2023-05-08
La sinistra ha distrutto la casa e ora la rimpiange
Enrico Letta (Imagoeconomica)
Uno dopo l’altro i giornaloni scoprono il problema della casa. Il Corriere della Sera si accorge che gli studenti non possono permettersi un affitto a Milano e c’è chi pianta la tenda davanti all’università (ma con guardiano notturno a tutelare la privacy e invito a un colloquio con il sindaco in favore di fotografi).La Repubblica si rende conto che ci sono un milione e mezzo di italiani che non possono permettersi di comprare un’abitazione e fanno fatica anche ad affittarla, perché i prezzi negli ultimi anni sono saliti del 30 per cento, mentre i salari solo del sette. Beh, cari colleghi, benvenuti nel mondo reale, ma soprattutto ben svegliati dopo anni di sonno in cui il mattone è stato demonizzato come se fosse la causa di gran parte dei mali delle metropoli. Fino all’altroieri, le nuove costruzioni erano considerate speculazione immobiliare e la categoria degli imprenditori edili era etichettata con il termine spregiativo di «palazzinari». Era il tempo in cui la sinistra ecologista discuteva del consumo di suolo, teoria secondo cui non si dovevano tirar su nuovi edifici, ma abbattere quelli vecchi. Peccato che le ristrutturazioni spesso fossero più costose delle costruzioni e dunque alla fine non si è fatto niente o quasi. Al più si sono realizzati palazzi a uso ufficio, come si è visto negli anni a Milano, oppure case di lusso, come il Bosco verticale o City life. Appartamenti da ventimila euro al metro quadro in su, destinati a super ricchi. Ora, qualche archistar come Stefano Boeri si lamenta, dicendo che non esistono più alloggi a prezzi calmierati e non soltanto per i poveri, ma nemmeno per la classe media. Ma tra chi ha contribuito a far lievitare i prezzi ci sono proprio loro, i progettisti, che certo i loro attici da sogno non li hanno realizzati per chi guadagna duemila euro al mese, visto che le spese condominiali costano più di un affitto di una casa in centro. Insieme alle stelle dell’architettura e alla sinistra ecologista e pauperista, ad avere qualche colpa sono anche i sindaci delle città che ora denunciano penuria di appartamenti. Prima hanno lasciato andare in malora le case popolari, permettendo che fossero occupate e sfasciate da chi non ne aveva diritto, ora si rendono conto che non sono sufficienti e che servirebbero investimenti per crearne di nuove. A carico di chi? Ma è ovvio, dei contribuenti, cioè degli italiani onesti che pagano le tasse e magari pure l’Imu. Già, le imposte. Nel lievitare dei prezzi, c’è anche il problema del fisco. Avere tassato gli alloggi e avere aumentato gli oneri di urbanizzazione, per fare cassa e tappare i buchi dei bilanci comunali, quale effetto poteva produrre secondo quei cervelloni dei nostri amministratori, se non un incremento dei valori immobiliari? Pensate davvero che chi investe per ristrutturare o costruire alloggi non scarichi l’aumento delle imposte sul mercato, cioè su acquirenti e consumatori? Ovvio che sì. A lungo termine è sempre successo e sempre succederà.Dunque, gli italiani che non possono comprarsi una casa e magari nemmeno sono in grado di affittarla, ringrazino chi per anni si è battuto contro le lottizzazioni immobiliari, criticando la lobby dei costruttori. E poi se la prendano con i sindaci delle grandi città (quasi sempre di sinistra) e i governi degli ultimi anni che hanno introdotto la patrimoniale sulle abitazioni. Per capire quello che è successo, forse sarebbe utile leggersi California, un libro scritto da Francesco Costa in cui si spiega perché a San Francisco e a Los Angeles il ceto medio non può permettersi di comprare e affittare casa e perché entrambe le città hanno il primato degli homeless. I democratici progressisti per anni si sono opposti a nuovi insediamenti e ora anche chi guadagna più di centomila dollari lordi l’anno non è in grado di spenderne 5 mila netti al mese per un bilocale. Ps. C’è una cosa che la gran parte dei giornaloni ignora fingendo di non saperlo ed è che il green deal tanto caro all’Europa farà crescere ancora di più i prezzi delle case. Le abitazioni ecosostenibili costano e il ceto medio sarà costretto ad andare in periferia o a traslocare anche a cento chilometri dal luogo di lavoro.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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