L'elenco degli istituti (prima puntata Lombardia e Lazio) che non hanno verificato la vulnerabilità sismica e che ignorano le norme stabilite in seguito alla strage della elementare Jovine del Molise, nel 2002. Dopo 20 anni non si conosce lo stato degli edifici in zone dai frequenti terremoti.
L'elenco degli istituti (prima puntata Lombardia e Lazio) che non hanno verificato la vulnerabilità sismica e che ignorano le norme stabilite in seguito alla strage della elementare Jovine del Molise, nel 2002. Dopo 20 anni non si conosce lo stato degli edifici in zone dai frequenti terremoti.Quanto sono sicure le scuole dei nostri figli? Rispondere a questa domanda è difficile perché semplicemente mancano i dati. Circa 4.000 edifici scolastici, sparsi su tutto il territorio nazionale, non hanno la certificazione di vulnerabilità sismica. Questo vuol dire che quando i ragazzi torneranno nelle aule, i genitori non potranno essere certi che quella struttura sarà in grado di resistere a una scossa di terremoto. La Verità è in grado di pubblicare una tabella con comuni e indirizzi degli edifici scolastici sui quali non sono state ancora effettuate le verifiche di vulnerabilità sismica, cioè non si sa come potrebbero rispondere a un eventuale sisma. Tutte queste scuole sono in zone classificate come 1 e 2, cioè a rischio di terremoti di alta intensità e con effetti distruttivi importanti. Si tratta di una percentuale significativa del patrimonio scolastico pubblico per il quale il pericolo tellurico si somma alle criticità dovute all'età di questi edifici, che in molti casi risalgono addirittura ai primi del Novecento. Come mai, nonostante i frequenti terremoti e i lutti che ne sono seguiti, gli interventi per mettere in sicurezza le strutture pubbliche a cominciare dagli istituti scolastici, procedono a rilento? Disattenzione, iperburocratizzazione delle procedure, rimpallo delle responsabilità, mancanza di sanzioni per gli inadempienti, scarsi fondi. È questo mix di fattori che ha alimentato la pratica del rinvio. Ad ogni tragedia si risponde con una o più leggi a cui seguono decine di ordinanze con l'indicazione meticolosa di chi deve fare che cosa, finché il clamore si spegne e i riflettori si abbassano e tutto viene risucchiato dalla pratica inveterata del rinvio. Per le verifiche di vulnerabilità sismica la prima legge risale nientemeno che al 2003, ben 15 anni fa. Il provvedimento venne partorito, come spesso accade nel nostro Paese, a seguito della tragedia dell'ottobre 2002 della scuola elementare Francesco Jovine (in Molise), quando un crollo seppellì l'intera prima elementare. Mai più un dramma come questo, si disse allora. Il governo rispose con un'ordinanza che obbligava i Comuni a effettuare entro il 2013 le verifiche di vulnerabilità sismica su tutto il loro patrimonio scolastico. La scadenza, priva però di sanzioni, fu in larga maggioranza disattesa e presto dimenticata. Fino all'ennesima tragedia, il terremoto del Centro Italia. Il tema della sicurezza degli edifici scolastici torna di attualità e il governo - con un decreto legge a febbraio 2017 - fissa ad agosto 2018 l'ennesima scadenza per passare ai raggi x tutte le scuole.Pochissimi sindaci rispondono all'appello anche perché le verifiche sismiche sono onerose e gran parte dei bilanci dei Comuni sono strozzati da anni di spending review. Il governo appena insediato prende atto della situazione e sposta, con il decreto Milleproroghe di agosto, di altri quattro mesi, da agosto 2018 al 31 dicembre 2018, il termine per mettersi in regola con gli accertamenti sulla solidità delle strutture scolastiche. Nel frattempo sarebbero dovuti arrivare i finanziamenti del Miur, il ministero dell'Istruzione, previsti già a febbraio 2017, subito dopo le scosse del Centro Italia. I sindaci però ricevono solo a marzo 2018, cioè un anno dopo, l'avviso pubblico del ministero che dà ai Comuni tempo fino al 5 giugno 2018 per presentare la domanda di finanziamenti. È evidente che il termine di agosto per fare le verifiche non può essere rispettato così il governo è costretto nel decreto Milleproroghe a concedere altri quattro mesi.Intanto un altro anno scolastico sta per cominciare e, come è evidente dalla tabella qui pubblicata, ci sono circa 4.000 scuole, situate in zone ad alto pericolo sismico, di cui si ignora la reazione ad un terremoto. I Comuni hanno ricevuto la graduatoria del Miur con i fondi concessi, circa 150 milioni, dopo Ferragosto e subito è scattata la corsa contro il tempo. Ma è un percorso tra gli ostacoli della burocrazia e difficilmente anche la scadenza di fine anno potrà essere rispettata. «Il primo passaggio è l'affidamento delle perizie ai professionisti. Bisogna procedere secondo le norme ordinarie che per impedire la consegna dei lavori agli amici degli amici, prevedono la gara su tutto il complesso delle scuole da visionare», spiega il sindaco di Ascoli, Guido Castelli. E fa due conti: «Tempo previsto per l'affidamento: circa tre mesi, a cui vanno aggiunti altri due mesi per la perizia». Una volta ottenuto l'esito della vulnerabilità sismica, cominciano i problemi. Il professionista cataloga la scuola con un indice che va da 0 a 1, dove 1 indica che l'edificio non presenta criticità tali da subire danni da un terremoto. «Il problema si pone quando l'esito è inferiore a 1. Manca una legge che dica cosa deve fare il sindaco in questo caso, cioè se deve chiudere la scuola e provvedere all'adeguamento antisismico o far continuare le lezioni», spiega Castelli.Il sindaco di Ascoli poi svela un altro problema, quello sui tempi degli interventi per mettere in sicurezza gli edifici scolastici: «Occorrono in media 3 anni. Inoltre alcune scuole potrebbero non essere adeguabili perché i lavori comportano un costo troppo alto. Per non parlare poi dei vincoli storico artistici da superare. Molti edifici sono vecchi, quasi monumenti. Mentre si effettua l'adeguamento sismico, bisognerebbe spostare gli alunni in altre strutture o fare accorpamenti di classi. Sono problemi ai quali bisogna dare una risposta il prima possibile».
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
iStock
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





