2023-04-30
Così Soros ha allungato i tentacoli sulla Corte europea dei diritti umani
L’inchiesta di Eclj e «Valeurs Actuelles» rivela che molti giudici hanno legami con Ong vicine al miliardario. «Questo mette in discussione indipendenza e imparzialità e spiega la deriva su temi etici come l’aborto».L’indagine giornalistica è iniziata nel 2020 e da allora non ha smesso di far suppurare il grosso bubbone che prende il nome di Corte europea dei diritti dell’uomo. Si tratta, come noto, di una struttura che fa capo al Consiglio d’Europa, riconosciuta da 46 Stati europei. Pur non essendo un organismo comunitario, emette sentenze che i membri si sono impegnati a rispettare, ed è comunque in grado di esercitare una pressione sull’opinione pubblica, anche perché le sue decisioni ottengono sempre grande pubblicità sui media. Non stupisce: per lo più i pronunciamenti - almeno negli ultimi anni - riguardano l’accoglienza dei migranti, le istanze Lgbt e di frequente i cosiddetti temi etici. Il punto è che l’inchiesta di cui andiamo a dare conto - condotta dall’European centre for law and justice, un’organizzazione non governativa con sede a Strasburgo, e dalla nota rivista francese Valeurs Actuelles - mostra i conflitti di interessi di una parte rilevante dei giudici della Cedu e soprattutto svela quale e quanta pressione sia in grado di esercitare sulla Corte il signor George Soros tramite la sua Open society foundations. Già nel 2020 il nostro giornale aveva dato conto dei primi dati emersi dal lavoro investigativo. Risultava, ad esempio, che di 100 giudici permanenti che hanno fatto parte della Corte europea dei diritti dell’uomo nel decennio 2009-2019, ben 22 avessero un legame diretto con almeno una delle sette Ong che gravitano nell’orbita sorosiana (Aire centre, Amnesty international, Commissione internazionale dei giuristi, Comitato Helsinki, Human rights watch, Interights e la stessa Open society). Nei giorni scorsi, Valeurs Actuelles è tornata sull’argomento aggiungendo ulteriori particolari. Il servizio di copertina ha un titolo urticante: «La mafia Soros», e nell’articolo collegato Raphaël Stainville scrive: «Siamo stati attenti a non prendere in considerazione i giudici che avevano legami indiretti con Open society. Nel periodo 2009-2019, in 88 occasioni, 18 di questi 22 giudici si sono seduti in un caso che coinvolgeva la Ong per la quale avevano lavorato, sviluppando in questo modo molti evidenti conflitti di interessi». Secondo il giornale francese ci sono stati fino a 185 casi esaminati dalla Corte in cui una delle sette Ong è stata coinvolta a qualche titolo. L’inchiesta, spiega Stainville, «ha permesso di scoprire una causa della deriva ideologica di questo organismo europeo e di capire come la Cedu, un tempo così autorevole e rispettata, sia diventata portavoce della cultura woke e promotrice della lobby Lgbt. Una situazione che ha messo in discussione non solo l’indipendenza della Corte ma anche l’imparzialità dei suoi giudici che presto hanno ereditato il nome di “giudici Soros”».Certo, il lavoro non è stato semplicissimo: sia Valeurs Actuelles sia l’European centre for law and justice che ha realizzato il rapporto sui giudici «influenzati» hanno subito parecchie pressioni: «Le reti di Soros, attraverso l’organizzazione britannica Open democracy, che in gran parte finanziano, hanno lanciato una campagna di stampa contro l’Eclj», dice Stainville. «Time Magazine, Corriere della Sera, Euronews e Reuters hanno denunciato l’origine americana dei finanziamenti a questa Ong, legata in particolare a Jay Sekulow, consigliere, tra gli altri, di Donald Trump. In altre parole, l’avvocato del diavolo. Quando vogliamo eliminare il messaggio, attacchiamo il messaggero... Il metodo è stato provato e testato per molto tempo».Tuttavia, qualche risultato la rivista francese è riuscita a ottenerlo. «Il 12 ottobre 2022 è stata consegnata al presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce) una petizione intitolata Porre fine ai conflitti di interessi alla Cedu, firmata da quasi 60.000 cittadini europei. [...] La sua ammissibilità dovrebbe essere esaminata a maggio», racconta Valeurs Actuelles. «Il 30 novembre 2022 è stata presentata all’Apce da 20 parlamentari di 14 Paesi membri del Consiglio d’Europa una proposta di risoluzione dal titolo Il grave problema dei conflitti di interessi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che dovrebbe essere esaminata a maggio o giugno in sessione. Ma l’ufficio di presidenza dell’Assemblea potrebbe decidere di archiviare l’argomento per evitare una discussione pubblica». Quest’ultima ipotesi non è affatto da escludere, anzi. Anche perché «Open society di George Soros e Microsoft di Bill Gates sono i due maggiori donatori privati» dell’Apce. Insomma, a quanto risulta tanto la Cedu quanto il Consiglio d’Europa sono sottoposti a spinte ideologiche piuttosto precise. Spinte che l’avvocato Grégor Puppinck dell’European centre for law and justice conosce molto bene. «Ho lavorato per più di 20 anni a Strasburgo in difesa dei diritti, della libertà di coscienza, della libertà religiosa, della famiglia, della vita. Direi con un approccio cristiano alla difesa dei diritti umani. Ho una buona conoscenza della storia della Corte europea dei diritti dell’uomo e ho constatato che, negli ultimi 20 anni, c’è stata un’evoluzione ideologica del sistema della Cedu sulle questioni più delicate come l’aborto o l’eutanasia e altri temi etici», racconta il legale a La Verità. «Inizialmente volevo analizzare il riorientamento ideologico della Corte da un punto di vista diciamo teorico. Poi ho capito che era necessario fare un’analisi anche al livello delle persone. Perché, ovviamente, le idee non avanzano da sole. E quindi ho voluto vedere chi fossero i giudici che prendevano le decisioni. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha un potere considerevole, perché è al di sopra delle legislazioni nazionali. Ma la gente non sa chi siano i componenti della Corte. Indagando, ho notato che spesso questi giudici provenivano da una organizzazione (verso cui inizialmente non nutrivo alcun interesse), che si chiama Open society. Non avevo idea di chi fosse Soros fino a qualche anno fa. Ma ho notato che diversi candidati, soprattutto bulgari e albanesi, provenivano da quella organizzazione privata. E mi sono detto che dovevo andare più a fondo». Certo, scavare è un’attività delicata. E ancora più difficile è dimostrare l’efficacia dell’impulso sorosiano. «L’influenza è sempre difficile da dimostrare», ci dice Puppinck. «Non si può provare perché non si è nella mente del giudice... D’altra parte, quello che abbiamo potuto constatare è che ci sono casi oggettivi e chiari di conflitti di interessi, come ad esempio il caso del giudice Groseff: ha fondato un’organizzazione finanziata dalla Open society e ha lavorato per la Open society. E poi ha giudicato diverse cause intentate dall’organizzazione che lui stesso aveva fondato. Aveva fondato un Comitato di Helsinki in Bulgaria, per il quale ha lavorato per molto tempo, quasi fino alla sua elezione alla Corte di Strasburgo. E una volta eletto a Strasburgo, ha ricevuto i casi dal comitato che lui stesso aveva fondato».Secondo Puppinck, il problema principale è che la Cedu è un organo «politico» che prende decisioni politiche ma - nei fatti - le maschera dietro un meccanismo giuridico. Così l’ideologia può diffondersi più facilmente.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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