2025-11-18
Con i soldi che gli abbiamo regalato Zelensky fa fare gli affari a Macron
Volodymyr Zelensky ed Emmanuel Macron (Ansa)
Il presidente vola in Francia e compra 100 Rafale, 8 contraeree, radar, bombe e treni: con i caccia svedesi, il conto supera i 30 miliardi (nostri). E Ursula vuol dargliene altri 70, per coprire il «deficit enorme» di Kiev.Ai grandi magazzini Lafayette, Volodymyr Zelensky ha comprato 100 caccia, otto contraeree, quattro sistemi radar, sei di lancio di bombe e 55 treni. Così, senza aver ancora spedito manco un legionario straniero al fronte, Emmanuel Macron ha raccolto, per conto della sua industria bellica, i dividendi delle passerelle dei volenterosi.Ieri, i due presidenti di Ucraina e Francia si sono incontrati nella base di Villacoublay, dove hanno firmato un’intesa per una serie di contratti che garantiranno a Kiev, nell’arco di dieci anni, una quantità di mezzi militari capace di competere persino con gli ambiziosi piani di riarmo della Germania. Lo shopping di Zelensky non segue esattamente i desiderata di Donald Trump, secondo cui i Paesi del Vecchio continente, tramite la Nato, dovrebbero acquistare prodotti americani da donare all’alleato dell’Est. Il leader, alle prese con lo scandalo corruzione in patria, forse spera di blandire l’inquilino della Casa Bianca con il gas statunitense che, domenica, ha chiesto alla Grecia di vendergli.L’accordo di ieri dovrebbe portare negli hangar di Kiev i Rafale F4, oltre ai Samp/T di nuova generazione per difendersi dai bombardamenti russi. «Momento speciale, veramente storico», ha commentato Zelensky. «Un grande giorno», ha festeggiato Macron. Il quale spera «che la pace venga raggiunta prima del 2027», ma intanto batte cassa. Non all’Ucraina, che di soldi da spendere non ne ha. Ursula von der Leyen l’ha detto chiaro: «Entro la fine del 2026», la nazione invasa dovrà «affrontare un enorme deficit che non può essere colmato senza l’immissione di nuovi finanziamenti». Ancora soldi a palate, nonostante la sua Commissione brontoli per il rischio che i fondi vadano nelle mani di funzionari senza scrupoli. In ballo ci sono 70 miliardi, dopo i 187 che l’Ue ha già elargito. Ecco come Zelensky si procurerà la liquidità con cui arricchire industriali transalpini e svedesi, dai quali, il mese scorso, si è impegnato ad acquisire 100-150 jet Gripen. Per il resto, maquillage: ieri è partito il primo audit della società energetica coinvolta nello scandalo mazzette. Viktor Orbán è stato caustico: «Tutta questa faccenda è un po’ come cercare di aiutare un alcolista mandandogli un’altra cassa di vodka».Proviamo a fare i conti. Gli F4, compresi i missili di cui dotarli, si aggirano attorno ai 175 milioni di euro l’uno. Lo si evince dalla convenzione da 16,6 miliardi siglata dagli Emirati Ararbi nel 2021. Moltiplicati per 100, fanno 17 miliardi e mezzo. I Gripen hanno un costo che oscilla tra i 70 e 120 milioni di dollari. Forse più vicino al margine superiore - circa 103 milioni di euro - poiché non basta prendere l’apparecchio: lo si deve armare e ci si deve assicurare un’adeguata manutenzione. Supponiamo, per carità di patria, che a Stoccolma ci siano i saldi: arriviamo a 80 milioni a pezzo? Sono almeno 8 miliardi; 12, per 150 velivoli. E i Samp/T? Con l’aggiunta dei razzi Aster, valgono fino a 800 milioni per ciascuna batteria. Zelensky ne vuole otto: 6 miliardi e quattro. Accantoniamo bombe e radar: mancano dettagli che consentano una stima sensata. Viaggiamo, comunque, sugli oltre 30 miliardi. I vagoni della Alstom - sempre un gruppo francese - li offrono gentilmente la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca mondiale: altri 470 milioni.Il sogno delle élite di Bruxelles è che a sborsare, alla fine, siano i russi. Il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, ci ha tenuto a ribadire che, dal documento che contiene le varie opzioni per un prestito da 140 miliardi a Kiev, si evince che il vantaggio della confisca degli asset è che essa «non comporta costi fiscali aggiuntivi sostanziali» per gli Stati membri. In Belgio non la pensano alla stessa maniera. Anzi, temono che il sequestro dei beni, caldeggiato da Berlino, inneschi una marea di cause e pesanti rappresaglie. Per il momento, tocca a noi cittadini europei aprire il portafoglio.Le manie di grandeur di Macron possono considerarsi assecondate. Guarda caso, il presidente politicamente più decotto del continente, ieri, ha ribadito che «l’Unione europea dovrà continuare a fornire all’Ucraina un sostegno finanziario prevedibile e stabile sul lungo termine». Magari, per un decennio? Giusto in tempo per spedire fino all’ultimo aereo? Certo, il capo dell’Eliseo sostiene che gli aiuti dovranno essere soggetti a «robuste condizionalità». Un giorno gli ucraini si accorgeranno che, completata la lotta alla corruzione, l’Europa pretenderà riforme ben più sanguinose, sul modello ellenico? Nell’attesa, anche Zelensky è riuscito a portare qualcosa in dote alle sue aziende: «Produrremo insieme» alla Francia, ha annunciato, «droni intercettori, lavoreremo allo sviluppo di tecnologie e componenti critici che possano essere integrati nei droni ucraini». Quindi, si è goduto la visita al Mont-Valérien, alle porte di Parigi, dove dovrebbe essere installato lo stato maggiore della «forza multinazionale ucraina» proposta da britannici e francesi e, poi, la conferenza stampa congiunta con l’omologo transalpino.Secondo Macron, rigenerare l’esercito dell’Ucraina, la quale «appartiene alla famiglia europea», «è un elemento decisivo per la sicurezza di tutti». L’idea, a ben vedere, è la stessa che coltivano a Mosca: occorre un cuscinetto che separi i due blocchi. Ma bisognerebbe domandarsi cosa potrebbe succedere, quando Kiev avrà a disposizione squadriglie da centinaia di caccia, artiglieria, tank e uomini addestrati. Dopo una tregua più o meno lunga per tirare il fiato, attaccherà la Russia per provare a riprendersi il Donbass? Ci tirerà dentro a un ennesimo conflitto su larga scala? C’è anche una seconda ipotesi. Remota, visto che, in Europa, quando i cittadini votano male si annullano le elezioni, come in Romania. Ma se in Ucraina tornasse al potere un governo filorusso, sarebbero i fantocci del Cremlino ad avere jet e missili in abbondanza. Lo fiutate l’affarone? Adesso paghiamo gli amici corrotti; poi armeremo i nostri nemici?
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni durante il Consiglio supremo di Difesa (Ansa)