2025-05-14
Per la sinistra il voto è un dovere «sacro» soltanto se fa comodo
Delirio per l’invito all’astensione, ma la soglia è prevista dalla Carta. Come la libertà d’espressione, cara ai progressisti.Ussignur, quanta ipocrisia. Sui prossimi cinque referendum. Quattro in tema di lavoro, licenziamenti, tutele e sicurezza, uno sulla cittadinanza.Di cui però non si dibatte, perché tiene banco una più urgente vexata quaestio.Nelle consultazioni referendarie abrogative, si sa, ancor prima di vincere nelle urne, è importante portare gli elettori ai seggi. Art. 75 della Costituzione: la votazione è valida «se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto».In queste ore, si stanno moltiplicando gli appelli a non disertare l’appuntamento per raggiungere il famigerato quorum.Prendete la nuova figura di riferimento del ceto medio riflessivo, la sinistra colta e amabile di default, Geppi Cucciari, Sulcis in fundo.Ospite di Amici - Maria De Filippi, perché? - «ha lasciato il segno» (su un sito hanno scritto proprio così): «Ci sono dei referendum alle porte di cui non parla nessuno. Se ti fai sempre i ca**i tuoi, qualcuno si farà i tuoi e deciderà al posto tuo». Senza entrare nel merito della tenzone, per altro, quindi non parlandone neppure lei, ma fa nulla.Ah, sì: poi ci sarebbe Elly Schlein.La leader Pd non poteva lasciare la scena a Geppi, e quindi ha armocromaticamente sentenziato: «Trovo gravissime le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, la seconda carica dello Stato, che tradendo un principio costituzionale che dice che il voto è sì un diritto ma è anche un dovere civico, dice che inviterà a disertare le urne per il referendum». Perché «la Costituzione dice una cosa chiara».Art. 48: «Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico».Giusto. Ma, e scusate il gioco di parole tristanzuolo, solo sulla Carta (costituzionale). Perché la violazione dell’imperativo non è sanzionata.Non basta.Se la Carta avesse voluto rendere efficace tout court l’esito referendario, non avrebbe previsto la soglia minima.Il 23 maggio 2005, sul Riformista di Antonio Polito, al quale collaboravo, un professore di diritto costituzionale all’università di Bologna, Andrea Morrone, spiegò che fissando il quorum «si voleva evitare che una piccola minoranza potesse abrogare una legge votata dalla maggioranza dei cittadini rappresentati in Parlamento».Proprio quel «tetto» è dunque l’implicito riconoscimento della possibilità dei cittadini di poter scegliere se astenersi o meno. Ancora.Forse agli amici di Maria sarebbe stato opportuno rammentare anche qualche altra circostanza che rende l’ennesima chiamata alla mobilitazione «democratica e antifascista» quanto meno sospetta.Intanto, il totem del referendum.Modello primigenio di vox populi: democrazia diretta, veloce, efficace.Quale più fulgida conferma del dettato di cui al secondo comma dell’art.1? «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Sì, se non disturba il manovratore, cioè la partitocrazia.Come nel 1995 quando, nel referendum sulla privatizzazione della Rai, il quorum fu superato, e il responso fu favorevole.Fu messa sul mercato, la tv pubblica? Macché.La politica ripose il pronunciamento del popolo silenziosamente in un cassetto.E «ciaone» ai votanti, indimenticato sfottò di Ernesto Carbone (renziano, non un cavernicolo repubblichino) quando nel 2016, fallito l’obiettivo quorum, il referendum anti-trivelle affondò. Una delle 9 tornate referendarie, su 18 totali dal 1974 al 2022, archiviate per mancanza di quorum.È nel 1991 che per la prima volta un politico, contrario ai referendum, anziché invitare a recarsi alle urne e votare no, ha suggerito di «andare al mare»: l’ex presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi.Già. Perché affaticarsi a spiegare i motivi del No, quando è più facile suggerire alla gente di fare una gita fuori porta?(Per completezza di ragionamento: l’equazione «non-voto=voto contrario» è soavemente truffaldina, dal momento che chi non è andato al seggio può essere stato animato dai più diversi motivi. Arruolarlo sic et simpliciter tra le fila del No non è corretto). Da lì in poi, hanno infilato tutti le dita nel barattolo dell’astensionismo.Antonio Tajani su X ha trascritto la risposta data a Repubblica il 13 aprile 2016 da Giorgio Napolitano: «È legittimo invitare all’astensione?».«Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria».«Andrò alle urne ma è legittimo invitare all’astensione» gli fa eco oggi Carlo Cottarelli, di certo non un pericolo revanscista di destra.Siccome Carta canta, ecco allora che i sinistrati sono ricorsi a un altro pseudoargomento.Craxi nel 1991 non era più premier.Napolitano nel 2016 era un ex capo dello Stato.Tajani invece è ministro, La Russa presidente del Senato.Sono in carica.E un politico in servizio non può invitare all’astensione.Sulla base dell’art. 98 del Testo unico sulle leggi elettorali: «Chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a indurli all’astensione, è punito» financo con la reclusione.Tipo un sindaco che, per «indurre all’astensione», disponesse con un’ordinanza che il giorno del voto non si può circolare.Se però il titolare di una carica pubblica si limita a esprimere un’opinione politica, invitando anche i cittadini a farla propria, non sta commettendo alcun abuso. Ma esercitando la sua libertà di espressione, tutelata dall’art. 21 della Costituzione.Che può sempre sempre essere invocata da sinistra contro bavagli & censure.Ma che non viene mai concessa, in sede di confronto pubblico, a chi di sinistra non è.Chissà come mai.Ps. Per chiudere sull’ipocrisia. 2011. Referendum contro la privatizzazione dell’acqua e la «remunerazione del capitale investito dal gestore» fino a un massimo del 7%.Schierati per il Sì: l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola. Ma la previsione della «remunerazione» da chi era stata introdotta? Da Di Pietro, ministro nel primo governo di centrosinistra, quello di Romano Prodi nel 1996.E Vendola cosa fece dopo il trionfo del Sì? Abbassò le tariffe dell’acqua pubblica pugliese? Se ne guardò bene. Inglobò la remunerazione, «indispensabile fare i conti con la realtà».Quel 7% era necessario.«Ma scusi, perché non l’ha detto in campagna elettorale?». Risposta superlativa: «Perché nessuno me l’ha chiesto».È tutto meraviglioso.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)