
Barack Obama e Hillary Clinton parlano di «adoratori della Pasqua» pur di non dire che le vittime sono cattolici presi di mira da islamici. Anche sui media nessun riferimento al credo dei killer. L'islam viene nominato solo quando è la vittima: così scompariremo.Per non dire che un gruppo di terroristi islamici ha ammazzato centinaia di cristiani nel giorno in cui si celebra la Resurrezione di Cristo le hanno escogitate tutte. Hillary Clinton e Barack Obama, due campioni del politically correct globale, hanno parlato di «adoratori della Pasqua», quasi che quelli assassinati in Sri Lanka con una serie di bombe all'interno delle chiese del Paese fossero seguaci di una nuova divinità pagana. Altri hanno preferito scrivere genericamente di attentati religiosi: commessi da chi e contro chi non è dato sapersi, perché nessuno ha inteso precisarlo. Nathalie Loiseau, ministra di Emmanuel Macron, donna così attenta all'uso delle parole da aver richiamato il proprio ambasciatore a Roma a seguito delle frasi pronunciate da Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio sui gilet gialli, commentando le stragi non è riuscita a digitare sulla tastiera quelle nove lettere da cui è composto il sostantivo con cui si definisce chiunque sia battezzato, praticante o meno che sia. Perfino il Papa ha fatto fatica a parlare delle stragi di cristiani a Colombo. Alle bombe che hanno insanguinato le Chiese, Bergoglio ha dedicato una manciata di secondi del suo messaggio urbi et orbi, più o meno lo stesso tempo riservato al tradizionale riferimento ai migranti, alla Libia e alla ricorrenza del settantesimo anniversario del primo discorso di un pontefice in tv. Il martirio di centinaia di cristiani nel giorno di Pasqua non deve essere stato considerato importante neppure da chi gestisce i social media di Francesco, se a nome del Santo Padre non è stato diffuso via Twitter nessun messaggio di preghiera per i fedeli assassinati. Eppure, come non ha mancato di far notare il sito Dagospia, gli stessi esperti che gestiscono la comunicazione online del Papa, appena accade qualche cosa fanno in modo che Bergoglio sia sempre pronto a dire la sua. Quando un suprematista bianco australiano massacrò cinquanta musulmani in Nuova Zelanda, il Pontefice twittò subito. E altrettanto velocemente fece conoscere il proprio pensiero il giorno in cui bruciò Notre Dame. Forse il tetto di una cattedrale, per quanto nota in tutto il mondo, suscita più impressione di una strage con 300 morti e 500 feriti? Sta di fatto che il messaggio di Francesco è arrivato solo dopo che Dagospia ha fatto notare il curioso silenzio dell'account papale. Del resto, il suo «guru», Antonio Spadaro, ieri sera ha twittato che a Colombo c'è stato un «attacco allo Stato», come fossero le Br...Tuttavia, se è difficile riconoscere che le vittime sono in maggioranza persone di religione cristiana che erano riunite in chiesa per celebrare la Resurrezione di Cristo, ancor più difficile è pronunciare l'aggettivo islamico. Nelle agenzie, nelle cronache e nelle dichiarazioni, i terroristi sono senza volto. Hanno messo le bombe, colpito la minoranza cristiana dello Sri Lanka, ma a leggere titoli, articoli e prese di posizione non si capisce perché, né chi siano e cosa vogliano. Per esempio, sul sito del Corriere della Sera a diverse ore dalle stragi, insieme alla notizia degli attentati e dei morti si poteva leggere la formale dichiarazione del governo a proposito del terrorismo religioso. Sì, ma a quale religione apparterrebbero questi terroristi? Mistero: il sito non lo spiega. Così come nessuno racconta che secondo l'ultimo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, i cristiani perseguitati sono oltre 300 milioni e quasi sempre ciò avviene in Paesi a maggioranza islamica. Nell'elenco dei 38 Stati in cui secondo l'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre si rischia la vita a professarsi cristiano, figurano Paesi come l'Afghanistan, l'Arabia Saudita, il Bangladesh, la Birmania, l'Eritrea, l'Indonesia, l'Iraq, la Libia, il Niger, la Nigeria, il Pakistan, la Palestina, la Siria, la Somalia, il Sudan, il Turkmenistan e lo Yemen. E all'elenco si aggiungono altri stati musulmani dove le discriminazioni sono la regola. E però noi piangiamo, insieme con il Papa e i potenti della Terra (per fortuna solo quelli progressisti) solo per gli altri, mai per i cristiani.Che nel mondo, dal 2018 a oggi, abbiano assassinato 4.000 cristiani, mentre 2.625 siano stati arrestati o detenuti senza un giusto processo solo perché «adoratori della Pasqua», come dicono Barack Obama e Hillary Clinton, non ci preoccupa né ci spaventa. Quando un suprematista bianco spara a 50 musulmani anzi ci autoaccusiamo, puntando il dito contro chi pone il problema dell'immigrazione indiscriminata e della sicurezza del Paese. Se a 20.000 chilometri di distanza un razzista colpisce a morte persone colpevoli solo di professare una fede è colpa nostra. Se invece più gruppi terroristici che si richiamano all'islam colpiscono indiscriminatamente chi è riunito in preghiera, bisogna omettere le motivazioni religiose per non innescare una pericolosa escalation. E chi insiste troppo sull'islam rischia perfino l'accusa di islamofobia, ossia di essere persecutore degli islamici. Tempo fa, insieme a Francesco Borgonovo, abbiamo scritto un libro intitolato Islamofollia. Ecco, a forza di rimuovere le radici del terrorismo, oltre a non spiegare chi e perché abbia messo le bombe, finiremo per rimuovere anche il sacrificio dei nuovi martiri. La Pasqua di sangue finirà così per essere classificata fra le stragi senza nome e senza un dio.
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.
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Cala la percentuale di over 65 che scelgono di ricevere l’anti influenzale: lo scorso inverno la copertura è stata solo del 52,5 %. Intanto l’Oms gufa: «La prossima epidemia può scoppiare ovunque e in qualsiasi momento».
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