
«Red Land (Rosso Istria)», dedicato all'omicidio di Norma Cossetto, è arrivato nelle sale in sordina. Matteo Salvini: «Vogliono boicottarlo. Promuoviamolo con il passaparola». Maurizio Gasparri rincara: «La scuola ignora ancora le stragi titine. Il ministro si dia una mossa».L'elenco dei cinema che lo ospitano nelle loro sale, a dispetto del cast stellare, è davvero breve. E così, con sole 21 proiezioni in programma, il 15 novembre è uscito Red Land (Rosso Istria). «Il film che racconta la tragedia delle foibe, il massacro di migliaia di nostri connazionali a opera dei comunisti jugoslavi durante la seconda guerra mondiale», scrive su Facebook il ministro dell'Interno Matteo Salvini, secondo cui «stanno facendo di tutto per boicottare». E che sotto questo messaggio posta l'elenco dei cinema in cui è possibile vedere la pellicola.«È una storia che ha bisogno di visibilità e il cinema ha una potenza che altri mezzi non hanno, più di un libro o di 1.000 convegni», ha spiegato il regista italoargentino Maximiliano Hernando Bruno quando ha lanciato Red Land, sottolineando che la caratteristica principale della sua pellicola è quella di aver creato «un film che racconta». Ma la verità sulle foibe fa ancora paura. Non solo ai residuati dell'antifascismo militante che, solo qualche mese fa a Modena, proprio nel giorno del ricordo delle vittime delle foibe, hanno tirato fuori uno striscione con questa frase: «Maresciallo siamo con te. Meno male che Tito c'è». Quel Tito è proprio il Maresciallo assassino protagonista del ritornello di una canzone della Compagnia dell'anello, La foiba di San Giuliano, cantata dai giovani di destra tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Risultato: regista minacciato e film ostacolato.«Per decenni», ha aggiunto Salvini, «politici e intellettuali di sinistra hanno fatto di tutto per nascondere questa verità. Ora il regista è stato minacciato, additato come fascista... Andatelo a vedere e fate passaparola. Affinché chi è morto con la sola colpa di essere italiano abbia almeno l'onore della memoria».Hernando Bruno ci ha provato a lavorare sulla memoria: «È una storia importante, mai raccontata, da sviluppare a livello cinematografico per farla uscire dalla nicchia del suo territorio». Il film comincia con la visita, in un passato molto recente, di un'anziana e di una ragazzina al magazzino 18 del porto vecchio di Trieste, dove sono conservate le masserizie e gli oggetti degli esuli dell'Istria e della Dalmazia. L'ingresso in quel luogo apre le porte della memoria e dà il via al lunghissimo flashback che è il cuore pulsante del film, ambientato nel settembre del 1943, quando la fuga del maresciallo Pietro Badoglio e del re lasceranno l'Italia allo sbando, con l'esercito che non sa più chi è il nemico e chi l'alleato e le popolazioni istriane, fiumane, giuliane e dalmate che si trovano ad affrontare un nuovo pericolo: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia antitaliana. Una delle vittime di questa furia fu Norma Cossetto, alla quale moltissimi anni dopo il presidente delle Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferirà la medaglia d'oro al valore civile. Una targa in suo ricordo è presente all'interno del Palazzo Bò dell'università di Padova, dove, prima di morire, la ragazza stava preparando l'ultimo esame e una tesi che, nel film, si intitola appunto Rosso Istria. L'altro alleato di Red Land è Maurizio Gasparri: «Per chi come me fin da ragazzo ha conosciuto e testimoniato la verità sul massacro comunista delle foibe è stato un grande onore condividere lo sforzo dei produttori che hanno realizzato Red Land, il primo film verità per il cinema su questa vicenda che troppi hanno volutamente cancellato. Abbiamo organizzato delle presentazioni nei giorni scorsi, ma è fondamentale che tutti vadano nelle sale». Stesso appello di Salvini: il film va visto e promosso. «Sono contento», scrive Gasparri sui social, «che Salvini abbia dedicato delle parole a Rosso Istria. È bene che si aggiunga anche il suo sostegno a questa iniziativa, che in pochissimi abbiamo voluto e appoggiato, è importante coinvolgere altre persone e altri ambienti. Anzi, potremmo insieme organizzare delle iniziative, perché ancora più gente veda Red Land e divulghi la verità della storia sui massacri comunisti, che ancora oggi in troppe scuole vengono ignorati». Infine, da Gasparri arriva anche una sollecitazione che per l'ultrasinistra boicottatrice di Red Land sarà dura da mandare giù: «Salvini chiami il ministro dell'Istruzione e gli dica di darsi una mossa e di divulgare la verità della storia».Il fronte, a questo punto, si allarga. E, come cantava la Compagnia dell'anello, «fratello non temere noi siamo qui, siamo qui a lottare e non per dimenticare».
Federica Mogherini (Ansa)
Interrogatorio fiume per l’ex Alto rappresentante dell’Ue. Liberati lei e gli altri indagati: «Non esiste il pericolo di fuga». L’ex ambasciatore: «Vado in pensione».
Federica Mogherini, l’ex Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea, e altri due funzionari europei fermati martedì mattina, l’ex ambasciatore ed ex direttore dell’Eeas, Stefano Sannino, e il cittadino italo-belga Cesare Zegretti, sono stati formalmente accusati di uso improprio di fondi Ue e sono stati rilasciati. Non si trovano in custodia cautelare. Lo ha dichiarato ieri in una nota l’Ufficio europeo del pubblico ministero (Eppo).
La sede della Banca d'Italia a Roma (Imagoeconomica)
Le 2.452 tonnellate sono detenute dalla Banca d’Italia, che però ovviamente non le possiede: le gestisce per conto del popolo. La Bce ora si oppone al fatto che ciò venga specificato nel testo della manovra. Che attende l’ultima formulazione del Mef.
La Bce entra a gamba tesa sul tema delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia. Non bastava la fredda nota a ridosso della presentazione dell’emendamento di Fratelli d’Italia alla manovra. Nonostante la riformulazione del testo in una chiave più «diplomatica», che avrebbe dovuto soddisfare le perplessità di Francoforte, ecco che martedì sera la Banca centrale europea ha inviato un parere al ministero dell’Economia in cui chiede in modo esplicito di chiarire la finalità dell’emendamento. Come dire: non ci fidiamo, che state tramando? Fateci sapere.
Con Gianni Tessari, presidente del Consorzio Lessini Durello, esploriamo la storia di una grande eccellenza italiana apprezzata nel mondo.
(IStock)
Gli italiani si sentono meno al sicuro: questo non dipende dal numero di forze dell’ordine nelle strade ma da quello dei malviventi lasciati liberi di delinquere. All’estero i banditi vanno in cella. Nel nostro Paese rischiano di più la galera quanti indossano la divisa.
Volete sapere perché gli italiani si sentono meno sicuri di prima? La risposta non è legata solo al numero di agenti che presidiano le strade, ma soprattutto al numero di malviventi lasciati liberi di delinquere. Altri Paesi europei hanno meno poliziotti di noi e, nonostante ciò, i furti sono in media inferiori di numero a quelli che si registrano a casa nostra. Così pure la percentuale di rapine e di violenze. Se la statistica premia chi ha forze dell’ordine meno presenti delle nostre, una ragione c’è: altrove, quando beccano un ladro, lo mettono dentro e ce lo tengono. E così pure quando arrestano uno stupratore.






