2022-01-19
Sugli sms tra Pfizer e la von der Leyen l’Ue si chiude a riccio: «Non sono rilevanti»
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione inventa il cavillo: «Messaggi brevi, niente trasparenza». Sospetti anche sul marito della presidente.Il trucco è semplice ed è un eurotrucco. Se un fornitore dell’Unione europea vuole fare affari poco trasparenti con la Commissione, anche con un commissario o con il presidente stesso, è inutile che ricorra a stratagemmi vecchia maniera come mandare emissari, o vedersi al parco per una passeggiata a telefoni spenti. Potrà anche mandare sms o scrivere in chat, con la sola accortezza di cavarsela in poche righe. Esempio (di fantasia, ovviamente): «Possiamo completare fornitura a fine mese per 100 milioni, provvigioni 5%. Baci». Baci? Sì, meglio aggiungere qualcosa di molto colloquiale, confidenziale e privato, tipo «a casa, bambini bene». Già, perché la Commissione europea, pur di non svelare tutte le comunicazioni riservate intercorse tra il suo presidente Ursula von der Leyen e Albert Bourla, il capo di Pfizer in Europa che ha negoziato le blindatissime forniture di vaccini anti Covid, si è trincerata dietro un’improbabile distinzione tra messaggi lunghi e «messaggi brevi» e personali. Insomma, se non si vuole finire nei guai, a Bruxelles, bisogna evitare lunghe mail dettagliate e fogli Excell con la pedante spartizione di somme e competenze varie. Un bel pizzino, anche su banale sms, andrà benissimo. A far fare una bella figuretta alla von der Leyen è stata un’altra donna, la deputata democratica Sophia in ’t Veld, dei Paesi Bassi, che siede nella commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Ieri ha messo su Twitter il suo commento alla risposta ricevuta dalla presidenza della Commissione Ue a una serie di interrogazioni sui contratti di acquisto dei vaccini: «Piccola bomba @vonderleyen ritiene tutti i messaggi brevi esenti dalle norme sulla trasparenza. E quindi possono essere sistematicamente cancellati. Mi domando se l’Ombudsman europeo condivida questa interpretazione». E la deputata ha allegato la risposta scritta della Commissione, datata 18 gennaio, nella quale si conferma che «i documenti vanno registrati se contengono importanti informazioni, che non siano di breve durata e solo se richiedono risposta o un seguito dalla Commissione o dai suoi dipartimenti». Poi, ha aggiunto quelli che nel burocratese di Bruxelles devono essere sembrati dei «chiarimenti». E quindi i tre criteri fondamentali per decidere che un messaggio va registrato sono i seguenti: deve contenere informazioni relative «ad attività, temi o decisioni che rientrano nelle competenze della Commissione»; le informazioni «devono essere importanti e non di breve durata»; le informazioni «devono essere state scaricate o ricevute dalla Commissione». La vicenda era nata da una serie di inchieste giornalistiche sui famosi contratti segreti tra la Commissione Ue e i fornitori dei (costosissimi) vaccini Covid. In particolare, nel caso che è sfociato in questa surreale risposta della Commissione al Parlamento, il 12 novembre scorso era stato il settimanale tedesco Spiegel a scrivere che gli uffici della von der Leyen avevano negato l’accesso alla corrispondenza intercorsa tra il presidente stesso e il manager di Pfizer, trincerandosi dietro a una valutazione artigianale di presunta «irrilevanza». Si tratta di un precedente che potrebbe fare giurisprudenza. Se i messaggini che si sono scambiati von der Leyen e il capo di uno dei maggiori produttori mondiali di farmaci sono «irrilevanti» (di che cosa si saranno mai parlati? Si saranno scambiati consigli su che cosa regalare a Natale ai rispettivi figli e nipoti?), allora quasi nessun affare può essere illuminato dai fasci di luce dell’eurotrasparenza. Se i deputati di Strasburgo non possono leggere che si sono scritti il presidente della Commissione e il capo di Pfizer su una fornitura di vaccini da 1,8 miliardi di dosi, figurarsi se potranno mai chiedere che venga conservata la conversazione, per dire, tra il commissario all’Agricoltura Ue e un produttore di cioccolata e merendine svizzero. Del resto, dopo mille proteste, agli eurodeputati è stato concesso di dare un’occhiata ai contratti miliardari con Big pharma, ma senza prendere appunti e solo per 50 minuti al massimo. Poi certo, Donna Ursula, in Italia quasi idolatrata dai giornaloni per motivi abbastanza misteriosi (a parte la gioia per la quota rosa), avrebbe anche un po’ il problema del marito, sempre in tema di trasparenza. Un mese fa era emerso che Heiko von der Leyen risultava far parte, come direttore medico, del team di gestione di Orgenesis, società Usa di biotecnologia specializzata in terapie cellulari e geniche. Insomma, faceva parte di una filiera produttiva affine a quella della produzione di vaccini. Va poi ricordato che nel 2019, sempre von der Leyen fu criticata in Germania per un cellulare «ripulito», ritenuto prova chiave in uno scandalo di appalti al ministero della Difesa tedesca che lei guidava. Il cellulare non conteneva più gli scambi di messaggi tra le persone coinvolte. Se fosse italiana, saprebbe che conviene fare come i due illustri magistrati che hanno il cellulare l’hanno semplicemente perso.
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