
Nelle urine un miliardesimo di grammo di steroide contenuto nella crema del suo fisioterapista: l’assoluzione per contaminazione involontaria si deve alle regole, non al ranking come strepitano i rivali. Lo stesso metro fu usato anche col 355° della classifica. L’arte di trasformare una disavventura in una gogna mediatica, basandosi sul nulla. Quello che si è creato nelle ultime ore attorno a Jannik Sinner, più che un vero caso di doping, è un circo mediatico che, stando ai fatti, non dovrebbe avere alcuna ragione di esistere e che ha come unico obiettivo danneggiare l’immagine e la carriera di un ragazzo che, prima ancora di essere il numero 1 al mondo del circuito Atp, è uno sportivo come tutti gli altri. E come tutti gli altri ha gli stessi doveri e gli stessi diritti.Notazione importante ai fini del dibattito, perché la sensazione è che le polemiche sollevate sulla vicenda che ha coinvolto Sinner nascano più dal fatto che il tennista altoatesino si trovi in cima al ranking e non perché, come più di qualcuno vuol far credere, stia ricevendo un trattamento di favore in tema di assoluzione e mancata squalifica.Ma andiamo con ordine e ricostruiamo quanto successo. Il ventitreenne di Sesto Pusteria è risultato positivo al Clostebol, una sostanza vietata dall’agenzia mondiale antidoping Wada, durante un doppio controllo effettuato a marzo scorso a Indian Wells. Il primo test è stato effettuato il 10 marzo dopo la vittoria ai sedicesimi di finale contro il tedesco Jan-Lennard Struff, il secondo a otto giorni di distanza dalla fine del torneo, dal quale Sinner è stato eliminato in semifinale dallo spagnolo Carlos Alcaraz. In entrambi i casi è stata riscontrata la positività a causa di una quantità infinitesimale di Clostebol, inferiore a 1 miliardesimo di grammo presente nelle analisi dell’azzurro, per la precisione 86 picogrammi per millilitro in un caso e 76 picogrammi per millilitro nell’altro. Si tratta di uno steroide anabolizzante sintetico contenuto in diverse pomate, tra cui il Trofodermin, una crema dermatologica che si applica sulla pelle per guarire lesioni di vario tipo, o alcuni spray utilizzati per cicatrizzare più velocemente le ferite. La Wada l’ha messo al bando perché essendo un derivato del testosterone consente di stimolare la crescita muscolare e di conseguenza aumentare le prestazioni. Il Clostebol passò agli onori della cronaca sportiva tra gli anni Sessanta e Ottanta, quando agli atleti della Repubblica democratica tedesca veniva imposto di assumerlo per migliorare le performance fisiche, a tal punto che fu coniata l’espressione «doping di Stato». Nel caso di Sinner, però, che è stato sospeso per sei giorni tra il 4 e 5 aprile e il 17 e 20 aprile, è stato dimostrato non solo che la quantità assunta era talmente esigua da non dare alcun vantaggio, ma anche che la contaminazione è avvenuta a causa del contatto cutaneo con il suo massaggiatore Giacomo Naldi, che aveva applicato proprio il Trofodermin per curare una lesione sulla propria mano. Questa versione dei fatti, testimoniata anche da un’immagine che ritrae il fisioterapista di Sinner con una fasciatura applicata al mignolo della mano sinistra mentre assiste al match dalla tribuna di Indian Wells, ha convinto l’Itia, l’International tennis integrity agency, a scagionare e assolvere il tennista italiano per «contaminazione involontaria» durante una sessione di fisioterapia con una sentenza di 33 pagine in cui è ricostruita per intero la dinamica e riconosciuta l’assenza di dolo, motivo per cui Sinner ha potuto prendere parte ai successivi tornei.A dar ragione a Sinner, c’è inoltre un precedente tale e quale che meno di un anno fa ha coinvolto il collega Marco Bortolotti. Il trentatreenne, discreto doppista ma 355° nel ranking singolare come culmine della carriera, risultò positivo alla stessa sostanza durante il Challenger di Lisbona dello scorso ottobre, ma gli fu comunicato soltanto il 30 gennaio di quest’anno. Dopo aver fornito le prove che la contaminazione era stata accidentale e involontaria, l’Itia ha stabilito che la spiegazione di Bortolotti fosse credibile e ha ritirato il provvedimento di sospensione provvisoria, mantenendo come unica sanzione il ritiro del premio di 440 euro e dei 16 punti Atp conquistati al torneo portoghese. Stessa e identica penalità inflitta a Sinner che, per responsabilità oggettiva, oltre ai 400 punti Atp ha rinunciato al montepremi di 300.000 dollari di Indian Wells. Due pesi una misura, dunque, per smentire tutti quelli che in queste ore si stanno scagliando contro l’altoatesino, accusato dagli altri tennisti del circuito e dalla stampa estera di essere tutelato in quanto numero 1. Il primo a cogliere la pallina al balzo è stato l’australiano Nick Kyrgios, tra le altre cose ex fidanzato dal dente avvelenato dell’attuale compagna di Sinner, Anna Kalinskaya: «Ridicolo, che sia stato accidentale o pianificato. Sei risultato positivo in due test a una sostanza proibita. Dovresti stare lontano dai campi due anni. Le tue prestazioni sono migliorate». Anche Denis Shapovalov, canadese numero 105 Atp, è andato contro Sinner: «Regole diverse per giocatori diversi. Non riesco a immaginare cosa stiano provando in questo momento tutti gli altri che sono stati squalificati per sostanze contaminate». Il francese Lucas Pouille, numero 147, ha commentato così la sentenza dell’Itia: «Forse dovrebbero smetterla di prenderci per idioti, giusto?». In Francia, l’edizione online dell’Equipe ha dedicato al tennista azzurro addirittura l’apertura: «Affaire Sinner: una rivelazione tardiva e numerose domande. Un segreto ben custodito finora». In Spagna, invece, casa del rivale per eccellenza di Sinner, Alcaraz, ci vanno giù ancora più pesanti, col quotidiano sportivo Marca che ha scritto: «Fatture, uno spray e accuse di un trattamento di favore. La verità è venuta alla luce, Sinner è risultato positivo, ma non verrà squalificato». Oltre le critiche e le accuse, tuttavia, non manca chi si è schierato al fianco di Sinner, a cominciare dal presidente della Federazione italiana tennis e padel, Angelo Binaghi: «Abbiamo preso un bello spavento, ma sono sicuro che ne uscirà più forte di prima. Le critiche sono arrivate dai più cretini e i più frustrati, quelli che avevano più mezzi tecnici di Sinner a disposizione per diventare numeri 1 al mondo e che invece hanno fallito miseramente». Sinner, a questo punto, prima di tirare un definitivo sospiro di sollievo su questa vicenda, dovrà aspettare il 6 settembre, data ultima entro la quale Nado, l’agenzia italiana antidoping, e Wada, possono ricorrere contro la sentenza del tribunale indipendente dell’Itia.
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