
Dopo lo straordinario successo colto facendo annullare il bonus afa di Glovo ai rider, i dem rilanciano con una proposta di legge: ogni tipologia di lavoratore a casa a spese dello Stato se la colonnina supera una certa soglia.Fa caldo. La soluzione del Pd, in linea con quella della Cgil, è smettere di lavorare e chiedere la cassa integrazione. Tanto paga la collettività. Sarebbe però un errore fermarsi al primo strato di quella cipolla che costituisce la proposta per «salvare» i rider di Glovo e delle altre piattaforme della Gig economy.Dopo che a inizio settimana tutti i giornali, soprattutto quelli progressisti, hanno cominciato a lanciare allarmi meteo basati sulle fiamme dell’inferno, la sinistra è tornata a ricordarsi di quei lavoratori in bici elettrica che portano il cibo a domicilio e frammentano il mondo della ristorazione. E ha lanciato, in questo giustamente, l’allarme per la loro salute. Come si fa a pedalare sotto il sole a picco con 37 o 38 gradi? Non si può. La risposta delle piattaforme è stata repentina. Visto che la domanda c’è - e molti di quelli che soffrono per la sorte dei rider sono gli stessi che li attivano per il pranzo nelle ore di picco - Glovo & C. hanno offerto un premio di 50 centesimi. Ma come? È una miseria, hanno urlato i rappresentanti della Cgil. È un’offesa alla loro dignità. Omettendo un dettaglio non da poco. La dignità dei rider è lesa da anni. Visto che quei 50 centesimi rappresenterebbero un aumento del 10% e lo scandalo più grande è l’importo che incassano per ogni singola consegna. Scandalo molto più grande del bonus caldo che le piattaforme avrebbero offerto. Così, visto l’insorgere della prima sigla sindacale italiana e del milieu che la sponsorizza, a Glovo & C. non è sembrato vero di fare un passo indietro. Hanno annullato l’aumento fregandosi le mani.Così ieri il Pd è giunto in soccorso. «Dopo la pressione di sindacati e opposizioni, Glovo ha deciso di ritirare il vergognoso bonus per i rider disponibili a lavorare anche a 40 gradi», si legge in una nota firmata da diversi deputati Pd tra cui Chiara Gribaudo e Cecilia Guerra. «Questo dimostra a maggior ragione che occorre andare verso una cassa clima che includa tutte le tipologie di lavoro, rider compresi. Occorre aprire in Parlamento una riflessione vera sul lavoro povero in rapporto ai cambiamenti climatici», prosegue la nota, «approvando ad esempio la nostra proposta di legge Griseri-Prisco che prevede che, in caso di eventi climatici pericolosi, i fattorini e i corrieri non lavorino e abbiano accesso agli ammortizzatori per dipendenti e autonomi». Il riferimento alla legge Griseri-Prisco mette in chiaro un elemento: non si tratta di un colpo di calore, ma di una proposta ponderata e pure lasciata sedimentare. A novembre dello scorso anno, quando - ricorderete tutti - ci furono giornate di temporali violenti, la stessa Gribaudo propose il salvagente della cassa integrazione, sempre per i rider. Bastò la foto di un povero cristo in bici che resisteva alla forza del vento e della pioggia per far partire il can can mediatico. Subito raccolto dal Pd che annunciò un emendamento per evitare che i rider, già celebrati al tempo del Covid come angeli del cibo, debbano lavorare quando c’è una situazione di emergenza climatica. Dopo una qualunque allerta meteo, secondo l’emendamento, i rider assunti regolarmente potrebbero ottenere la cassa integrazione e gli altri che campano tra l’irregolarità e la partita Iva avrebbero poi attinto a un apposito fondo Inps, Finanziato da chi? La proposta non lo specifica. Insomma, errare è umano, perseverare è diabolico. Ma il grave sta in quello che ogni anno accade tra le piogge di novembre e le vampate di calore estive. Cioè, il nulla. Nella normalità, nessuno si occupa dei rider e di quel mondo sottopagato che alimenta la Gig economy. Non si tratta di una nostra opinione, ma di storia giuslavoristica. Perché quando la Cgil e il governo giallorosso hanno avuto la possibilità di contribuire a un effettivo miglioramento delle condizioni lavorative, non solo hanno fatto un passo indietro, ma hanno boicottato chi aveva provato a introdurre una novità. Magari perfettibile, sicuramente la più conveniente per i rider tra quelle in circolazione. Assodelivery e Ugl, la sigla sindacale di destra, firma un memorandum che nei fatti si dimostra come il primo contratto nazionale della categoria. I rider non sarebbero stati assunti ma avrebbero lavorato con una sorta di cottimo: minori garanzie rispetto al lavoro subordinato ma una paga ben più alta. A quel punto - e siamo a luglio del 2021 - il Tribunale del lavoro di Bologna accoglie le istanze presentate dalla Cgil dichiarando «l’illegittimità dell’applicazione ai rider da parte di Deliveroo Italy, del contratto sottoscritto da Ugl rider» e ordinando «alla piattaforma di food delivery di astenersi dall’applicare l’accordo ai propri rider». L’assist di Bologna serve alla Cgil - d’accordo con l’allora ministro del Lavoro, Andrea Orlando - per presentare una propria piattaforma e non perdere la prerogativa monopolistica del Ccnl. E quindi proseguire nella politica della rappresentanza indipendentemente dai risultati effettivi. La Cgil riesce così con la benedizione di Orlando a siglare un accordo iper strombazzato con Justeat. Altra famosa piattaforma di Gig economy che a novembre 2021 annuncia di avere 400 dipendenti e di lanciare un piano da 6.000 rider assunti con contratto subordinato. Peccato che, quando la Gribaudo lo scorso anno lancia la proposta di stop in caso di clima avverso, un quinto di quei dipendenti era già stato licenziato. E poi la situazione non è certo migliorata. Sia per quelli che con un subordinato sarebbero dovuti essere tutelati, sia per quelli (infinitamente di più perché erano oltre 30.000) che avevano sottoscritto la proposta di Assodelivery, poi uccisa dalla burocrazia pro Cgil. Quindi, difficilmente saremo smentiti se puntiamo un euro sul fatto che fino al prossimo can can mediatico nessuno a sinistra si occuperà dei rider. Mentre è più difficile scommettere sul fatto che si comprenda che il lavoro è fatto di fatica e in cambio riceve una retribuzione adeguata e tutele dignitose. Il lavoro non si salvaguarda con la cassa integrazione. Che applicata al modello rider rischia di incentivare il nero. È statalismo che sul medio termine impoverisce tutti.
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Cuperlo (Pd) ci accusa per il titolo su «Bella ciao». Intanto da sinistra fioccano attenuanti per la sommossa. Gramellini: «Le vittime sono i manifestanti pacifici». Mattarella riporta l’ordine: Colle solidale con la polizia.
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Il premier Meloni annuncia una mozione per il riconoscimento dello Stato subordinando, però, il disco verde a due condizioni e auspica: «Spero nel consenso dell’opposizione». Ma Conte sbraita: «È solo una trovata». Salvini duro: «Nazione inesistente».
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