2021-09-10
La sostenibilità è una presa in giro se poi alla tecnica manca la morale
A Cernobbio torna di moda il «capitale umano». Ma, come spiega il teologo Bux, quello che produce sviluppo deve fondarsi sull'etica oltre che sui saperi. È questa la chiave per evitare crisi, «reset» e utopie ecologiste.patrimoniali che l'hanno affossato, portandolo a essere l'unico Paese europeo che nei tre anni successivi al 2011 ha visto crollare il suo Pil pro capite, quando gli altri Paesi europei, seguendo la proposta odierna di Stiglitz, lo aumentavano esponenzialmente. Passando ad altro argomento, oggi l'Ocse scopre, con un po' di ritardo, che il reddito di cittadinanza va ridimensionato. Che l'Ocse sia diventata «leghista»? Ma fra le tante scoperte, denunciate troppo in ritardo, ho letto anche una affermazione, certo non nuova, ma per nulla scontata, su cui vale la pena riflettere.Sempre a Cernobbio, in un clima di ottimismo, il nostro ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha correttamente ricordato che lo sviluppo lo fanno le persone con le loro competenze. Persone e competenze, certo, ma il capitale umano non è fatto solo di competenze scientifiche e professionali, è fatto anche di valori morali e responsabili, che danno a queste competenze un senso, un fine. Le competenze sono mezzi che per esser ben utilizzati necessitano un fine. Mai come in questo momento questo valore di qualità umana risulta esser confuso, non riconosciuto, mistificato persino. Tanto che si potrebbe affermare, con un apparente paradosso, che mentre il successo non è accessibile a chiunque, lo è poter esser morale nella propria condotta. Invece è manifestamente più facile avere successo, che dimostrare moralità nella condotta. Come mai? Non è infatti oggi molto facile riuscire a vivere valori morali, essendo stati confusi, relativizzati o persino negati. Lo sviluppo vero e «sostenibile» (uso questa espressione ormai imprescindibile, quanto artificiale) è fatto da un capitale umano con visione e condotta morale orientata a un fine e a un bene comune. Mai come oggi si sente il bisogno di una dottrina sociale proposta dalla Autorità morale che spieghi la verità sulla insostenibilità della crisi attuale e dei reset per risolverla. Suggerisco in proposito la lettura di uno splendido libretto intervista: Salute o salvezza (Fede&Cultura, 2021), di un prestigioso teologo, don Nicola Bux, che spiega all'uomo di oggi quello che deve apprendere a fare per esser una persona di criterio. Cioè rappresentare il reale capitale umano, quello che produce vero sviluppo sostenibile nel tempo (come auspica correttamente il nostro ministro Bianchi). La posta in gioco è molto alta ed è pertinente proprio alla educazione e istruzione.Il lettore della Verità è certo «educato» a riconoscere la grande «partita a scacchi» che si sta giocando per unificare quanto possibile il mondo intero globalizzato, se non altro per cercare di farlo sopravvivere dopo i grandi reset fallimentari concepiti negli ultimi 50 anni, dimenticando che chi compone il mondo globalizzato non sono ancora automi, ma sono persone, con una propria natura. Poiché i grandi giocatori di scacchi sembrano rifiutare questa natura, continuano a giocare prescindendone e cercando in continuazione valori di riferimento che possano surrogare quelli ignorati. Valori che accomunino gli abitanti del mondo intero distraendoli dai loro valori tradizionali, culturali e religiosi. Il valore comune «imposto» da un paio di decenni fino a ieri, era l'ambientalismo, oggi è piuttosto salutismo e ambientalismo. Sottovalutando, o persino ignorando, il valore «dignità» della persona umana e proponendo un nuovo umanesimo e nuova antropologia. Sulla scacchiera giocano tutti: re, regine, cavalieri, manca solo l'alfiere morale. Scomparso. Mancando in tal modo la possibilità di far giocare al gioco di scacchi proprio la famosa ragione, lasciando giocare invece idolatrie ed utopie. È la ragione che non ignora il senso morale che spiega quali sono le vere cause e origini delle crisi attuali in corso, apparentemente irrisolvibili. Le cause originali non sono infatti nei sistemi (politici, economici, sociali...), sono piuttosto negli squilibri in leggi naturali (non riconosciute). Squilibri creati per eccesso di libertà, per confusione su cosa è vero o falso, ordine o disordine, umano o disumano? Certo ci si potrebbe domandare polemicamente cosa è umano e cosa è natura. Bene chiederselo, meglio cercare la risposta finché siamo in tempo. Fino a ieri chi cercava di unificare il mondo erano intellettuali, politici con ideali, imprenditori, con visione ispirata da valori comuni di civiltà. Oggi son sostituiti da piattaforme, fondi di investimento, lobby globali, ideologi digitali, profeti di nuove religioni universali. Che possono moltiplicare il rischio di formare i presupposti per futuri reset eterni che prescinderanno sempre più dall'unico vero valore unificante, la dignità unica della persona umana. Chi lo capirà potrà persino pensare di poter governare eticamente il mondo o essere invece, proprio per questo, perseguitato nel mondo. Il libretto di don Nicola Bux, per esempio, aiuta a capirlo. Come spiegò, in Caritas in Veritate, Benedetto XVI, queste crisi non si risolvono cambiando gli strumenti, ma cambiando l'uomo. Così come queste opportunità di crescita e sviluppo devono avere la creatura umana come fine. Altrimenti addio «sostenibilità»!
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