2024-02-02
Alla sinistra i partigiani vanno bene solo se parteggiano per le sue cause
Concita De Gregorio (Getty Images)
Concita De Gregorio loda l’impegno civile della gruppettara di Monza Ilaria Salis: per gli alunni, è d’esempio il «coraggio di difendere principi minoritari». Come quelli dei patrioti o dei non vaccinati. Che Concita però disprezzava.È sicuramente un notevole esercizio di onestà intellettuale ammettere che, per garantire la libertà di opinione, non sia necessario essere imparziali. Anzi è giusto riconoscere la dignità e perfino la nobiltà del pensiero partigiano, proprio cioè di colui che prende parte, che si espone e dà battaglia in nome di un ideale. Troppo spesso, di questi tempi, si invita alla moderazione per imporre la neutralità, si scimmiotta una posizione mediana per timore di offrire il petto al nemico. Quando funziona, la democrazia è un concerto, una sinfonia: ciascuno suona il proprio strumento con tutte le forze di cui dispone, sarebbe insensato pretendere che ognuno di noi li suoni tutti per mostrarsi accogliente. Capita di frequente tuttavia che ad alcuni strumenti oggi sia imposta la sordina. L’attivismo e la partigianeria sono ammessi da un lato soltanto o per finta. Lo mostra con grande chiarezza il caso di Ilaria Salis, ex maestra e militante antifa accusata di una violenta aggressione a un militante di destra ungherese. Già dal modo in cui la vicenda è stata presentata dai media è facile intuirne le storture. La donna - che si trovava fuori dall’Italia al preciso scopo di manifestare e al momento del fermo era in possesso di un manganello (per autodifesa, ha detto il padre di lei) - è stata descritta come «una idealista». La sua presunta vittima viene invece amabilmente presentata come «un neonazista», termine ombrello che in questi anni abbiamo sentito appiccicare a chiunque non stesse dalla parte giusta della barricata. Non avrebbe potuto, l’aggredito, essere a sua volta un idealista identitario? Ovviamente no, perché l’idealismo è una giustificazione solo se si manifesta in area antagonista. Dunque la Salis, anche qualora fosse accertato che ha picchiato un tizio per strada con un bastone, deve comunque essere compresa, addirittura ammirata: lo ha fatto per la buona causa dell’antifascismo in assenza di fascismo. Secondo Matteo Salvini, la versione manganellatoria della ragazza confligge con il suo ruolo educativo a scuola. «Vi pare normale che una maestra elementare vada in giro a menare la gente?», ha detto il leader leghista. «Io sono preoccupato che bambini di 6-7 anni stiano con un individuo del genere. Io non credo che possa lavorare come maestra. Se mio figlio facesse quello che fa lei, di certo non sarei contento. E come minimo mi farei sentire». Insomma, per Salvini «è assurdo che la Salis in Italia faccia la maestra. Non può fare quel lavoro». E non c’è dubbio che, qualora avesse davvero commesso violenza, dovrebbe evitare di accedere alle scuole. È vero anche, però, che se innocente la Salis avrebbe tutto il diritto di entrare in una classe. Anche se radicale, anche se comunista, anche se antagonista. Dovrebbe rispettare le regole condivise, ma potrebbe di certo coltivare l’impegno politico: non c’è motivo di temere le idee, anche le più ruvide, e si puniscono gli atti, non le opinioni. Lo ha rimarcato ieri, su Repubblica, Concita De Gregorio, celebrando la bellezza del «prendere parte». A suo dire questo «è anche il principio della democrazia: partecipare, mettersi in gioco. Ovviamente senza violenza, non alzare le mani se non per difendersi da qualcuno che le sta alzando su di te e su questo ci sarebbe da aprire una lunga parentesi perché l’attivismo politico cammina spesso sul crinale: il bivio fra scegliere se tenere in mano un cartello o un martello è sempre in vista». Secondo Concita «a scuola, specie nei primi anni, non è così importante avere qualcuno che ti insegna che fiume diventano Dora Baltea Dora Riparia, per quelli basta un disco, una voce meccanica registrata. È molto più importante avere di fronte un adulto che ti insegna ad affrontare una discussione, che ti esorta a esprimerti e ascoltare, provare a capirsi, sostenere un confronto anche aspro perché questo ti succerà nella vita. Se hai dimenticato gli affluenti li trovi con un clic, se non sai stare al mondo a viso aperto potrai solo nasconderti, dietro a quel clic». Tutto più che condivisibile: l’esempio conta, e conta pure la spinta alla partecipazione. Un conto è l’indottrinamento coatto dei ragazzi da parte di associazioni o istituzioni, sempre deleterio. Un altro conto è la presenza di un insegnante visibilmente schierato, che può persino risultare arricchente. È sacrosanta, quindi, la difesa del «prendere parte». Ed è quasi apprezzabile anche la conclusione a cui Concita giunge. «A differenza di Matteo Salvini», dice, «io sarei invece molto contenta di aver avuto o che i miei figli avessero maestri capaci di insegnare cosa sia credere in un’idea, il coraggio di esprimerla a viso aperto, difenderla anche e soprattutto quando non è l’idea della maggioranza. E siccome insegnare significa prima di tutto incarnare, non si insegna che con l’esempio, sarei tranquilla di sapere i bambini guidati da qualcuno che mostra loro che cosa sia la responsabilità, che assumersela comporta sovente dei rischi e che no, la cosa giusta non è non immischiarsi, voltare la testa, stare zitti e buoni ma dire a voce alta, sempre». Splendidi e immortali concetti. Ma il castello retorico si sbriciola facilmente. Se è così giusto e buono «dire a voce alta, sempre», come avrebbe considerato la nostra Concita un insegnante non vaccinato che esprimesse la sua convinzione davanti ai suoi figli? Lo avrebbe applaudito per il coraggio di sostenere una posizione rischiosa e minoritaria o ne avrebbe approvato (come in effetti ha fatto) la segregazione e il demansionamento? E se una maestra appartenesse alla destra radicale, e scandisse a voce alta il suo amore per la patria? Che farebbe Concita? La applaudirebbe per l’eroica determinazione a restare in piedi fra le rovine o ne chiederebbe la sospensione? A giudicare da come Repubblica agisce, e dalla violenza con cui si accanisce contro le idee diverse, viene da pensare che il coraggio del pensiero ai progressisti vada bene solo quando il pensiero è il loro. Per il resto, sono bravi a pontificare tanto quanto lo sono a imporre la mordacchia. Ora incensano la Salis perché utile alle loro misere battaglie politiche, se non lo fosse la mollerebbero al suo destino senza troppa fatica. Ecco perché - nonostante le sue idee siano deleterie e le sue frequentazioni più che discutibili - Ilaria Salis è comunque molto migliore dei suoi lacchè di carta. Almeno lei si è esposta e ha rischiato di persona. Quegli altri si limitano a usare le sue catene perché non sanno che altro tirare addosso al governo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.