2025-11-04
        Mantovano non ci sta: «I pieni poteri ce li hanno le Procure non certo il governo»
    
 
        Alfredo Mantovano (Imagoeconomica)
    
Il sottosegretario rispedisce al mittente le accuse di Anm e Pd: «Su rimpatri, industria e violenti ora comandano le toghe».I pieni poteri logorano chi ce li ha. Per giustificare «l’allarme democratico» (che somiglia sempre più alle convergenze parallele di Aldo Moro) individuato nella riforma della giustizia, i frontisti del No sostengono che il provvedimento sarebbe una scorciatoia del governo per sottomettere i magistrati ai voleri dell’esecutivo. Lo lascia intuire l’Anm scendendo praticamente in piazza al grido: «La riforma altera l’assetto dei poteri». Lo afferma chiaramente Elly Schlein: «Le novità hanno il fine ultimo di indebolire il potere giudiziario, per permettere a chi governa di avere le mani libere, i pieni poteri». Con uno scopo finale che alberga nelle fantasmagorie notturne della segretaria del Pd: instaurare la dittatura in Italia. Di conseguenza l’obiettivo della sinistra, con il referendum, è quello di potare i poteri. La terminologia, presa al volo da Matteo Renzi per strumentalizzare una frase infelice di Matteo Salvini nell’estate del 2019, fece da collante mediatico alla nascita del governo Conte 2, ribattezzato da Silvio Berlusconi «quello delle quattro sinistre». Allora schierarsi contro i presunti «pieni poteri» - mai specificato quali fossero - servì per legittimare il mancato ricorso alle urne dopo l’implosione dell’esecutivo gialloverde. Praticamente una truffa. Si ricomincia da lì, dalle zucche di Halloween e dai fantasmi agitati davanti ai bambini, come se gli italiani fossero cittadini da scuola materna. Nessuno che entri nel merito, nessuno che abbia interesse a spiegare perché da 30 anni, con tutti i governi possibili, la separazione delle carriere è un tabù per le toghe politicizzate. Poi accade tutto in cinque minuti. Nel senso che durante il programma di Bruno Vespa su Rai 1, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (magistrato di lungo corso) dice con estrema semplicità qualcosa di decisivo, svela il settimo ingrediente della Coca Cola: «I pieni poteri sono di chi, per via giudiziaria, blocca la politica dell’immigrazione impedendo le espulsioni. Sono di chi blocca la politica industriale fermando gli impianti. Sono di chi, a fronte delle 262 persone denunciate per i disordini nel centro di Roma, non dà nessun seguito di indagine e rilascia immediatamente in libertà gli unici due arrestati».I modelli evocati pesano come il cemento armato e indicano la strada della riforma: cominciare a limare quei «pieni poteri» a chi li ha in tasca da decenni e li esercita nascondendosi dietro i codici, in barba alle decisioni delle maggioranze elette dagli italiani. L’esempio numero uno riporta direttamente al blocco degli hub in Albania per impedire i rimpatri degli immigrati clandestini, con i giudici che si oppongono sistematicamente alla soluzione sollevando dubbi di incostituzionalità e illegittimità. Nessun magistrato in Europa aveva mai impugnato simili provvedimenti (la Germania rimpatria addirittura in Afghanistan). A Bruxelles l’architettura politico-amministrativa del governo Meloni era (ed è) vista con grande favore. Numerose nazioni (Olanda, Austria, Polonia, Irlanda, Gran Bretagna) sono pronte ad applicare il modello italiano. Con il paradosso che proprio in Italia è tutto fermo, qui dominano i tribunali. L’esempio numero due riguarda l’ex Ilva di Taranto, sottoposta a un sequestro del quale non si sa nulla da mesi. Era la più grande acciaieria d’Europa e dava lavoro a 8.000 persone, oggi è un guscio vuoto con migliaia di cassintegrati sulle spalle dello Stato, in attesa di un destino industriale che non c’è. Semplicemente perché ai tribunali non interessa. Sigilli, ricorsi, altri sigilli; il resto non conta. Potere d’interdizione puro. L’esempio numero tre è ancora più sconfortante. Gli attivisti pro Pal, i centri sociali, i collettivi studenteschi comunisti possono vandalizzare le città o mostrare il gesto delle P38, consapevoli che ci sarà sempre una toga a praticare il Soccorso rosso. È vero, come denuncia la Anm, che la riforma «altera gli assetti del potere», perché vuole riequilibrarli. Ed è vero che riguarda i «pieni poteri», perché intende toglierli alle correnti della casta giudiziaria che li ha sviluppati sostituendosi al Parlamento e li esercita non solo con le sentenze a orologeria, ma con l’inazione burocratica, la passività dello status quo. Lo ha spiegato ancora Mantovano in tv: «Questa riforma non è la bacchetta magica, ma introduce elementi che fanno prevalere il merito sull’appartenenza correntizia. Troppe decisioni della sezione disciplinare del Csm derivano dal fatto che il mio giudice disciplinare è colui che io ho concorso a eleggere sulla base dei criteri correntizi. La riforma corregge questa stortura».Nella realtà rovesciata uno degli ultrà del No è Renzi, che da premier aveva la separazione delle carriere in cima al programma. Ora gli fa comodo entrare nel campo largo e ha cambiato idea, a tal punto da titolare il suo saggio in uscita Pieni poteri. Il senatore 2% è terrorizzato dall’«alterazione degli equilibri democratici». Così fa il tifo per la stasi (minuscolo).
        (Ansa)
    
Lo ha detto il Commissario europeo per l'azione per il Clima Woepke Hoekstra a margine del Consiglio europeo sull'ambiente, riguardo alle norme sulle emissioni di CO2 delle nuove auto.
        Una riunione del Csm (Imagoeconomica)