2025-11-18
La mossa a sorpresa di Trump per stanare i dem sugli «Epstein file»
Il tycoon dice sì alla pubblicazione dei documenti perché non crede che ci sia materiale compromettente contro di lui.Sono giorni intensi quelli che sta attraversando Donald Trump. Il presidente americano si trova infatti contemporaneamente impegnato su più fronti: dal caso di Jeffrey Epstein ai dossier internazionali, come Venezuela e Medio Oriente. Domenica sera, Trump ha esortato i deputati repubblicani a votare a favore della pubblicazione dei file relativi al finanziere morto suicida nel 2019.«I repubblicani della Camera dovrebbero votare per la pubblicazione dei file di Epstein, perché non abbiamo nulla da nascondere ed è tempo di voltare pagina con questa bufala democratica perpetrata dai pazzi della sinistra radicale, per distogliere l’attenzione dal grande successo del Partito repubblicano, inclusa la nostra recente vittoria sullo “shutdown” democratico», ha dichiarato il presidente americano su Truth.La Camera dei rappresentanti dovrebbe votare per la pubblicazione già oggi. E Trump ha alla fine dato il suo assenso, facendo una duplice considerazione. La prima è che un alto numero di deputati repubblicani era già pronto a sostenere il sì al rilascio dei documenti: ragion per cui il presidente temeva, opponendosi, di dare l’impressione di non avere influenza sulla pattuglia parlamentare del suo stesso partito. La seconda è che, ragionano alla Casa Bianca, se ci fossero incartamenti realmente compromettenti, i dem li avrebbero già usati l’anno scorso per intralciare la corsa elettorale di Trump. Come che sia, anche se la Camera dovesse dare il via libera alla pubblicazione dei file, la palla passerebbe poi al Senato, dove, per avere successo, l’ok definitivo dovrebbe contare sul voto di almeno 13 parlamentari repubblicani: una soglia che, sulla carta, non è detto che sia facile da raggiungere.Ricordiamo che, negli scorsi giorni, i componenti dem della commissione Sorveglianza della Camera hanno pubblicato delle email di Epstein che, a loro dire, metterebbero nei guai il presidente. I repubblicani, dal canto loro, hanno accusato i rivali di aver selezionato in modo fazioso il materiale da pubblicare e hanno quindi rilasciato migliaia di ulteriori documenti. Come che sia, nelle email incriminate, il finanziere sosteneva che Trump «sapeva delle ragazze» e che una vittima sarebbe stata a casa sua per delle «ore» con l’attuale presidente. Tuttavia, dai documenti scritti da Epstein è anche emerso che lo stesso Trump «non ha mai ricevuto un massaggio». Inoltre, la vittima a cui si fa riferimento è Virginia Giuffre, che, morta suicida ad aprile, aveva sempre scagionato l’attuale presidente americano.Tuttavia, come detto, Trump è anche occupato con alcuni significativi dossier internazionali. Oggi, il presidente riceverà alla Casa Bianca il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, con cui discuterà dell’eventuale adesione di Riad agli Accordi di Abramo e della vendita di caccia F-35 all’Arabia Saudita. Tra l’altro, ieri, mentre La Verità andava in stampa, si attendeva che il Consiglio di sicurezza dell’Onu votasse per approvare eventualmente il piano di pace per Gaza, elaborato dalla Casa Bianca: nel tardo pomeriggio italiano, non era ancora chiaro se Cina e Russia avrebbero posto il veto o meno.Nel mentre, il presidente americano continua a studiare il dossier venezuelano. Alcuni funzionari americani hanno riferito alla Cnn che Trump non avrebbe ancora deciso se attaccare o meno via terra il Paese latinoamericano. In particolare, stando alla testata, l’inquilino della Casa Bianca «spera che la pressione sia sufficiente a costringere il presidente venezuelano Nicolas Maduro a dimettersi senza intraprendere un’azione militare diretta». In questo quadro, l’altro ieri, Trump non ha del tutto escluso di avviare dei colloqui con il regime di Caracas. «Potremmo avere delle discussioni con Maduro, e vedremo come andrà a finire», ha affermato.Ricordiamo che, la scorsa settimana, il Pentagono ha annunciato l’Operazione Lancia del Sud: una missione militare contro il narcotraffico in America Latina. Narcotraffico in cui, secondo Washington, il regime venezuelano risulterebbe pesantemente coinvolto. Tra l’altro, negli ultimi due mesi, gli Stati Uniti hanno condotto numerose azioni militari contro imbarcazioni accusate di condurre attività di traffico di droga in area caraibica. In tal senso, il Pentagono ha altresì schierato varie navi da guerra al largo del Venezuela, scatenando l’irritazione di Caracas. La questione è, però, anche di natura geopolitica. Il regime chavista è uno dei principali referenti di Pechino in America Latina. Ebbene, sotto questo aspetto, non è un mistero che, da quando è tornato alla Casa Bianca lo scorso gennaio, Trump abbia promosso una riedizione della Dottrina Monroe per arginare l’influenza della Cina sull’Emisfero occidentale. È quindi plausibile che l’Operazione Lancia del Sud vada letta anche alla luce di questa cornice. Guarda caso, secondo il Washington Post, Maduro, nelle scorse settimane, si sarebbe rivolto a Russia, Cina e Iran per ottenere materiale bellico.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni durante il Consiglio supremo di Difesa (Ansa)
Roberto Fico (Imagoeconomica)