2025-11-18
L’Italia si mette all’erta per la guerra ibrida
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni durante il Consiglio supremo di Difesa (Ansa)
Al Consiglio supremo di Difesa, con Mattarella, c’era la Meloni con mezzo governo. La nota del Colle: «Vigilare sugli attacchi cyber, adeguarsi alla sfida dei droni russi. A Gaza cessi l’occupazione, però Hamas va disarmata. Ignobile l’antisemitismo».Un appuntamento fisso che in questo caso, visto il contesto, assume un’importanza diversa. Si tratta del Consiglio supremo di Difesa, che si tiene periodicamente al Quirinale e che ieri ha visto all’ordine del giorno, oltre all’evoluzione dei conflitti in corso, anche le minacce ibride, con riferimento alle possibili ripercussioni sulla sicurezza dell’Italia e dell’Europa. Cina e Russia, in particolare, sono state portate all’attenzione del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che appena due giorni, fa al Bundestag, ha fatto riferimenti al rischio nucleare.Oltre al ministro della Difesa, Guido Crosetto, presenti anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Antonio Portolano.Crosetto ha mostrato esempi concreti di cyber attacchi, campagne di disinformazione, pressioni politiche e casi di ricatti economici; il dossier poi verrà consegnato in Parlamento. Sul tavolo anche il dodicesimo pacchetto di forniture militari a Kiev.Non la solita riunione periodica, ma un vertice per decidere le strategie geopolitiche dell’Italia. La nota finale del Colle lo dimostra. Si è discusso del conflitto a Est, che «non mostra segni di distensione». Il Consiglio ha confermato «il pieno sostegno» agli ucraini, esprimendo «preoccupazione» per l’«accanimento» russo sulle centrali, mentre le incursioni dei droni rendono necessario «adeguare le capacità» Nato. Bisognerà, perciò, vigilare su «infrastrutture critiche, reti sanitarie, sistemi finanziari e piattaforme logistiche», ma anche porre attenzione alla «dimensione cognitiva» delle campagne nemiche.Densa l’analisi sul Medio Oriente. A Gaza dovrà cessare l’occupazione militare, ma Hamas andrà «necessariamente» disarmata. Roma addestrerà la polizia palestinese. «Va ribadito», si legge nel documento, «che i sentimenti suscitati dagli avvenimenti a Gaza non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo che oggi appare talvolta riaffiorare». Analizzati pure la situazione del Sud del Libano e i conflitti nel Sahel e in Sudan. Nel prossimo Consiglio dei ministri, giovedì 20 alle 17, probabilmente sarà all’ordine del giorno la sostanza del Consiglio supremo di Difesa di ieri. Dopo lo scandalo corruzione in Ucraina, si è discusso circa l’opportunità di continuare a fornire aiuti a Kiev. La Lega è critica, tanto che ci sono stati diversi botta e risposta tra il ministro della Difesa, Crosetto, e il vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, con l’altro vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Il leader del Carroccio ha chiarito che vorrebbe capire meglio cosa succede con i soldi che l’Italia mette a disposizione di una classe dirigente non limpidissima. Per Crosetto e Tajani, invece, il sostegno all’Ucraina non si tocca «per due corrotti». Un altro momento di imbarazzo si è avuto quando Tajani ha annunciato l’arrivo di un dodicesimo pacchetto puntualizzando che il Copasir fosse stato già informato. Non era così. Eppure l’iter era avviato, mancavano delle firme, tanto che ieri si è saputo che Crosetto, martedì 2 dicembre, presenterà in Copasir il decreto interministeriale relativo al dodicesimo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina. Il provvedimento, come quelli precedenti, sarà secretato e non necessiterà dell’autorizzazione del Parlamento. Tra i leghisti si è espresso anche il governatore uscente del Veneto, Luca Zaia, che a chi gli chiede se sia giusto stanziare fondi per gli aiuti bellici all’Ucraina, risponde: «Io non sono assolutamente di quella partita. Siamo al dodicesimo pacchetto di aiuti militari, dopodiché il Parlamento è sovrano, il governo porterà una proposta. La mia personale posizione è quella di investire sulla diplomazia, non sulle armi».Lucio Malan, capogruppo Fdi al Senato, considera «che qualche verifica sul corretto uso dei fondi che arrivano all’Ucraina sia opportuna, però non si può abbandonare il popolo ucraino per la corruzione di alcuni membri del suo governo». E ai dubbi sollevati dalla Lega ha risposto: «Dovranno esprimere una posizione e, prima che arrivi la scadenza di gennaio, ci saranno gli opportuni contatti per conciliare le posizioni. Io non penso che la Lega voglia far venire meno l’Italia a un impegno». Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, respinge le accuse di una crisi interna al centrodestra: «Io non vedo rischi per la maggioranza, perché tutte le volte che c’è stato da fornire aiuti all’Ucraina in Parlamento, non solo tutta la maggioranza è stata unita nelle diverse votazioni, ma anche larga parte dell’opposizione ha votato a favore». Tra i dem sono stati soprattutto i riformisti a esprimersi, la segretaria Elly Schlein non dichiara, per lei lo fa il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, che chiarisce: «Sì, certo, siamo favorevoli al proseguimento degli aiuti militari all’Ucraina nel 2026. Il sostegno è un punto fermo dell’impegno europeo». Poi attacca il governo: «Lo scontro dà la fotografia di un condominio litigioso». Eppure, il Pd ha candidato e fatto eleggere parlamentari Ue con sensibilità decisamente diverse, come Marco Tarquinio e Cecilia Strada. Inoltre si continua a portare avanti un campo largo decisamente minato sul tema.
Volodymyr Zelensky ed Emmanuel Macron (Ansa)
Roberto Fico (Imagoeconomica)