2025-11-04
        Putin manda la Wagner in Venezuela
    
 
Lo zar nega di aiutare Nicolas Maduro, ma intanto a Caracas atterrano cargo legati ai mercenari Il presidente nel mirino degli Stati Uniti: «Nessuno ci toglierà la nostra democrazia».Sono ormai diversi giorni che nella parte dell’aeroporto Simon Bolivar di Caracas adibita al traffico militare atterrano aerei di una compagnia russa sotto sanzioni internazionali perché accusata di essere sotto controllo da parte dell’ex Wagner Group. Alcune decine di aerei cargo hanno scaricato materiale top secret, gestito direttamente dai servizi segreti di Nicolas Maduro. Secondo alcuni membri dell’opposizione nelle casse potrebbero esserci armi e probabilmente sistemi di difesa nel caso di un eventuale attacco statunitense. A conferma di questi movimenti sospetti nelle notti venezuelane il Washington Post ha svelato che il presidente venezuelano ha personalmente richiesto a Vladimir Putin di rifornirlo di missili, radar e aerei, ma ufficialmente Mosca si è limitata ad osservare con preoccupazione la possibile escalation nel Mar dei Caraibi. Le Compagnie Militari Private (Pmc) russe hanno però da sempre una certa libertà d’azione e molto spesso hanno lavorato con governi sotto sanzioni sia in Africa che in America meridionale. Donald Trump ha pubblicamente negato un intervento diretto in Venezuela, almeno per il momento, ma comunque ribadito che Maduro ha i giorni contati. Al largo delle coste venezuelane incrociano da tempo diverse navi di Washington. Il naviglio guidato dalla portaerei intitolata all’ex presidente General Ford, vede altre tre navi da guerra ed un sottomarino per un totale di almeno 8.000 uomini a bordo. Tutto mentre uno stormo di bombardieri B-52 e B-1 sorvolavano le coste venezuelane. Accanto a questo imponente dispiegamento, Washington ha colpito almeno 15 imbarcazioni, a suo dire cariche di droghe, partite dalle coste del Venezuela, provocando una settantina di vittime. Sulla testa di Nicolas Maduro e del suo vice campeggiano taglie da 50 milioni di dollari e il segretario di Stato americano Marco Rubio lo ha più volte accusato di essere il vero capo del Tren de Aragua, il più potente cartello della droga del Venezuela. Questi raid contro imbarcazioni non meglio identificate sono stati condannati da diversi leader regionali, compreso il presidente della Colombia Gustavo Petro, anche lui bollato da Donald Trump come un pericoloso narcotrafficante. Il presidente colombiano ha accusato il governo americano di omicidio di alcuni innocenti pescatori e violazione della sovranità nelle acque territoriali di Colombia e Venezuela. Intanto secondo l’agenzia Reuters l’esercito statunitense da alcuni giorni sta ammodernando l’ex base navale dei tempi della Guerra Fredda, ormai abbandonata, di Porto Rico, una mossa che potrebbe far pensare ai preparativi per operazioni militari prolungate proprio contro Caracas. Il «riscaldamento» delle acque ha messo in agitazione anche le isole di Trinidad e Tobago che hanno messo il suo apparato militare in massima allerta e hanno ordinato alle truppe di rientrare nelle caserme. Il ministero della Difesa delle isole caraibiche ha ordinato che la Trinidad and Tobago Defence Force sia pronta a qualsiasi evenienza. Anche le forze di polizia e di pronto intervento di Trinidad e Tobago sono state coinvolte in questa fase di estrema attenzione. Se i vicini geografici di Maduro si stanno organizzando, i vicini politici sembrano invece molto distanti dalle vicende venezuelane. Mosca ufficialmente ha respinto la sua richiesta di armi e la Cina non vuole essere coinvolta in questa complicata situazione. Anche l’Iran, storico alleato di Caracas, non sembra intenzionato a farsi tracimare in un conflitto con gli Stati Uniti, a dimostrazione di una situazione geopolitica molto avversa a Nicolas Maduro, che ieri ha dichiarato: «La nostra democrazia è la più avanzata del pianeta. Sì, siamo un popolo istruito, colto, patriottico, coraggioso e consapevole dei propri diritti. Niente e nessuno ci toglierà l'opportunità di vivere e di essere parte del “Secolo dei Popoli”». Per il Cremlino resta sempre il braccio ufficioso dell’ex Wagner Group, grazie al quale in passato è riuscito a fare affari anche con chi negava di avere rapporti ufficiali. La numerosa comunità italiana del Venezuela è sempre stata un elemento portante dell’economia del paese sudamericano ed oggi è quasi totalmente schierata dalla parte dell’opposizione al governo madurista e proprio per questo motivo il ministro degli Esteri Antonio Tajani sta monitorando con estrema attenzione lo sviluppo degli eventi.
        Una riunione del Csm (Imagoeconomica)
    
        Valerio de Gioia (Imagoeconomica)