2025-04-19
Giuseppi, Schlein, i Gruber boys e Renzi fanno a gara a chi denigra di più
Reazioni scomposte a sinistra dopo l’incontro tra Meloni e Trump: per la Boldrini è «la saldatura tra destre oscurantiste».Rosicone, colui che rosica, ovvero, «prova invidia rabbiosa e impotente», è un termine che, secondo l’articolo «Le parole della neopolitica» del magazine della Treccani, compie il salto da espressione tipicamente romanesca a modo di dire nazionale grazie a Rino Gattuso, che nel 2006 la dedica alla nazionale francese, sconfitta dagli azzurri nella finale della Coppa del Mondo di Berlino.A utilizzarla in politica per la prima volta è, invece, Matteo Renzi che, il 28 marzo 2014, quando da un mese ricopre la carica di premier, in tv dichiara che «c’è un esercito di gufi e rosiconi che spera che l’Italia vada male. Io invece appartengo alla categoria di chi fa il tifo per il Paese». Bene, anzi malissimo: tra chi rosica per il successo della missione negli Stati Uniti di Giorgia Meloni spicca proprio Renzi, che ad Agorà, su Rai Tre, dichiara: «La propaganda dell’influencer Meloni ha trasformato un ordinario incontro alla Casa Bianca nel più importante viaggio di un italiano in America dai tempi di Cristoforo Colombo». In realtà Renzi voleva intendere «nel più importante viaggio di un italiano in America dai tempi della mia visita a Barack Obama», ma la proverbiale modestia del leader di Italia viva ha avuto il sopravvento. Da Renzi a Elly Schlein: la segretaria dei dem esterna al Sole 24 Ore: «Il premier si è impegnato ad aumentare la spesa militare», sostiene la Schlein, «e a far investire 10 miliardi alle imprese italiane negli Usa quando non ne ha trovato ancora uno per tutelare quelle colpite dai dazi ed evitare delocalizzazioni. In cambio pare abbia ottenuto una visita di Trump in Italia. Per ora, non mi pare un gran bilancio». Detto dal leader di un partito che sul voto al piano di riarmo nel Parlamento europeo si è spaccato in due, suscita una certa ilarità.Non è per infierire sul Pd, ma va registrato anche il commento di Laura Boldrini: «La saldatura delle due destre di Meloni e Donald Trump consolida», secondo la Boldrini, «una politica illiberale e oscurantista». Per la Boldrini, quindi, il presidente degli Stati Uniti e quello dell’Italia sono illiberali e oscurantisti: viene da chiederle se i fari del pensiero illuminato e liberale siano, allora, gli ayatollah iraniani o il Partito comunista cinese. Per la deputata Paola De Micheli, il merito del successo della missione sarebbe addirittura di Ursula von der Leyen.Dal Pd al M5s, Giuseppe Conte fa lo spiritoso: «Trump-Meloni 2 a 0. Più spese militari e più gas dagli Stati Uniti», scrive Conte sui social, «il tutto a caro prezzo per le tasche degli italiani. In compenso Meloni non ha ceduto alcun pezzo del Colosseo». Anche le colonne del Colosseo sanno che da presidente del Consiglio, quando Trump lo battezzò «Giuseppi», Conte per due volte confermò in sede Nato l’impegno ad aumentare le spese militari al 2% del Pil. Le colonne lo sanno ma la vicepresidente del M5s, Chiara Appendino, evidentemente no, perché a Diritto e rovescio, su Rete 4, ripete lo stesso ritornello: «La visita di Giorgia Meloni da Trump è stata una Caporetto. L’unica certezza di ieri è che Meloni ci farà comprare il gas più caro dagli Usa e porterà le spese militari al 2% del Pil entro quest’anno». Ovvero, rispetterà l’impegno preso da Giuseppi.Spostiamoci un po’ più a sinistra, dal co-leader di Avs Nicola Fratoianni, che apre un post su Facebook con una considerazione particolarmente aspra: «Meloni ha fatto la cameriera al pranzo con Trump». Il dibattito politico duro è fisiologico, ma qui siamo di fronte a grave una caduta di stile che legittima la nostra sensazione che la sinistra sia in preda a una crisi di nervi. Lucia Annunziata è la nostra cerniera tra politici e giornalisti, visto che ora è europarlamentare del Pd. «Trump», dice la Annunziata a Repubblica, «ha monopolizzato l’intera conferenza stampa, lasciando a Meloni appena due minuti. La telecamera inquadrava solo lui». Chi ha seguito tutta la diretta, qualche decina di milioni di persone, sa benissimo che non è vero, ma può darsi che la Annunziata abbia seguito l’evento in streaming su «Lucia Tv». Da Lucia a Lilli (intesa come Gruber), la puntata di Otto e mezzo dell’altra sera ha raggiunto vette di rosicaggine inesplorate. Beppe Severgnini ammette che la Meloni è stata «abile e disinvolta», ma poi sgancia una metafora bizzarra: «Noi italiani sembriamo bambini maltrattati che davanti ad un ghiacciolo sorridono con sollievo». Viene da chiedersi il gusto del ghiacciolo magico evocato da Severgnini, immaginiamo al limone. In studio c’è pure il regista Luca Guadagnino, che straripa: «Per Meloni è facile essere accolta bene da Trump ma è un successo momentaneo: se fosse un film, sarebbe una scena che montiamo, tagliamo e poi lasciamo fuori». E chi ti crede, viene da dire! Curiosità: nel 2019 Guadagnino e Severgnini sono protagonisti di una polemica, con il regista che lascia Crema, città dove è vissuto, e dichiara di aver girato il film Chiamami col tuo nome «nella totale ostilità della città». Severgnini, cremasco doc, lo infilza: «Chiamiamola col suo nome, Guadagnino: ingratitudine». Per suggellare la pace, la Gruber poteva offrire ai due un ghiacciolo di quelli taumaturgici che ipnotizzano Severgnini, magari alla Crema.Di fronte alla tigna con la quale Lilli tira continuamente in ballo la Meloni, anche quando parla della ipotesi di espellere l’Ungheria dall’Europa, perfino Mario Monti ha un moto di (naturalmente sobria) ribellione: «Vede dottoressa», sospira Monti, «io ho una visione un filino meno melonicentrica della sua». Chiamarla ossessione sarebbe stato assai poco montiano.
Simona Marchini (Getty Images)