2018-10-01
Sindacalisti e politici hanno pensioni d’oro (ma i contributi glieli avete pagati voi)
I parlamentari godono ancora oggi di un privilegio che costa 150 milioni di euro l'anno. E i rappresentanti dei lavoratori, per una legge del 1996, ottengono super assegni, fino al 66% superiori a quelli degli altri dipendenti.L'ultimo caso è quello di Anna Finocchiaro. Dopo 31 anni di ininterrotta vita in Parlamento, l'ex ministro è tornata al suo lavoro in magistratura: era entrata alla Camera dei deputati nel 1987, ci è rimasta 19 anni, fino al 2006; poi è entrata al Senato e ci è rimasta altri 12 anni, fino al 2018. Nel frattempo è stata anche due volte ministro, presidente di commissione e capogruppo. Per questo onorato servigio alla patria riceve un vitalizio di 9.000 euro lordi al mese. Nel frattempo, però, la sua carriera professionale non è rimasta ferma. Tutt'altro. Infatti, come togata, pur non indossando la toga, ha ottenuto ben sette valutazioni di professionalità. Tutte ottime, s'intende. E la Corte d'appello di Roma ha espresso «giudizi positivi» per i buoni risultati conseguiti, senza accorgersi dell'involontaria ironia: un magistrato, per ottenere buoni risultati, deve stare 30 anni lontano dal Tribunale? In ogni caso, ad Anna Finocchiaro è andata di lusso: grazie a questi riconoscimenti, infatti, quando smetterà di lavorare, oltre al vitalizio, potrà ricevere anche una sostanziosa pensione da magistrato.Il problema è: chi la paga quella pensione? L'ex ministro, infatti, ha lavorato come pretore solo 5 anni, dal 1982 al 1987, prima di entrare in Parlamento. E lavorerà per gli anni che le restano ora, speriamo pochi, prima di raggiungere il meritato riposo. Chi ha versato i contributi nel frattempo? Semplice: noi, almeno per buona parte. Fino al 1999, infatti, tutti i contributi dei parlamentari e dei consiglieri regionali, erano «figurativi». Cioè, in pratica, glieli regalavamo. Dal 2000 è stata introdotta una piccola correzione: i parlamentari devono pagare un terzo dei contributi (l'8% del totale), mentre i restanti due terzi vanno a carico dell'Inps. Una pratica che, secondo il presidente Tito Boeri, succhia alle casse dell'istituto di previdenza all'incirca 150 milioni di euro l'anno. E che, secondo altre fonti, sarebbe costata, negli ultimi 40 anni, la bellezza di quasi 6 miliardi di euro.Non varrebbe la pena cominciare a intervenire anche su questo privilegio? E su quello altrettanto scandaloso, di cui parleremo tra breve, dei sindacalisti? Con la nuova manovra è previsto il taglio delle pensioni d'oro, superiori ai 4.500 euro, se non sono sostenute dai sufficienti contributi. È una misura che, come abbiamo detto e scritto mille volte, riteniamo sacrosanta. Ma, nel frattempo, non sarebbe anche il caso di andare a vedere e a toccare quelli che i contributi non li hanno mai versati? «È vero, per i contributi figurativi mi sento un privilegiato», ha ammesso pochi mesi fa ai microfoni di Di Martedì (La 7) Giuseppe Ayala, mostrando i suoi due assegni, da 5.000 euro netti (vitalizio da ex parlamentare) e da 6.000 euro netti (pensione da ex magistrato). Ma di certo non è l'unico caso.Prendete Clemente Mastella. Lui va orgoglioso del suo vitalizio da 6.900 euro netti al mese: «È strameritato», dice riferendosi alla sua lunga carriera politica. Dimentica però di considerare l'altra faccia della sua lunga carriera politica: dal 2000, cioè da quando aveva appena 53 anni, incassa anche una pensione Inpgi come giornalista, pur avendo lavorato in Rai soltanto 397 giorni. 397 giorni di lavoro, 18 anni di pensione: non male no? Bisogna dire che contro Mastella, negli ultimi anni, spesso si sono accaniti in tanti, a cominciare da giudici e cronisti, e anche ingiustamente. Ma, se non altro, la previdenza con lui è stata Clemente.Del resto sono tanti i parlamentari che di professione figurano come giornalisti. Da Gianfranco Fini a Massimo D'Alema, da Claudio Petruccioli (ex direttore dell'Unità) a Francesco Storace, da Paolo Bonaiuti a Marco Follini: l'Inpgi, la cassa di previdenza di categoria, ha sempre custodito gelosamente le liste dei contributi figurativi richiesti. Ma non sarebbe forse il momento, mentre si tagliano le pensioni di chi non ha versato contributi, di sollevare il velo su questo mistero? Sono stati fatti generosi omaggi, seppur a rigor di legge, a questi signori? Quanti? Per quale ammontare? Le stesse domande, poi, si possono porre anche per altre categorie professionali, come quella dei professori universitari. Romano Prodi, per esempio, prende tre pensioni, per un totale di 14.000 euro lordi: la pensione che percepisce da ex docente (4.246 euro lordi) è fondata anche su contributi figurativi? Quanti? Se gli abbiamo fatto un gentile cadeau, possiamo almeno saperlo?Sicuramente un po' di contributi figurativi ha ricevuto Paolo Cirino Pomicino, l'ex ministro, che oltre al vitalizio da parlamentare (5.573 euro netti) percepisce anche una pensione da medico, per dieci anni di lavoro al Cardarelli di Napoli fra il 1966 e il 1976 («È vero, prendo 2.600 euro netti al mese come medico», confida agli amici, «ma ho riscattato gli anni della laurea. E ho versato una parte dei contributi, accanto a quelli figurativi pagati dallo Stato»). Ci piacerebbe sapere se la stessa cosa si può dire per Antonello Soro, attuale presidente dell'Authority per la Privacy, che allo stipendio da 20.000 euro al mese somma un vitalizio da ex consigliere regionale (5.371 euro lordi) e una pensione da ex medico ospedaliero, per l'appunto, da 6.000 euro lordi al mese. Per l'amor del cielo, nessuno più di lui ci può dire quanto la privacy sia importante. Ma, in questo caso, non sarebbe più importante la trasparenza?Ma sì, mentre si tagliano le pensioni in base ai contributi non versati, sui contributi regalati ci vorrebbe trasparenza. Ci piacerebbe sapere, per esempio, quanti ne sono stati abbuonati a Luciano Violante, che ha maturato un bel vitalizio da magistrato (7.300 euro lordi, 4.700 netti), pur svolgendo la professione solo 13 anni (dal 1966 al 1979): poi è entrato in Parlamento, dove ha per altro maturato un altro vitalizio (5.800 euro netti). E ci piacerebbe sapere anche, per restare in ambiente giudiziario, quanti contributi sono stati regalati a Publio Fiori, che arriva a prendere 22.000 euro netti al mese, grazie all'agevolazione fiscale per le vittime del terrorismo e al riconoscimento di una ricca pensione ex Inpdap da avvocato di Stato (14.590 euro netti). Se la prima agevolazione è sacrosanta, sulla seconda si può avanzare qualche dubbio, dal momento che Fiori ha cominciato a lavorare nel 1964 ed è entrato in Parlamento nel 1979. Quindici anni di lavoro, 14.590 euro di pensione (che poi si sommano al vitalizio da quasi 7.000 euro netti): come è possibile?Lo stesso discorso si può fare per Vincenzo Scotti, l'ex Tarzan della Dc, tornato alla ribalta come fondatore della Link Campus University, produttrice di candidati ministri per il Movimento 5 stelle. Lui prende 10.250 euro lordi di vitalizio, per la sua lunga carriera nel Palazzo: infatti è entrato nel 1968 e ci è uscito soltanto nel 2011, dopo essere stato ministro dell'Interno, ministro degli Esteri, sindaco di Napoli, sottosegretario, capogruppo alla Camera. Ebbene, la domanda è: quest'uomo che, di fatto, ha sempre frequentato i palazzi della politica a tempo pieno come fa a prendere una pensione da dirigente industriale da quasi 3.000 euro al mese? Quando ha trovato il tempo di lavorare e di versare relativi contributi? O glieli abbiamo (almeno in parte) pagati noi? Piacerebbe saperlo mentre si interviene sulle pensioni, perché abbiamo l'impressione che troppi dati siano rimasti ancora nell'ombra.I sindacalisti, per esempio. Qui c'è molto da capire e da chiarire, anche perché la beffa dei contributi è doppia, e forse pure tripla. In ogni caso gigantesca. Tutto comincia con una legge scandalo, che troppo spesso viene dimenticata: quella dovuta al socialista Giovanni Mosca, già leader Cgil. Correva l'anno 1974, in un caldo giorno di luglio, come molti ricorderanno, fu approvata la norma che, di fatto ha regalato la pensione, a 40.500 dirigenti del sindacato e/o funzionari di partito. Uno scherzetto che, secondo alcuni calcoli, sarebbe costato alle casse dell'Inps 10 miliardi. L'elenco ufficiale di chi ha beneficiato di quella norma non è mai stato pubblicato. Ma fonti giornalistiche qualificate, come il libro-inchiesta L'altra casta di Stefano Livadiotti, citano, fra gli altri, Franco Marini, Fausto Bertinotti, Pietro Larizza, Ottaviano Del Turco. Quest'ultimo, fra l'altro, in base alla documentazione presentata, avrebbe iniziato a lavorare a tempo pieno per il sindacato alla tenera età di 14 anni. A quanto ammonti questa pensione, non è dato sapere. Ma di sicuro, se la prende, la somma ad altri due vitalizi: quello da parlamentare (4.581 euro netti al mese) e quello regionale (21.645 euro lordi l'anno).Come se non bastasse la legge Mosca, poi, nel 1996 è arrivato il mitico Tiziano Treu con la sua altrettanto mitica legge numero 564, a fare un ulteriore regalo ai sindacalisti: quel provvedimento, infatti, permette a questi ultimi di avere la pensione calcolata sull'ultimo mese di stipendio percepito, come se quello stipendio fosse stato percepito tutta la vita. No contributi, sì party, insomma. E il contributivo? Sciocchi, non l'avete capito? Quello vale solo per le persone comuni. Non per i sindacalisti. Per loro ci sono regole speciali: quindi se uno si distacca anche solo l'ultimo mese dal posto di lavoro, percependo dalla sua organizzazione, anche solo una volta, uno stipendio da Paperone, si garantisce una rendita d'oro fino alla fine dei giorni. Una meraviglia, no? Peccato soltanto che qualcuno deve pagare questo omaggio. E a chi tocca? Ovviamente gli altri lavoratori, quelli che in teoria i sindacalisti dovrebbero proteggere…Si badi bene: questa norma, che lo stesso Treu ha definito a posteriori «troppo costosa e ingiustificata», è ancora in vigore. Proprio così: nessuno l'ha cancellata. Nonostante le ripetute denunce, gli scandali che ne sono nati (vedi box) e le discussioni in Parlamento. Rispondendo a un'interrogazione in aula, l'8 luglio 2015, l'allora ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha per la prima volta esplicitato il numero dei miracolati dalla 564: 17.319. Oltre 17.000 dal 1996 al 2015: un enormità. Tutte persone, si noti bene, che hanno ricevuto pensioni superiori al dovuto, fino ad arrivare al 66% di quello cui avrebbero avuto diritto, se fossero stati lavoratori normali. È il caso di quello che l'Inps individua come «soggetto 18», che prende 9.500 euro lordi al mese. Ma chi è il «soggetto 18»? E chi è il «soggetto 19» che arriva addirittura a 11.750 euro al mese senza aver sufficiente copertura di contributi? Anche qui: non sarebbe il caso di togliere il velo al mistero? E di capire chi ha approfittato di queste legge assurda per accumulare rendite ingiustificate dai contributi?La legge Treu del 1996 spiega perché, in genere, i sindacalisti hanno progressioni di stipendi molto rapide nell'ultimo periodo della loro carriera ai vertici dell'organizzazione. È il caso, per esempio, di Raffaele Bonanni che autoaumentandosi lo stipendio da 75.000 a 336.000 euro l'anno nel giro di pochi anni, è riuscito ad andare a riposo con un vitalizio da 8.593 euro lordi al mese. Una grande impresa. Mai quanto quella di Sergio D'Antoni, però. L'ex segretario della Cisl, infatti, oltre a incassare due vitalizi (3.958 euro netti al mese dal Parlamento e 3.108 euro netti al mese dalla Regione Sicilia), è riuscito a maturare una pensione da ex professore universitario: 5.233 euro netti al mese, che ha cominciato a incassare nel 2001 quando aveva soltanto 55 anni. È il vero grande miracolo italiano dei contributi figurativi: la sua pensione, infatti, è così alta perché, pare, risulterebbero 40 anni di versamenti. Per l'amor del cielo, 40 anni di duro lavoro e di relativi versamenti in università giustificano una pensione da 5.233 euro netti. Ma ci viene un dubbio: com'è che D'Antoni era in cattedra già a 15 anni? E poi: qualcuno sa dirmi dove si trova un suo studente? Uno, anche uno solo, uno che sia andato a imparare da lui? Io sono anni che lo cerco senza successo. Rispondetemi. O chiedo aiuto a Chi l'ha visto?.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)