2019-05-06
Siri, flat tax, tagli agli stipendi Rai. Tra 5 stelle e Lega la lite continua
Luigi Di Maio: «Salvini tiri fuori le p...». La replica: «A chi mi insulta dico: tappatevi la bocca».Un'altra domenica di litigi, polemiche e accuse incrociate tra M5s e Lega: anche ieri Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno proseguito il loro braccio di ferro.Partiamo dal caso del sottosegretario leghista Armando Siri: «Il Consiglio dei ministri», ha detto Di Maio a 1/2 ora in più su Rai 3, «dovrebbe essere convocato mercoledì prossimo. Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio di proporre il decreto di revoca. Io dico a Salvini: è bello fare il forte con i deboli, ma questo è il momento del coraggio. Se si spacca il Cdm su Siri non chiederemo la crisi di governo, avremo comunque raggiunto l'obiettivo». «Sulla questione morale», hanno scritto i grillini in una nota, «il M5s non fa passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere». «Agli attacchi e agli insulti delle opposizioni sono abituato», ha risposto Salvini, «la cosa che mi sono impegnato a non ascoltare più, ma di cui anche oggi i giornali sono pieni, sono le critiche, le bugie e gli insulti di qualcuno che dovrebbe essere mio alleato. A chi mi attacca dico: tappatevi la bocca, Io vado avanti a lavorare come un treno».Passiamo alla questione dell'abbassamento delle tasse: «La flat tax? È ovvio», ha detto l'altro ieri il premier, Giuseppe Conte, «che ci piacerebbe realizzare tutto a un tratto una misura omogenea di pressione fiscale molto bassa, ragionevolmente questo non sarà possibile». «La flat tax la votiamo subito», ha sottolineato ieri Di Maio, « se la Lega ci fa vedere le coperture. Poi facciamo anche il salario minimo». Matteo Salvini, alfiere della flat tax, ha replicato a stretto giro: «Non accetto», ha evidenziato il leader leghista, «che mi si dica che la riduzione delle tasse per le famiglie e per le imprese può aspettare e non è un'urgenza. Chi dice questo evidentemente non è a contatto con il mondo. Spero che il presidente Conte sia stato frainteso nel dire ne parleremo più avanti. No amico mio», ha aggiunto Salvini, «di questo dobbiamo parlare in Consiglio dei ministri, non di beghe e manfrine politiche».Il ministro dell'Interno ha stuzzicato il M5s anche sulla Rai: «Mi sono rifiutato di andare ospite da Fabio Fazio», ha detto ieri Salvini, «sono l'unico segretario di partito che si è rifiutato. Riduciti lo stipendio milionario, chiacchierone di sinistra pagato dagli italiani, e poi ne riparliamo. Vediamo se gli amici del M5s che sono cosi sensibili ai risparmi ci aiutano a votare la proposta di legge che dimezza i superstipendi che girano in Rai pagati dal canone degli italiani, o se hanno anche loro qualcuno da difendere». «Il compenso di Fabio Fazio è molto elevato», ha detto ieri il presidente della Rai Marcello Foa, ospite al Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, «al di sopra di qualunque valutazione di merito sugli ascolti. Nella Rai del cambiamento, rispettosa del canone pubblico, è chiaro che, per quanto vincolato da un contratto che la Rai naturalmente deve rispettare, si pone un problema di opportunità». Foa ha aggiunto che del caso si sta occupando l'amministratore delegato Fabrizio Salini, e poi ha aggiunto che «Che tempo che fa va in onda dal 2003, non ha portato grandi ascolti a Rai 1, il tema del suo stipendio è un problema di opportunità».Infine, la Lega può cantare vittoria sul caso Regeni. Un supertestimone avrebbe ascoltato una conversazione che inchioderebbe i funzionari della National security egiziana, il servizio segreto civile, per la morte di Giulio Regeni. La Procura di Roma ha inviato una rogatoria in 12 punti ai magistrati del Cairo. L'iniziativa, sostenuta dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, va nel solco dell'apertura del governo italiano nei confronti di quello egiziano, guidato da Al Sisi. Una strategia fortemente voluta dalla Lega.