio nelle aule di giustizia: un italiano viene di fatto condannato all’ergastolo in quel di Firenze per reati fiscali mentre un albanese beccato con 25 chili di cocaina e che - come dice il Gip di Spoleto - fa parte di un giro rilevante di spaccio se ne starà a casa sua con l’unico incomodo del braccialetto elettronico. Essere italiano nei tribunali penali pare un’aggravante e mentre i reati connessi al traffico di stupefacenti sono derubricati a routine criminale se c’è di mezzo il fisco e quel pizzico di stigma sociale che si può alimentare dando addosso all’evasore allora si diventa inflessibili. Quanto sta accadendo a Firenze è ai limiti del ricorso alla Cedu, la corte europea dei diritti dell’uomo. La giustizia italiana non dovrebbe menarne eccessivo vanto soprattutto mentre il segretario del Pd Elly Schlein, il suo variegato circo referendario e il presidente dell’Anm Cesare Parodi strillano contro il decreto sicurezza. Sostiene l’Associazione nazionale magistrati che quelle norme «sono sospette di incostituzionalità visto che si sanzionano condotte spesso frutto di marginalità sociale intaccando i principi di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità che dovrebbero ispirare il diritto penale». Questa premessa è doverosa a fronte del caso di un imprenditore di 94 anni che da alcuni giorni è recluso in una cella del reparto clinico del carcere di Sollicciano (Firenze) perché deve scontare una pena di 4 anni e 8 mesi. È stato condannato un anno fa in appello, e non ha proposto ricorso in Cassazione, per «bancarotta fraudolenta» a seguito del fallimento di una sua azienda avvenuto 15 anni fa. Divenuta esecutiva la condanna alcuni giorni fa le forze dell’ordine si sono presentate a casa di questo pericoloso criminale - cammina a fatica appoggiandosi a un bastone e in carcere viene aiutato dagli altri detenuti - e in esecuzione della sentenza lo hanno rinchiuso. Il suo avvocato Luca Bellezza racconta dopo averlo incontrato in parlatorio: «È provato però combattivo, ma non si sa per quanto potrà reggere; è urgente una misura alternativa.» Di fatto rinchiudere in carcere un uomo di 94 anni per fargli scontare 4 anni e 8 mesi vuol dire applicargli l’ergastolo visto che ragionevolmente l’aspettativa di vita è inferiore alla pena. Bellezza ha fatto ricorso al giudice per il differimento della pena - come prevede l’articolo 47 del codice penale comma terzo che dà la possibilità per gli ultra settantenni di essere ammessi a forme alternative alla detenzione in carcere - o della custodia ai domiciliari. Ma l’istanza è stata respinta. Perciò il garante dei detenuti della Toscana Giuseppe Fanfani chiama direttamente in causa il ministro della Giustizia Carlo Nordio ricordando che il carcere di Sollicciano è teatro di proteste (una settimana fa nel braccio dove è rinchiuso il pericoloso criminale ultranovantenne hanno incendiato i materassi provocando diverse intossicazioni). Sostiene Fanfani: «In 50 anni di avvocatura non ho mai visto una cosa del genere. Questo sistema è malato. Al ministro della Giustizia Carlo Nordio chiedo di intervenire subito. Dopo le tante parole spese sul carcere fiorentino, deve attivarsi senza perdere tempo. Sostenere che il 94enne sia socialmente pericoloso è assurdo. È una cosa inumana, indegna di un paese sedicente civile. Non so e non voglio sapere di chi sia la colpa, anche perché tutti si tireranno fuori, ma ritenerlo compatibile con il carcere è inconcepibile». Invece pare comprensibilissimo quanto è successo in Umbria. Pur beccato dalla Guardia di Finanza con 25 chili di cocaina un albanese non finisce in carcere. Le Fiamme Gialle lo hanno fermato a un distributore vicino a Foligno e nel doppiofondo dell’auto gli hanno trovato la cocaina, circa 10 chili, e 10 mila euro in contanti. Perquisite le due case dell’albanese a Spello e Foligno hanno sequestrato altri quindici chili di droga che avrebbe fruttato oltre 2,5 milioni di euro, assai di più del debito che ha col fisco il pericoloso quasi centenario «criminale» fiorentino. Portato davanti al gip del Tribunale di Spoleto il magistrato ha convalidato l’arresto dell’albanese perché «sussistono i gravi indizi di colpevolezza e le circostanze che rispondono all’attivazione delle misure cautelari». Però ha disposto gli arresti domiciliari e non la custodia cautelare in carcere come aveva chiesto il pubblico ministero perché a giudizio del gip è sufficiente l’applicazione del braccialetto elettronico. Secondo il giudice per le indagini preliminari - così è scritto nel dispositivo - «gli elementi raccolti dalla Guardia di finanza fanno ritenere in maniera univoca che la droga fosse destinata alla cessione». Tuttavia lo spacciatore non merita la galera anche se lo stesso gip mette in evidenza che i telefoni cellulari, le schede «sim» e i soldi sequestrati «portano a ritenere un’organizzazione complessa di gestione dello spaccio». Il giudice, anche in considerazione del fatto che l’albanese ha collaborato ed è incensurato, ha concluso che rinchiuderlo in cella era «un’afflizione eccessiva» e lo ha mandato agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico ritenendo che fosse una misura adeguata. Come se uno che spaccia non potesse da casa sua continuare a farlo. Mentre se 15 anni fa sei fallito allora si che a 94 anni puoi reiterare il reato!